Gentile direttore,

Con la serenità ormai acquisita dopo circa tre anni di distacco dalle vicende politiche torresi, avverto oggi per la prima volta la necessità di esprimere attraverso la stampa la mia opinione sulle condizioni politiche in cui versano le istituzioni pubbliche locali.

Sono consapevole della mancanza evidente di interesse dei cittadini torresi nei confronti della politica ,dei suoi rappresentanti pubblici e di un dibattito sempre più sterile ed ipocrita in cui sembrano coinvolti i nostri dirigenti politici locali, e tuttavia penso sia sbagliato oggi, in un momento cruciale per il destino della nostra comunità, esimersi dall’esprimere il proprio punto di vista.

Per capire meglio i problemi che abbiamo oggi davanti, occorre però fare un passo indietro, almeno all’epoca in cui il neonato Partito Democratico torrese, tra i primi nell’ambito della Provincia di Napoli a costituire formalmente i propri organismi dirigenti, entrò in graduale ma sempre più marcata polemica con il Sindaco Starita, all’epoca iscritto al Partito Democratico, su alcune scelte da quest’ultimo compiute, che a giudizio dei dirigenti democratici di allora, violavano regole e principi a cui si era stabilito, anche di fronte al corpo elettorale, di volersi ispirare nella propria azione politica.
In particolare la decisione del Sindaco, adottata in modo unilaterale e senza alcun dibattito sul punto, di modificare il quadro politico uscito vincente dalle elezioni del 2007, consentendo l’ingresso in maggioranza e anche nel governo cittadino a forze che erano all’opposizione in quanto parte di uno schieramento contrapposto al centrosinistra e sconfitto dal voto popolare, creò forti tensioni con il PD locale e provinciale.
In più si era determinato uno forte conflitto con il gruppo dirigente del PD sull’opportunità di alcune scelte compiute dal Sindaco nella composizione del governo cittadino, in particolare sulla scelta dell’Assessore alle Politiche Sociali Alfieri, che sempre più appariva come il riferimento dell’intera coalizione.
Un conflitto andato avanti per mesi, e che determinò un graduale allontanamento del Sindaco dal PD, fino a sfociare nel suo definitivo distacco e nell’adesione ad altra forza politica, a capo della quale e in uno schieramento contrapposto al Partito Democratico, il nostro attuale Sindaco ha successivamente affrontato e vinto le elezioni amministrative.

Chi fosse nel giusto su queste vicende, anche se resto convinto della fondatezza delle ragioni del PD che all’epoca guidavo, non è più allo stato questione rilevante, nel senso che il punto essenziale oggi è un altro, ed attiene più in generale al tema di quale concezione della democrazia abbiano i nostri rappresentanti politici, quale valore riconoscano alla funzione politica esercitata e alla conseguente responsabilità che ne deriva di fronte ai cittadini, in altre parole di quali siano per i nostri politici locali i valori di riferimento, cioè le regole e i principi cui ispirare la propria azione politica, senza il rispetto dei quali tutto si riduce a un vuoto esercizio dialettico, a ripetuti comportamenti furbeschi , ipocriti, devastanti per una politica che voglia recuperare credibilità e autorevolezza morale.
Se il punto è questo dobbiamo allora porci la domanda: quale credibilità, autorevolezza, senso di responsabilità può mai prevalere nella politica torrese se colui il quale, protagonista di una fase in cui forte è stato lo scontro di opinioni, anche davanti agli elettori, vedendo crollare le proprie posizioni con tanta determinazione assunte e riconoscendo fondate quelle di chi si era battuto contro, e dunque ammettendo l’ineluttabilità di operare una svolta radicale rispetto al passato, ritenga possibile candidarsi anche per guidare la fase nuova, il nuovo inizio, come è stato detto.
Neppure è il caso di richiamare termini ormai inflazionati come quelli di trasformismo o opportunismo, ma di concentrare l’attenzione sul fatto che ormai è considerato del tutto superfluo nel nostro dibattito politico il concetto di responsabilità, che si può fare o dire tutto e il contrario di tutto, senza patirne conseguenza alcuna.

Ciò che però va rimarcato è che in tutto questo il PD locale ha la sua parte di responsabilità, anzi una parte notevole in quanto tutto ciò che è maturato nella vita politica torrese è l’inevitabile conseguenza dell’azione che il PD ha svolto negli ultimi tempi , rifiutandosi di dare linearità, coerenza e credibilità alla propria azione politica, rimuovendo regole e principi sui quali questo partito era nato. Aver costruito, per ragioni estranee alla politica ma determinate da rapporti esclusivamente personali, una folle alleanza in un ruolo politicamente subalterno con un’armata brancaleone guidata da chi non poteva certo essere additato ad esempio di lotta al trasformismo e all’opportunismo, non ha portato solo alla sconfitta elettorale, come era largamente prevedibile, ma anche alla perdita della propria identità e persino della propria dignità. Si è scelto di frantumare la coalizione di centrosinistra, con le sue regole e i suoi principi, in cambio di un ruolo marginale in una coalizione senza regole e valori di riferimento, come gli avvenimenti successivi hanno poi ampiamente dimostrato.
Tutto si tiene e niente è frutto del caso in politica.

Gli eventi che in questi giorni maturano sono l’inevitabile e naturale conseguenza dei comportamenti e delle decisioni in passato adottate. Si possono anche perdere le elezioni, c’è sempre una possibilità di rivincita, il dramma è quando si perde perché si è smarrita un’identità e si è ceduto anche sul piano della dignità politica e personale.
Se un partito come il PD ha perso con le elezioni non solo la possibilità di governare la città, ma anche la sua identità di partito del cambiamento oltre che, ripeto, la sua dignità, è naturale che il nostro Sindaco, una volta sfaldatasi la sua maggioranza, non abbia alcun imbarazzo a rivolgersi al partito che aveva con disprezzo abbandonato, barattando il suo rientro con la sopravvivenza della consiliatura. E quale credibilità e forza politica possono avere gli attuali dirigenti del partito per respingere sdegnati una simile proposta? Che si ribalti il risultato elettorale, che si violino principi il cui rispetto era stato garantito davanti agli elettori, che la semplice volontà di un singolo determini di per se il passaggio di una grande (si fa per dire) forza politica dall’opposizione alla maggioranza, senza che neppure gli iscritti possano pronunciarsi, quale significato mai può avere per un partito che su questi aspetti si è inoltre ulteriormente caratterizzato con le significative adesioni delle ultime ore? Una vicenda di degrado della politica ,ma anche di straordinaria ipocrisia . Si esprime un giudizio negativo, ed è giusto farlo, rispetto a forze politiche appartenenti alla maggioranza ormai deflagrata, ma si esalta la figura di chi fino a ieri, e in polemica con il PD, è stato il punto di riferimento di quelle forze, tutelandole e coprendole.

E tutto questo perché? Perché continuare ad essere contrari anche al Sindaco, cioè al capo di quella maggioranza che ha vinto le elezioni, comporta il rigoroso sacrificio di restare all’opposizione e dunque di determinare oggi le condizioni per lo scioglimento del Consiglio Comunale, unica possibilità per rimanere coerenti con la propria linea e lavorare da subito per un cambiamento possibile.
Ma chi può mai credere che gli attuali consiglieri comunali, o anche solo una buona parte di essi, o i diversi dirigenti politici interessati , compreso quelli del PD, antepongano al proprio personale e immediato interesse quello generale a una sana politica, in cui le regole che si stabiliscono, i principi e i valori che si assumono a riferimento della propria azione politica, siano rigorosamente rispettati?

Eppure è proprio con questa tipologia di uomini politici, con questo Sindaco, che il PD si accinge al ribaltone e a ritornare finalmente al potere ,senza mandato degli elettori, dichiarando di voler costruire una nuova maggioranza politica coesa, moralmente autorevole, che affermi i valori del centrosinistra ponendo le basi per un suo luminoso futuro nella nostra città. E chi dovrebbe costruirlo questo nuovo centrosinistra? Vecchi personaggi che sono stati la causa della sconfitta del centrosinistra a Torre Annunziata, in compagnia di transfughi e trasformisti della prima e dell’ultima ora. E chi impedirà domani che, contrariamente a quanto indicato dagli elettori, un gruppo di consiglieri non si coalizzi per scopi personali ribaltando il voto popolare, proprio come sta avvenendo oggi? Chi potrà gridare allo scandalo? Non certo il PD, dal momento che lo stesso risulta coinvolto in questa squallida operazione trasformistica, ed è l’aspetto più grave, non per volontà di singoli consiglieri o esponenti di partito, ma per l’adesione formale e unanime dei propri organismi dirigenti, anche di livello sovraordinato. Sembra il copione di un film tragicomico, ma è purtroppo l’amara realtà, determinata anche dalla sfortunata coincidenza che vede tutti concentrati a Napoli e nella sua provincia i peggiori renziani della prima e della seconda ora presenti nel Partito Democratico.
Quelli della prima ora, assolutamente incapaci di innescare quell’indispensabile cambiamento nella vita del partito, di incidere nel rinnovamento di uomini e metodi, essendosi rapidamente adeguati, per mero opportunismo, alla mentalità e alla prassi di coloro, quelli della seconda ora, che li hanno raggiunti nella affollata galassia renziana, ciascuno alla guida del suo gruppo di potere attraverso il quale barattare ruoli e incarichi.

E se l’unico Partito che resta sulla scena politica torrese è in queste condizioni, non possono non venire i brividi a pensare a quale tipo di maggioranza possa venire fuori, alle contrattazioni tra i vari gruppi consiliari all’uopo formatisi, miscelando elementi della più diversa provenienza per contendersi i vari assessorati o gli ulteriori incarichi disponibili sul mercato, un tanto al chilo, altro che coalizione coesa, ancorata ai valori, al rigore e alla trasparenza propri del centrosinistra.

Bisognerà organizzare una decisa opposizione, anche e forse soprattutto all’esterno dei partiti, per favorire nel tempo un ricambio, diversamente irrealizzabile, anche all’interno degli stessi, dove oggi al contrario vige una singolare ed inquietante unanimità di vedute e decisioni persino su questioni così complesse e tormentate come quelle che ci troviamo ad affrontare, che la dice lunga sul grado di credibilità e affidabilità degli attuali gruppi dirigenti e sulla maturità ed autonomia di pensiero dei cosiddetti militanti, in particolare del PD, un partito nella nostra regione ancora debole, vecchio nei suoi veri rappresentanti, ancora legato a riti e linguaggi arcaici, a scontri o intese basati esclusivamente su logiche correntizie, dove è soffocata qualsiasi possibilità di cambiamento, come invece è avvenuto in altre realtà della nostra penisola.


Francesco Porcelli