Trans, politica e tante risate. Torna, dal 3 dicembre al Club Cabaret Port’Alba, Un vizietto napoletano, lo spettacolo scritto e diretto da Gianfranco Gallo.
Il tempio napoletano della risata si trasformerà nel famoso locale “Banana Blù” gestito dall’affascinante Antoine Spinelli compagno della splendida e conturbante drug queen Butterfly. Tutto pare filare liscio fino a quando la “regina” del locale apprende di avere una figlia di 25 anni che deve sposarsi e che sta cercando suo padre per presentarlo ai genitori di lui. Un trionfo di lustrini, un tourbillon di ciglia finte e parrucche, un valzer di simpatici personaggi ricchi di umanità, tra musica e gag comiche. Scritto nel 2000 e ispirato al lavoro “La Cage Aux folles”, il testo del 1973 dal quale poi nel 1978 fu tratto il famoso film di Eduard Molinaro “Il Vizietto” con Michel Serrault e Ugo Tognazzi, “Un vizietto napoletano” viene presentato al pubblico in una versione del tutto nuova, “riaggiornata” dopo gli ultimi clamori suscitati dai recenti fatti di cronaca italiana. Nel cast: Diego Sanchez (Antoine Spinelli), Mariano Gallo (Butterfly), Enzo Arciello (Santo Solimene), Luciana Pugliese (Grazia Michelini), Marco Palmieri (Michelle), Gemma Romano (Assuntina), Tiziana Carotenuto (Folra Solimene), e Francesco Luongo (Aristide Solimene). Le seducenti e spiritose bananine sono invece: Massimo Esposito (Coccinelle), Genny Marano (Gilda), Pasquale Buglione (Pollicina), Diego Sommaripa ( Nannarè).
Lo spettacolo sarà in scena fino al 10 gennaio (dal giovedì alla domenica).
Orario inizio spettacoli ore 21, la domenica ore 19.
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“Un Vizietto napoletano” Note dell’autore e di regia
Nel 2000, l’anno del giubileo, sentii di scrivere un mio lavoro ispirato a “La Cage Aux folles” , il testo del 1973 dal quale poi nel 1978 fu tratto il famoso film “Il Vizietto”. Ho citato le date perché oggi, a distanza di quasi 40 anni dal lavoro di Molinaro e a 10 dal mio, le loro trame, il loro humus e le loro atmosfere sono di un’attualità imbarazzante. Siamo nel mondo dei travestiti, persone che vivono una sessualità ed una vita sempre doppie, persone a volte imprigionate in un corpo a loro stesse estraneo, altre volte potenti della loro cosciente ambiguità. E siamo nel mondo della Commedia, per cui l’argomento dello scontro di due realtà apparentemente incompatibili è qui dipinto con l’acquerello, sotto il quale però, ho cercato di far leggere, a chi voglia interessarsene, un più criptato messaggio. Nelle note vicende italiane degli ultimi tempi, a mio parere, l’ipocrisia e la falsità hanno giustiziato sommariamente degli esseri umani diversi tra loro ma uniti nel rogo che ha cercato di bruciare definitivamente gli scheletri negli armadi di molti italiani. Non è con un incendio che si dimentica, anzi tutt’altro, né la cenere si dissolve. Questo è quel che penso io. Lo spettacolo al quale il pubblico assisterà, è però un tourbillon di situazioni comiche portate , spero con eleganza e puntualità, fino allo svolgimento finale, un mix di personaggi, musiche ed esilaranti situazioni che sorprenderanno per la novità delle loro tinte. Ho cercato l’Umanità e non la caricatura fine a stessa, ho reso ridicolo l’imbarazzo della gente cosiddetta “comune” e non il “diverso”, che è nel mio spettacolo l’unica vera realtà ammessa e consentita; i soli momenti nel quale i travestiti vengono messi al centro della burla avvengono tra di loro. Ed ora veniamo al perchè di questo spettacolo proprio in questo piccolo e oramai storico locale di Port’Alba. Una delle ragioni è perché a questo locale mi legano i ricordi: nel 1988 qui fui direttore artistico nel primo anno di attività sotto il nome di “Bruttini” e l’avventura con gli amici che mi chiamarono e cioè Liguori e Ferri fu davvero entusiasmante e riuscita, il cabaret a Napoli non esisteva, lo reinventammo noi dopo “La Smorfia” al Sancarluccio. Un’altra ragione è perché sembra una scenografia naturale per il mio spettacolo, così m’immagino il locale “Banana Blu” del mio testo. Ma la ragione principale è quella che Diego Sanchez, che lo gestisce, mi ha parlato della sua volontà di fare Teatro in questo luogo, di voler cominciare una nuova stagione del “Cabaret Port’Alba” , io credo molto nella rottura dello spazio scenico e nella necessità, per tutto il Teatro moderno, di uscire dal luogo e dalla mentalità chiusa della struttura dell’edificio classico per le rappresentazioni, casa antica del Teatro all’italiana. A me piace mischiare le carte, inventare il gioco della messa in scena e, dunque, i teatri che non hanno una loro canonica morfologia mi interessano molto; penso che in questo piccolo locale si possa dare luogo ad una stagione di spettacoli unici nel loro genere.
La mia commedia “Un Vizietto Napoletano”, si chiude con una scena muta di sospensione nella quale, “Butterfly”, il travestito diva del Banana Blu, raccoglie in una piccola borsa tutti gli oggetti simbolo dei personaggi, per cui le parrucche di una falsa rappresentazione di se , finiscono insieme ad un crocifisso, a volte vessillo di una falsa moralità, liberati degli orpelli, gli uomini tornano uguali tra loro.
Gianfranco Gallo