Pubblichiamo il documento politico approvato dal Congresso cittadino del Partito Democratico, a sostegno della riconferma di Ciro Passeggia a segretario cittadino del partito.


Il nostro Congresso ha l’ambizione di avere al suo centro un interrogativo che consideriamo decisivo: come il PD può aiutare Torre Annunziata ad uscire dal tunnel istituzionale, politico e sociale nel quale è stata condotta, come la nostra comunità può contribuire, attraverso anche nuove declinazioni delle sue potenzialità strutturali e produttive, al superamento della fase recessiva, quale ruolo e quali funzioni deve saper riconquistare nell’area metropolitana ed in Campania, quali scelte vanno assunte per riprendere a crescere e produrre più ricchezza, garantire sicurezza, più lavoro e migliori condizioni di vita.
Torre nell’ultimo quinquennio ha scontato un grave arretramento e chi l’ha governata ha vanificato opportunità costruite, con tenacia, negli anni precedenti, aggravando così il deficit di ricchezza, di dotazione infrastrutturale, non facendo lievitare il suo prodotto, perdendo ulteriore popolazione, soprattutto giovanile e qualificata, non riuscendo ad attirare investimenti.
Non si è mai fuori tempo massimo ma è stato sprecato del tempo prezioso: gravissime sono le responsabilità di chi ha governato la città in questi ultimi anni, a cui va sommata l’inefficienza totale di un governo regionale che ha compiuto solo scelte ostili alla nostra comunità.
Ecco perché bisogna invertire una tendenza altrimenti Torre sarà condannata ad un ruolo marginale: anche nella fase post-crisi.
Questo è il tema che abbiamo davanti, che sarà possibile affrontare impegnandoci in uno sforzo per ridefinire un’analisi economica e sociale, rilanciare iniziative sulla qualità della democrazia e delle Istituzioni, avanzare proposte per una riorganizzazione del partito.
Una sfida che matura in una fase nuova e ricca di insidie.
Novità importanti che il dibattito certamente approfondirà a partire dalla straordinarietà ed assoluta transitorietà della coalizione che regge il governo nazionale e dall’esigenza di tornare, subito dopo il semestre europeo presieduto dall’Italia, alle urne con una nuova legge elettorale bipolare e maggioritaria.
Dentro questa originalità va previsto, dal PD nazionale, un impegno straordinario per il Mezzogiorno. Ma è indispensabile anche un lavoro qui.
Una nuova strategia per la città ed il nostro comprensorio dovrà basarsi su politiche regionali capaci di costituire un dato propulsivo e innovativo delle politiche ordinarie, rafforzando i presidi di competenza del Governo, riducendo l’incertezza dei flussi di finanza pubblica, concentrando gli interventi su un numerato limitato di priorità (a partire dal mare, dalla sicurezza, dalla rigenerazione urbana, dalla valorizzazione dei beni culturali, dalle politiche formative, dalla mobilità), promuovendo l’innovazione come volano di sviluppo sia nell’industria che nel terziario.
Il governo Letta o va in questa direzione o non ha senso che continui, Caldoro, per quanto non ha fatto o ha fatto male, dovrebbe già essere a casa.
Nella nostra area emergono aspetti molto più contraddittori ed amplificati connessi alla crisi economica ed ai mutati scenari politici nazionali. Ciò per due ragioni:
1) la ulteriore riduzione della autonomia economica e civile della società alimenta maggiore immobilità sociale;
2) la specifica pericolosità del centrodestra (e di forze culturalmente estranee al centrosinistra ma in questo campo allocate, per mero calcolo d convenienza) qui appesantita da una vulnus etico che accelera scomposizioni e contrapposizioni di interessi ed inquina il già grave deficit di coesione sociale.
Inoltre, siamo in presenza – qui nella nostra città - di un equilibrio fondato sulla debolezza dei diversi organi istituzionali (Sindaco, Giunta Consiglio), frutto di un radicamento fragile, non confortato da dinamiche di consenso politico/programmatico ma costruito su un clientelismo pervasivo che rende poco credibile anche l’azione verso interlocutori politici, sociali, finanziari.
Caduta di credibilità delle Istituzioni, difficoltà a rendere vincenti le alternative politiche, crisi del lavoro e recessione possono costituire un mix esplosivo.
C’è il rischio di un frattura ancora più profonda tra cittadini ed Istituzioni.
Ecco perché è fondamentale avere una bussola democratica certa: sosteniamo con lealtà il governo Letta per il tempo necessario, siamo alternativi a Caldoro ed al centrodestra, vogliamo ricomporre il centrosinistra a Torre Annunziata, sapendo che siamo collocati all’opposizione e lì resteremo, consapevoli che le nostre alleanze sono vincolate a proposte di merito e che siamo impegnati ad interagire, in un rapporto positivo, con le organizzazioni sindacali dei lavoratori ed il mondo dell’impresa, con i ceti produttivi della città, con le forze più dinamiche a partire dalle nuove generazioni.
Naturalmente, se dovesse essere dichiarata chiusa la fase politica apertasi nel 2010 e che è andata avanti sino a qualche giorno fa, se – con chiarezza estrema – viene definito un distinguo netto ed inequivocabile con forze politiche e uomini dai quali ci separa tutto, se si dichiara la volontà di andare verso la stessa direzione che noi auspichiamo impegnando uomini e compiendo scelte coerenti con l’impianto morale e programmatico di cui siamo portatori ciò consentirà di guardare con attenzione a tali “fatti” e, sempre nel rispetto della nostra attuale collocazione, di valutare i singoli atti amministrativi con spirito più aperto.
E sta qui anche il nostro primo dovere: mettere in campo il massimo sforzo per avanzare proposte concrete e reperire, in misura adeguata, risorse, per aiutare, in primo luogo, i processi di riorganizzazione industriale e rilanciare la battaglia per più avanzati livelli occupazionali in tutti i comparti produttivi.
Per fare bene questo lavoro, per ricostruire fiducia e voglia di fare tra la gente, occorre maggiore credibilità ed autorevolezza.
Per questo bisogna riflettere, anche sul nostro recente passato, senza timidezze o imbarazzi e scegliere un approccio capace di partire dai problemi concreti senza fare sconti ad impostazioni e scelte, nostre o di altri, rivelatesi errate.
Le nostre sconfitte sono state severe e non nascono dal nulla; esse si materializzano più diffusamente quando l’opinione pubblica percepisce che il progetto di fondo della stagione della rinascita perde colpi e si smarrisce in favore della quotidianità.
Ci sono errori che non vanno più commessi: vogliamo un partito autonomo privo di sovrapposizioni tra attività di governo e radicamento nella società, vanno promosse energie valorose da impegnare sul versante amministrativo, nella rigenerazione programmatica ed organizzativa, è indispensabile che il gruppo dirigente si arricchisca di giovani e donne autonomi, capaci e competenti, che si faccia strada un nuovo lessico dei bisogni.
Vi sono forze, dentro e fuori il Pd, interessate a questa prospettiva, a non cristallizzare la nostra formazione negli equilibri del correntismo o del dominio delle rappresentanze istituzionali sovra/comunali, vi sono energie pronte ad una sfida in mare aperto, nel lavoro quotidiano?
Noi per questo daremo vita, a fronte di una riduzione a 15 unità del Comitato Direttivo, ad una Segreteria ampia, ad organismi di garanzia e a dipartimenti di lavoro aperti per consentire almeno a quaranta iscritti di essere parte attiva e vitale del gruppo dirigente.
Ed il ricorso alle assemblee degli iscritti, a forme di partecipazione informatica, ad azioni dimostrative, al confronto costante sarà intenso.
Quindi, una risposta positiva è possibile; anche se già si sarebbe dovuto determinare, negli anni e nei mesi passati, uno scatto ed un’innovazione radicale.
Questo non è accaduto perché c’è una distanza che ancora fatichiamo a colmare. Oggi, però già siamo in un’altra fase.
L’invio della Commissione d’Accesso, le nostre battaglie con le denunce a tutti i livelli, il lavoro sui temi fondanti della nostra proposta programmatica (il mare ed il disinquinamento, il porto e la Salera, la rigenerazione urbana, i beni archeologici, lo Spolettificio, la sicurezza, il tessuto industriale, le infrastrutture, la formazione, la grande distribuzione, le opere connesse al contratto d’area, etc.) ne sono la testimonianza.
Facciamo, allora, in modo che la bandiera del cambiamento che è capace di migliorare le cose (in molti casi il cambiamento è stato peggiorativo) sventoli forte.
E’ questo la modalità per ricostruire l’unità del centrosinistra e rigenerare il Pd.
Un Pd che si candida a guidare questa nuova fase e che vuole lavorare per superare, nel campo del centrosinistra, divisioni ed incomprensioni.
Un Pd che assume scelte nette e coraggiose e sulle quali vi saranno opportuni approfondimenti e condivisioni.
Il Pd che vuole avere l’ambizione di rimettere al centro la politica, quella fatta delle scelte mirate per il bene comune, che punta a rigenerare pensieri lunghi, convinzioni, militanza di tanti uomini e donne che si spendono per le proprie comunità. E per la lotta alle diseguaglianze, per la dignità delle persone e del lavoro.
Vogliamo coniugare nuovo e migliore sapendo che tale processo non può passare solo attraverso l’anagrafe, le percentuali di genere o le cooptazioni gerarchiche fatte con le migliori intenzioni.
Abbiamo fiducia nel futuro e nelle risorse umane, vogliamo cambiare la struttura sociale ed economica di cui disponiamo, vogliamo lavorare con slancio per un rilancio strategico della nostra città.
Pensiamo che spetti a Torre progettare se stessa, organizzare il suo futuro, riorganizzare il suo tessuto urbano, mettendo in valore preesistenze e potenzialità, territori e risorse umane, infrastrutture e giacimenti di sapere per puntare a generare ed attrarre un flusso di nuova ricchezza.
Assumendo delle priorità, a partire dalla lotta alla camorra che va rilanciata come priorità assoluta, agendo per individuare alcune misure inclusive sulle quali far convergere risorse europee e nazionali, attivando una fruttuosa concertazione istituzionale.
Procedere ad una mirata azione di rigenerazione urbana e di inclusione sociale (anche attraverso forme innovative di sostegno alle opportunità ed al reddito), con più residenze e minori volumi edilizi, per offrire nuove chanches di sviluppo e formative, più elevata qualità ambientale, a partire dal mare - risorsa fondamentale ed identitaria - servizi moderni ed efficienti.
I processi di irrobustimento dell’armatura produttiva, manifatturiera, logistica, infrastrutturale, formativa e della ricerca, dell’offerta turistica, della rete dei trasporti, dei servizi alla persona, della qualità ambientale devono andare di pari passo ad un programma di risanamento urbano e sociale.
Occorre suscitare un nuovo e diffuso sentimento di identificazione, orgoglio ed entusiasmo verso la città, ciò che rappresenta e, soprattutto, ciò che potrà essere in futuro.
Una nuova stagione che si lascia definitivamente alle spalle l’immagine della città ferita, offesa o, immobile; deve farsi strada un’idea positiva, di rinnovamento, di modernizzazione, oltre che di recupero di normalità: il funzionamento ordinario di tutti i livelli di servizi e infrastrutture che rendono la vita in una città possibile, precondizione per ogni altro e successivo ragionamento.
Le esperienze di moltissime città dimostrano che, nonostante la profondità della crisi e dei problemi da risolvere, pochi ma chiari segnali di nuova progettualità e l’avvio deciso di processi in tal senso, sono sufficienti a risalire la china e ricominciare a correre.
Per dare il senso di questo sfida dobbiamo ascoltare i cittadini, ascoltare la loro indignazione che riguarda i costi della politica - certi e trasparenti - , le procedure amministrative di cui vanno ridotti gli ambiti di discrezionalità, gli impegni sulla funzionalità dei servizi pubblici.
Dobbiamo parlare ed ascoltare quei giovani e quelle ragazze che studiano, che vanno in cerca di un lavoro, che hanno fame di futuro e vogliono una città più moderna, più solidale, più efficiente.
Su queste cose vogliamo impegnarci.
Ci vuole più coraggio, la forza di scelte radicali.
Ora, più che mai, la gente si sente rappresentata a fatica dal sistema politico e tuttavia ha voglia di organizzarsi, di manifestare il proprio pensiero, la propria indignazione, oltre appartenenze precostituite.
Noi dobbiamo recuperare questa “distanza”, dobbiamo recuperare la capacità di interpretare, rappresentare e governare i bisogni sociali dando forte percezione delle nostre convinzioni e delle nostre proposte, stando tra la gente, sui problemi per indirizzare le scelte e per dare risposte concrete.
Non teniamo prigioniere le nostre idee tra le mura della sezione.
Riprendiamo il gusto di stare tra le gente, nelle strade.
Avere cura di chi ha bisogno, di chi merita, di chi ha voglia di provare a mettersi in gioco, a fare qualcosa per la sua terra.
Siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità, usando il linguaggio della verità, il lessico sereno di chi sente la responsabilità di rappresentare una speranza, di chi ha la consapevolezza delle proprie idee e ci mette la faccia ed il cuore, di chi alimenta un ragionevole ottimismo ed una prudente fiducia che nascono dalla serietà delle storie antiche che ci percorrono, dalla semplicità, dalla condivisione delle difficoltà e da una passione per il bene comune ce la faremo.
Guardiamo negli occhi il nostro tempo e la realtà che esso illumina.
Quella realtà non è immutabile. E noi possiamo cambiarla.
E’ il momento dell’iniziativa e dell’azione solidale per cambiare il Pd, per cambiare la nostra città.