Anche nel 2011 torna Monumenti Porte Aperte, organizzato dall’Archeoclub di Noceria Alfaterna, la manifestazione giunta alla diciannovesima edizione, tra le più antiche del genere in Italia. Quest’anno sono previsti due appuntamenti, uno per il prossimo due giugno e l’altro per la fine di settembre.
La tradizionale data del due giugno rimane, anche se con una versione ridotta della manifestazione per evitare il sovrapporsi con la ricorrenza della festa della repubblica in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Monumenti porte aperte in versione completa, per quest’anno, è prevista per la fine di settembre.
Il due giugno rimarranno aperti solo alcuni capisaldi del percorso storico individuato dall’Archeoclub per valorizzare il patrimonio storico artistico dell’Agro nocerino, che vanta oltre 2500 anni di storia.
Per il due giugno, saranno visitabili, con visite guidate, i seguenti monumenti:
Nocera Superiore
Battistero paleocristiano di Santa Maria Maggiore (09,30-13,30 e dalle 16 alle 20),


Nocera Inferiore
Monastero di Sant’Anna (09,30-12,30 e dalle 16 alle 18),


Sant’Egidio del Monte Albino
Abbazia di Santa Maria Maddalena in Armillis, vasca Helvius e centro storico (09,30-13 e dalle 16 alle 19),


Per informazioni ulteriori: www.archeoclubnuceria.it.

“I monumenti prescelti sono alle estremità opposte del percorso lineare tenuto dall’evoluzione storica della città di Nocera. Un’evoluzione scarsamente percepibile stante la divisione amministrativa della città che andrebbe superata”, ha affermato Antonio Pecoraro, presidente dell’Archeoclub Nuceria Alfaterna.



Ulteriori informazioni
Nocera Superiore-battistero
Articolo di Antonio Pecoraro
Prima che sul finire degli anni Settanta del secolo scorso Werner Johannowsky avviasse i primi scavi stratigrafici a Nocera Superiore, tutto quello che si poteva ammirare dell’antica Nuceria era riunito nel Battistero paleocristiano di Santa Maria Maggiore dove avevano fatto tappa solo pochi, ma autorevoli studiosi, dall’abate di Saint-Non al Winckelmann, dal Beloch al Mommsen. Oggi non solo è certa l’epoca della fondazione, la seconda metà del VI secolo d. C., ma è stata chiarita la dinamica stessa della costruzione. Un ignoto architetto bizantino, con l’aiuto di maestranze locali ancora memori delle tecniche edilizie di età romana, provvide a spianare un intero quartiere ormai disabitato nei pressi del Foro. Aveva in mente e negli occhi un progetto quasi temerario, disporre attorno alla vasca lustrale, la più grande d’Italia dopo quella di San Giovanni in Laterano, quindici coppie di colonne prelevate dagli edifici più sontuosi di Nuceria e innalzare al di sopra di queste, senza l’interposizione di un tamburo per lo scarico delle forze, un’enorme cupola. Per evitare che tutto crollasse, quell’uomo geniale pensò bene, prima di cominciare ad innalzare la pieve, di interrare al centro dell’area un enorme cilindro di blocchi di tufo sul cui bordo dispose il colonnato di modo che gli antichi fusti potessero contrapporre al peso della copertura ovale dell’edificio la spinta dal basso in alto proveniente dal tamburo ipogeo, una sorta di piattaforma antisismica che ha sfidato i secoli! Volgendo lo sguardo in alto si scorgono qua e là, tra le foglie di acanto dei capitelli di marmo pentelico, cavato là dove Atene stessa prelevava i blocchi per i templi della sua acropoli, i delfini che sembrano rinviare a un momento lontano, quando Nuceria capeggiava la Lega sannitica e dominava la costa fino a Punta della Campanella! Sul bordo della vasca altre colonne, più piccole delle precedenti, fanno rivivere la Nuceria cristiana, quando ad esse si appendevano i veli salvapudore in occasione dell’immersione dei catecumeni nell’acqua battesimale. Erano gli ultimi anni prima che l’arrivo dei Longobardi ponesse fine alla Diocesi nocerina, la prima della Campania meridionale. Ma il battistero avrebbe continuato ad essere il punto di ritrovo della dispersa comunità nocerina che proprio sul sagrato del suo battistero avrebbe continuato a riunirsi per far mercato e rogare atti notarili, a conservare in definitiva la memoria dell’antica città, ormai ridotta a poco più di un semplice nome geografico, e a prepararne la rinascita sulla vicina Collina del Parco.




Ulteriori Informazioni
Monastero Aant’Anna
Lo scrigno più prezioso è il monastero di Sant’Anna, luogo di preghiera da oltre ottocento anni e che conserva stupendi affreschi trecenteschi e tele del Solimena. Il monastero, affidato alle suore Domenicane, fu istituito nel 1282 da Pietro, vescovo di Capaccio e consigliere di Carlo II. Prediletto dai sovrani angioini e dalla grande nobiltà di Napoli, che vi monacava le figlie, ebbe sempre una posizione di rilievo nella vita della zona per le sue immense ricchezze e per la devozione popolare che lo circondava. Delle originarie forme gotiche restano tracce in strutture murarie esterne nel cortile d´accesso, alcuni settori del Convento e un bel portale d´ingresso alla Chiesa. Appena si entra in chiesa, caratterizzata da una raccolta grazia settecentesca, si entra un vano sulla destra dove si viene accolti da una Annunciazione trecentesca affrescata. Sul lato opposto, invece, sempre in un vano laterale, c’è il grande tesoro di questo scrigno d’arte, una notevole serie di altri affreschi del tardo ´300 e primo ´400. Appena si entra in un angusto spazio, si rimane di stucco, tanto sono affascinanti le raffigurazioni di scene dei vangeli, di santi, e di storie di miracoli. Nella Chiesa vera e propria, tre grandi tele d´altare opera di Angelo Francesco e Orazio Solimena. Fuori della Chiesa, altri affreschi della fine del ´300 nel vano della ruota e una lunetta di Andrea Sabatini del primo ´500 sull´ingresso del monastero.



Ulteriori Informazioni Sant’Egidio del Monte Albino
E’ tra i più bei borghi della Campania. Guida di chi vuole scoprire la cittadina sono ancora una volta gli attivissimi soci della Pro loco.
Sant’Egidio ha una storia plurisecolare. Il centro fu fondato in età repubblicana, come testimonia una villa romana (oggi sotto l’abbazia e in parte visitabile), una fontana di epoca augustea e alcuni cippi funerari. In epoca longobarda, il villaggio, detto Preturo, venne dotato di un castrum a guardia della strada che conduceva ai ducati di Amalfi e Ravello. Intorno all’VIII secolo d.C., il castrum fu trasformato dai monaci benedettini in luogo di culto per poi dientare il Monastero di Sant’Egidio, da cui il villaggio prese nome. Nel tardo medioevo, il centro del Monti Lattari ebbe un momento di forte sviluppo economico grazie ai vicini mercati della costa amalfitana. Proprio dalal Costiera arrivarono diversi nuclei familiari, tra i quali i Ferraioli.
Verso la fine del 1400, il Casale di Sant’Egidio si unì alla confederazione di casali nocerini nota come Civitas Nuceriae, fino al 1806, anno in cui furono abolite le Università e si istituirono i Comuni. Nel 1863, per decreto regio al nome di Sant’Egidio fu aggiunta la dizione “del Monte Albino”.
Il visitatore non potrà non fermarsi all’Abbazia, monumento nazionale, sorta su una villa romana del II sec. a.C. e sui resti di un preesistente monastero già attivo intorno al mille. L’attuale struttura, a tre navate, fu realizzata a partire dal 1506. Nella cripta un grande affresco di 10 metri quadri raffigura il miracolo di Sant’Egidio e la cerva; nel campanile e nella sacrestia fanno bella mostra una bellissima crocifissione del 1300 e un San Nicola dell’VIII-IX sec d.C. Dietro l’altare maggiore, maestoso si erge un polittico con nove tavole. Sui vari altari ci sono tele raffiguranti: le Anime Purganti di Angelo Solimena; una Madonna del Rosario di Luca Giordano; l’altare di San Nicola, realizzato su disegno di Francesco Solimena, è sormontato da una tela del D’Amato; una tavola con Madonna e Bambino del 1400.
Accanto all’abbazia si trova la rappresentazione del Dio Sarno, con tre pregevoli bassorilievi. I bassorilievi sono visibili sui lati della fontana “Helvius”, in tal modo chiamata dall’unico nome leggibile sul bordo, forse il committente, appartenente alla gens Helvia, presente in Nocera. Questa fontana è scavata in un unico blocco di marmo e dovrebbe risalire a un periodo tra il I sec. a.C e il I sec. d.C., e non ha eguali né a Pompei né ad Ercolano.
La fontana è alimentata dall’acquedotto romano (in parte visitabile) che corre dalla montagna alle sue spalle, realizzato nello stesso periodo o poco prima della fontana Helvius e si estende per circa 800 metri ed è interrato ad una profondità che, oggi, arriva fino ai 25 metri. E’ munito di diversi ed efficaci pozzi di aerazione e si svolge lungo un percorso in cui allo stupore per la tecnica di realizzazione si unisce la meraviglia per il paesaggio naturalistico creatosi nei secoli