Il caso De Stefano solleva un polverone che mette sotto la lente di ingrandimento tutti i matrimoni civili degli ultimi due anni. Gli inquirenti non si sono fermati, infatti, alla traccia investigativa lasciata dall’indagine sull’usura. Ma hanno iniziato a setacciare tutte le altre piste possibili non escludendo la possibilità di altri casi simili a quelli del consigliere finito nel ciclone e che ha di nuovo sconvolto la vita di Palazzo Criscuolo.

Fecebook, Instagram e Twitter sono i social che, più di altri, potrebbero essere stati già utilizzati dagli inquirenti per suffragare ipotesi, idee o soffiate sui ‘matrimoni sospetti’. Foto e post degli sposi che avrebbero dovuto dire il loro sì nella casa comunale ma che in realtà l’avrebbero detto, ufficialmente, sotto lo sguardo di amici e parenti al ristorante o in qualche altra località distante dalla sede ufficiale.
La leggerezza dei parenti degli sposi, che hanno pubblicato i ‘dettagli’ dei banchetti matrimoniali, ignari che sarebbero stati utilizzati per fini investigativi, potrebbe aprire la strada ad un nuovo filone di indagine. Tutto materiale che potrebbe essere stato già raccolto per suffragare la pista principale: uno scambio continuo tra consiglieri ed elettori o, peggio ancora, uno scambio con altri fini.

I numeri sono chiari: 30 i mesi di consiliatura nei quali si sono alternati diversi consiglieri comunali che, con la fascia tricolore, hanno ufficializzato il ‘si’ di giovani coppie. Nomi ricorrenti che hanno poi brindato in ristoranti della zona insieme agli sposini ed ai loro parenti.
Quello che, nella difesa del consigliere indagato viene considerata poco più di una leggerezza, questa volta si potrebbe trasformare in uno tsunami che investe molti rappresentanti dell’assise comunale. Laddove non è riuscita la commissione d’accesso, potrebbe riuscirci il cosiddetto ‘giorno più bello della vita’.

Una falla aperta dall’uso disinvolto dei social network. Sandro Pertini diceva “Sono del parere che la televisione rovina gli uomini politici, quando vi appaiono di frequente”. Volendola attualizzare si potrebbe dire che i social rovinano gli uomini politici. Anche in casi come questi.