La scorsa notte è stata sottoscritta l’ipotesi di rinnovo del contratto nazionale collettivo di lavoro del settore dell’edilizia. A Napoli, come risulta dai dati della Cassa Edili, sono oltre 23.000 i lavoratori interessati e circa 5.800 le aziende. L’ipotesi dell’intesa sarà sottoposta al giudizio e al voto dei lavoratori, con un capillare svolgimento delle assemblee nelle prossime settimane che si concluderanno, come proporrà la Fillea, con una iniziativa pubblica, l’apertura di un confronto sulle potenzialità e sulla funzione che il settore, in coerenza con quanto definito, in materia, dal contratto, dovrà svolgere nell’economia Napoletana.
“Dopo oltre tre mesi di negoziati - commenta Ciro Nappo, segretario provinciale della Fillea Cgil Napoli - il settore che ha dato maggior vigore all’economia nazionale e provinciale negli ultimi 10 anni, si dota di un contratto che mantiene intatto e rilancia su nuove basi, lo sforzo, in atto da tempo, per dare al settore delle costruzioni, e a partire dall’edilizia a tutta la sua filiera,i necessari connotati di qualità, regolarità e legalità.
Lo fa dando una risposta salariale, fuori dal contesto, dall’ambito e dai limiti definiti dall’accordo separato del 22 gennaio 2009, con incrementi di 106,47 euro al secondo livello contrattuale, con 118 euro al terzo livello, erogati con tre tranche a partire dal 1/4/2010, 1/1/2011, 1/1/2012, rispettivamente 39, 39, 40 euro.
Al salario nazionale, così articolato, si aggiunge la riconferma del secondo livello territoriale erga-omnes, con la definizione di un tetto massimo del 6% di incremento retributivo sui minimi nazionali”.
Sulla materia, il contratto così rinnovato, introduce un sistema misto territorio-azienda, per la contrattazione del salario territoriale, non sostitutivo ma integrativo.
Questa dimensione, innovativa e particolarmente impegnativa in un comparto diffusamente frammentato e che non sostituisce il livello territoriale, può essere e diventare una nuova opportunità per il Sindacato per una nuova e più efficace interlocuzione diretta con le imprese aprendo varchi in una ancora vasta area di assenza di relazioni sindacali e quindi di diritti.
L’intesa interviene energicamente su questioni importanti, come l’abuso della flessibilità selvaggia, contrastando il falso part.-time, e favorire l’adozione del DURC per congruità.
Afferma il carattere tutto contrattuale, integrativo, formativo della bilateralità.
Sulla sicurezza, attivando in tutte le province i Rappresentanti dei Lavoratori alla Sicurezza Territoriale.
Sui diritti ai lavoratori per l’accesso allo studio, alle ferie accumulate in favore particolarmente dei lavoratori migranti del settore, sulla previdenza integrativa estendendo il campo di adesione attraverso la mutualizzazione di risorse in capo alle aziende e liberando i lavoratori dall’obbligo di versamento del TFR che in tempi di crisi ha svolto una funzione, sia pure impropria tutta soggettiva, di “ammortizzatore sociale”.
Una “solitudine” aggravata dall’assenza totale del Governo e di adeguate politiche di sostegno e d’impulso produttivo.
Nessuna norma estensiva degli ammortizzatori sociali, nessun provvedimento sul versante degli investimenti, sia di infrastrutture che di opere cd ordinarie: alle iniziative della Fillea a Napoli e in Campania e nell’intero Mezzogiorno sui 99 cantieri, il Governo ha risposto con il Ponte sullo Stretto.
Il quadro si aggrava se pensiamo all’azione demolitrice della legislazione sulla sicurezza e dell’inerzia sulla qualificazione regolativa del settore.
L’esito unitario del contratto, non scontato, ma ricercato con il verso giusto, consente di continuare l’azione di tutela e di estensione dei diritti dei lavoratori e per un settore che faccia della regolarità e della sostenibilità i suoi riferimenti.