Egregio ministro Galletti,

tra le “emergenze ambientali” che Ella si troverà ad affrontare all’indomani del suo giuramento c’è anche quella delle nomine per il rinnovo degli organismi dirigenti di molti Parchi nazionali, nomine già rinviate più di un anno fa dal governo Monti uscente, tra le quali quelle relative ai due Parchi della Campania, il Parco del Cilento e Vallo di Diano e il Parco nazionale del Vesuvio. Sono nomine che produrranno i loro effetti, positivi o negativi, per i prossimi 5 anni. Si impone una riflessione sul significato e sulla missione sociale ed economica dei Parchi nazionali.

Mentre in Senato giace un disegno di riforma complessivo della legge 394 sulle aree protette, ad aprile 2013 il Dpr n. 73 “Regolamento recante riordino degli enti vigilati dal Ministero dell’ambiente” cambia numero e composizione dei consigli direttivi degli enti Parco, “pareggiando” il numero di membri designati dagli enti locali (comuni) con quelli di nomina ministeriale. Il senso politico di questa innovazione è chiaro: si vuol dare nel governo dei Parchi maggior peso agli enti locali. Ne discende anche che la figura del Presidente, di nomina ministeriale, diventa a maggior ragione un elemento di equilibrio e garanzia tra le ragioni della tutela, si suppone maggiormente rappresentate da personalità di respiro “nazionale” o “tecnici” e quelle dello sviluppo, di cui sarebbero naturali “portatori di interesse” gli enti locali.

Ma, come sempre, la realtà è più complessa delle sue semplificazioni.
Non sempre infatti gli enti locali e i sindaci garantiscono quella concretezza di proposte e quella lungimiranza di vedute capaci di tradursi in misure atte a promuovere uno sviluppo economico solido e duraturo; viceversa le ragioni della tutela e della conservazione dell’ambiente, della flora, della fauna e del paesaggio, come pure del patrimonio culturale, storico artistico, architettonico, agroalimentare e etno antropologico, sono a ben vedere, nel particolare contesto dei Parchi nazionali, se non l’unico, quasi sempre il principale bene comune su cui far leva per creare sviluppo e occupazione.

Nel caso del Parco nazionale del Vesuvio, a diciotto anni dalla sua istituzione, ci sembra di poter dire, senza tema di essere smentiti, che il Parco sia ben lontano dall’essere diventato, nella consapevolezza degli amministratori locali come nella coscienza dei cittadini, una “sfida positiva” per rimettere in discussione modi di vita e modi produzione, per riconvertire l’organizzazione sociale ed economica, per ritrovare una qualità della vita perduta e rilanciare un modello di sviluppo economico di segno opposto a quello invalso a partire dagli 50 imperniato sul consumo del territorio, su forme di turismo aggressive dell’ ambiente, sull’industria del mattone e sul ciclo, ad essa complementare, delle discariche e dello smaltimento dei rifiuti legale e non.

Forse era ingenuo immaginare che l’istituzione dell’ente Parco potesse da sola innescare il processo di cambiamento sperato. E, in effetti, l’ente Parco ha vissuto in questi anni, come è stato detto, una condizione di “solitudine istituzionale”, percepito dagli enti locali come una presenza inutile o di ostacolo, salvo poi reclamare, da parte degli stessi comuni, la redistribuzione dei fondi europei destinati ai Parchi nazionali, secondo logiche meramente spartitorie.
Ma il Parco del Vesuvio è rimasto lontano anche dai cittadini, dagli agricoltori, dagli operatori economici. Anche da questi ultimi la sua presenza o non è stata percepita affatto o è stata vissuta con fastidio.
Né essere Parco ha risparmiato i cittadini vesuviani dalla apertura di una nuova grande discarica, la cava Sari II a Terzigno.
Tuttavia all’orizzonte si profila una possibilità di cambiamento.

Un imprenditore illuminato, viene “designato” alla Presidenza del Parco da una quarantina di associazioni locali e regionali di varia natura e ragione sociale, dalle Pro Loco alle associazioni ambientaliste, dalle associazioni di categoria degli agricoltori a quelle degli operatori del commercio e del turismo, dalle associazioni sportive alle associazioni culturali. La legge 394 in realtà non prevede “candidature”. La nomina dei Presidenti dei Parchi è di esclusiva competenza del Ministro dell’ambiente.
E tuttavia, a nostra memoria, non è mai accaduto che uno spaccato sociale così ampio e significativo si ritrovasse intorno alla figura di un leader e del suo movimento dal nome invero assai significativo, “cittadini per il Parco”, per reclamare attenzione al Ministro dell’ambiente su una scelta che può essere decisiva per le sorti delle comunità dell’area protetta come pure per quelle delle aree contigue, la fascia costiera a sud e la zona pedemontana a nord, da comprendere in una unica e unificante prospettiva di tutela e di sviluppo in collegamento e sinergia con l’area “a monte”.

Il “candidato” è forte di un programma di intenti serio e lungimirante (in allegato), condiviso con le associazioni, frutto di anni di impegno civile.
Il vincolo assunto come risorsa. Il Parco come “casa comune” degli enti locali. Un nuovo modello di “governance” del Parco che “allarghi” la partecipazione ai processi decisionali alla cittadinanza attiva, alle associazioni, agli operatori economici, al mondo della scuola e dell’Università. La struttura tecnico operativa dell’ente da potenziare e trasformare in un vero e proprio “pensatoio” capace di produrre programmi e progetti di valenza strategica per tutta l’area protetta. Sviluppo dei “turismi possibili”, incentivazione della agricoltura tradizionale, implementazione del merchandising e di tutte le forme di autofinanziamento dell’ente Parco per garantire controllo del territorio, vigilanza, manutenzione ordinaria dei sentieri e delle aree verdi attrezzate e, non da ultimo, consentire l’assunzione con contratti di tipo privato di nuovo personale altamente qualificato secondo criteri rigorosamente meritocratici.

Un imprenditore che nel suo campo, quello delle cosiddette eccellenze agroalimentari, si è fatto ambasciatore della civiltà rurale vesuviana nel mondo e che è riuscito nella difficile impresa di consorziare altri imprenditori agricoli dando vita al Consorzio di tutela del pomodorino del piennolo, prodotto insignito del marchio DOP nel 2010.

Per queste e altre ragioni, che saremmo lieti di poterLe esporre di persona, i firmatari della presente Le propongono, come a suo tempo hanno proposto al ministro Orlando, di nominare Giovanni Marino alla Presidenza dell’ente Parco nazionale del Vesuvio.

Con osservanza

I firmatari
Terra e Dignità San Giuseppe vesuviano
Museo della civiltà contadina “Michele Russo” Somma Vesuviana
Associazione NeaNastasis Sant’Anastasia
Osservatorio Ambiente PD Sant’Anastasia
Polisportiva Quadrifoglio Sant’Anastasia
Boschetto Sporting Club Sant’Anastasia
Gruppo Sportivo ALANBICI San Sebastiano al Vesuvio
Consorzio UNIPAN San Sebastiano al Vesuvio
Legambiente Parco nazionale del Vesuvio Ercolano
Pro Loco Hercuvlanevum Ercolano
ASCOM Ercolano
Associazione Family House Ercolano
Associazione per i Siti Reali e le Residenze Borboniche ONLUS Portici
Movimento cittadini attivi Torre del Greco
Università Verde Torre del Greco
Centro sociale Torrese Torre del Greco
Comitato “Oncino” Torre Annunziata
A.S.D. Archeoatletica Vesuvio Torre Annunziata
Zona Rossa - Associazione di Civile Creatività Torre Annunziata
Archeoclub Torre Annunziata
Centro studi storici “Nicolò D’Alagno” Torre Annunziata
URCAS ONLUS – Associazione Invalidi Civili Disabili e Famiglie Torre Annunziata
Associazione ViviTrecase Trecase
Pro Loco Trecase
Associazione culturale “Logos” Trecase
Associazione “Il Melograno” Boscoreale
Associazione culturale “Gli Zampognari del Vesuvio” Boscotrecase
Associazione Discovery Vesuvius Terzigno
Confcommercio Terzigno
Confagricoltura Napoli
AmbienteVivo Campania
Centro ricerche pedagogiche Mammut
Associazione “Amici del Sarno ONLUS”
Bio Logica Associazione campana produttori biologici
Confagricoltura Campania
CIA (confederazione italiana agricoltori) Campania