NAPOLI - "Il mio corpo ferito" al teatro Il Primo
30-11-2009 - Archivio Storico de Lo Strillone
Venerdì 4 e Sabato 5 Dicembre alle ore 21.00
e Domenica 6 Dicembre alle ore 18.00
al
TEATRO IL PRIMO
Via del Capricorno 4
Colli Aminei, Napoli
ANNA MORIELLO e LORENA LEONE
in
"IL MIO CORPO FERITO"
di ANGELO CALLIPO
Regia di PEPPE MIALE
Al Teatro Il Primo va in scena Il mio corpo ferito, uno spettacolo di Angelo Callipo per la regia di Peppe Miale sul coraggio di Angela, una donna che nel 1578 ebbe la forza di denunciare le violenze subite da un gruppo di uomini
Questo testo nasce da una suggestione: un processo celebrato nel 1578.
Alla sbarra un gruppo di uomini, contadini per lo più, ma anche canonici e nobili, accusati di aver rapito la giovane Angela, di averla sottoposta a brutale violenza e di averla infine ceduta a messer Scipione che, entratone in possesso, ne sfrutta la bellezza per il proprio guadagno, fino al momento in cui il padre riuscirà a liberarla.
Gli uomini sono alla sbarra. Angela è la loro accusatrice.
Il suo racconto procede con fredda determinazione, ciò che ella dice è diretto, sferzante, non consente difesa, vanifica ogni tentativo di sottrarsi, di cercare unassoluzione. Ma Angela è giovane, fragile, i ricordi di quei mesi passati nella mani, ruvide o delicate, di uomini che la spogliavano o la legavano ad un letto, lasciandola per giorni nella buia soffitta di un campanile, riemergono prepotenti e scalfiscono le certezze di cui Angela sembra essersi armata.
Angela non ha altra arma che le sue parole.
Quelle del presente, nellaula del tribunale, sola contro i suoi carnefici, sono fatte di nomi, di date, di precise ricostruzioni, di testardo convincimento che non uno, di quelli che siedono al banco degli imputati, debba farla franca.
Ma poi ci sono altre parole. Quelle del ricordo, appunto. Di un ricordo che penetra nelle viscere più profonde, che scende giù fino a farla piegare su se stessa per il dolore, per il fiato sporco e la saliva che ancora le impregnano la bocca, per quelladdome che si gonfiava ogni volta che uno di loro penetrava dentro di lei.
Angela è assalita dalla rabbia, per quel Ferrante che aveva promesso al padre di sposarla e che ora è lì insieme agli altri, poi cede alla disperazione, per il curato che laveva rinchiusa quindici giorni e quindici notti, infine si scioglie in uninsolita tenerezza per quella Donna Lucrezia che, negli ultimi giorni della sua prigionia, laveva accudita come una madre.
Il processo va avanti. Una donna contro il branco che lha tenuta in pugno per otto mesi. Il tempo, il luogo non contano. Nessun verdetto potrà mai essere risolutivo.
Quello che resta è una donna sola, le sue parole dolenti, il suo corpo ferito.
Angelo Callipo
1578! Il mio corpo ferito! La denuncia!
Un anno! Lontano sconosciuto oscuro.
Un luogo! Assolutamente dolorosamente fisicamente reale.
Una risoluzione! Strategica differita desiderata.
La preghiera. La violenza. Laffrancamento. Questi tre elementi confluiscono per tratteggiare questa figura di donna che travalica coraggiosamente il tempo ed il luogo che è costretta a vivere perché derubata dei suoi sogni più piccoli di ragazza che dormiva sulla paglia in una notte destate. Angela Licciardi denuncia e fa sì che i suoi aggressori siano condannati per allontanare il dolore, un dolore che però rimane, indelebile, proiezione costante di uno stato danimo immutabile.
Unattrice!
Una danzatrice!
Il coraggio!
Il dolore!
Peppe Miale
e Domenica 6 Dicembre alle ore 18.00
al
TEATRO IL PRIMO
Via del Capricorno 4
Colli Aminei, Napoli
ANNA MORIELLO e LORENA LEONE
in
"IL MIO CORPO FERITO"
di ANGELO CALLIPO
Regia di PEPPE MIALE
Al Teatro Il Primo va in scena Il mio corpo ferito, uno spettacolo di Angelo Callipo per la regia di Peppe Miale sul coraggio di Angela, una donna che nel 1578 ebbe la forza di denunciare le violenze subite da un gruppo di uomini
Questo testo nasce da una suggestione: un processo celebrato nel 1578.
Alla sbarra un gruppo di uomini, contadini per lo più, ma anche canonici e nobili, accusati di aver rapito la giovane Angela, di averla sottoposta a brutale violenza e di averla infine ceduta a messer Scipione che, entratone in possesso, ne sfrutta la bellezza per il proprio guadagno, fino al momento in cui il padre riuscirà a liberarla.
Gli uomini sono alla sbarra. Angela è la loro accusatrice.
Il suo racconto procede con fredda determinazione, ciò che ella dice è diretto, sferzante, non consente difesa, vanifica ogni tentativo di sottrarsi, di cercare unassoluzione. Ma Angela è giovane, fragile, i ricordi di quei mesi passati nella mani, ruvide o delicate, di uomini che la spogliavano o la legavano ad un letto, lasciandola per giorni nella buia soffitta di un campanile, riemergono prepotenti e scalfiscono le certezze di cui Angela sembra essersi armata.
Angela non ha altra arma che le sue parole.
Quelle del presente, nellaula del tribunale, sola contro i suoi carnefici, sono fatte di nomi, di date, di precise ricostruzioni, di testardo convincimento che non uno, di quelli che siedono al banco degli imputati, debba farla franca.
Ma poi ci sono altre parole. Quelle del ricordo, appunto. Di un ricordo che penetra nelle viscere più profonde, che scende giù fino a farla piegare su se stessa per il dolore, per il fiato sporco e la saliva che ancora le impregnano la bocca, per quelladdome che si gonfiava ogni volta che uno di loro penetrava dentro di lei.
Angela è assalita dalla rabbia, per quel Ferrante che aveva promesso al padre di sposarla e che ora è lì insieme agli altri, poi cede alla disperazione, per il curato che laveva rinchiusa quindici giorni e quindici notti, infine si scioglie in uninsolita tenerezza per quella Donna Lucrezia che, negli ultimi giorni della sua prigionia, laveva accudita come una madre.
Il processo va avanti. Una donna contro il branco che lha tenuta in pugno per otto mesi. Il tempo, il luogo non contano. Nessun verdetto potrà mai essere risolutivo.
Quello che resta è una donna sola, le sue parole dolenti, il suo corpo ferito.
Angelo Callipo
1578! Il mio corpo ferito! La denuncia!
Un anno! Lontano sconosciuto oscuro.
Un luogo! Assolutamente dolorosamente fisicamente reale.
Una risoluzione! Strategica differita desiderata.
La preghiera. La violenza. Laffrancamento. Questi tre elementi confluiscono per tratteggiare questa figura di donna che travalica coraggiosamente il tempo ed il luogo che è costretta a vivere perché derubata dei suoi sogni più piccoli di ragazza che dormiva sulla paglia in una notte destate. Angela Licciardi denuncia e fa sì che i suoi aggressori siano condannati per allontanare il dolore, un dolore che però rimane, indelebile, proiezione costante di uno stato danimo immutabile.
Unattrice!
Una danzatrice!
Il coraggio!
Il dolore!
Peppe Miale