La Villa romana di Oplontis, a Torre Annunziata (Napoli), attribuita a Poppea Sabina, moglie dell´imperatore Nerone è stata concessa dalla Soprintendenza archeologica di Pompei ad un´ impresa privata per un party con cena, dietro il pagamento di un canone che ammonterebbe a 5000 euro. Un presidio di protesta è stato effettuato sabato sera davanti alla Villa da esponenti di Sel, Movimento Cinque Stelle, dalla Pro Loco e dall´ associazione "Nicolò D´ Alagno". I manifestanti hanno ritardato l´ingresso degli invitati nella monumentale residenza romana. "Dalle immagini pubblicate sul web si scopre quanto è ridicolo e deprimente immaginare di poter valorizzare il nostro patrimonio archeologico e recuperare qualche migliaio di euro declassando la villa di Poppea a ristorante, sottoponendo un sito Unesco ad un uso rischioso per la sua conservazione e decoro", afferma il presidente dell´Osservatorio Patrimonio Culturale architetto Antonio Irlando. "L´iniziativa autorizzata dalla Soprintendenza - aggiunge l´ architetto Irlando - non sembra coerente con l´articolo 106 del Codice dei beni culturali che prevede la possibilità di concedere a singoli richiedenti l´uso dei beni archeologici purchè la finalità sia compatibile con la loro destinazione culturale. Indicazioni che contrastano palesemente con l´ utilizzo di invasive attrezzature del catering a contatto con delicate parti decorative del monumento archeologico e con i tacchi a spillo delle invitate che calpestano i mosaici".