Presentato ieri all´Istituto De Chirico l´Oplontis Project
04-10-2014 - Archivio Storico de Lo Strillone
A Torre Annunziata si è tenuto il terzo convegno annuale promosso dal Centro Studi Storici Nicolò dAlagno su The Oplontis Project, il progetto di ricerca condotto dallUniversità del Texas sul sito archeologico di Oplontis. A introdurre ai presenti lo stato delle ricerche e dei preparativi per la grande mostra che aprirà le porte al pubblico negli USA nel biennio 2016-2018, il Professor John R. Clarke, impegnato sul campo oplontino da dieci anni e insegnante presso il Dipartimento di Storia dellarte e Archeologia dellUniversità di Austin in Texas.
Alla serata, svoltasi al Liceo Artistico Statale Giorgio de Chirico di Torre Annunziata, hanno partecipato il Presidente del Centro Studi dAlagno, Vincenzo Marasco, lAssessore Antonio Irlando, la Dott.ssa Bonino della Soprintendenza di Pompei, introdotti dal preside dellistituto Prof. Felicio Izzo. Presenti anche due aree espositive curate da Alfredo Scardone e Antonio Falcolini, che hanno accolto il pubblico in abiti rievocativi dellepoca romana.
Una grande mostra su Oplontis, lantica città sepolta dalleruzione del Vesuvio nel 79 d.C., è dunque in programmazione negli Stati Uniti dAmerica per il biennio 2016-2018. Una mostra che presenterà al pubblico americano alcune tra le meraviglie rinvenute nel sito della provincia di Napoli, che ha condiviso con Pompei, Ercolano e Stabia la storia catastrofica che ne interruppe la vita e la storia archeologica ed antiquaria. A farsi carico di questo grande impegno, che comprende attività di scavo, ricerca, catalogazione, restauro e musealizzazione, è lUniversità di Austin in Texas che da dieci anni ha messo in campo un ambizioso progetto di studio e recupero: The Oplontis Project.
Durante la serata il Prof. Clarke ha spiegato ai numerosi presenti in sala non soltanto quale sarà lallestimento museale della mostra su Otium e lusso nelletà neroniana nel sito di Oplontis ma anche mostrato lavanzamento dei lavori svolti dal team di ricerca americano, coadiuvato dalla Soprintendenza di Pompei e da alcuni ricercatori del polo universitario napoletano. Oggetto delle ricerche sono la Villa A, meglio nota come Villa di Poppea e la Villa B, ritenuta di proprietà di Lucio Crasso Terzo.
Interessante e complesso il lavoro di catalogazione dei reperti mai studiati prima di allora, la corretta attribuzione di alcuni frammenti di affreschi agli ambienti della Villa A, le indagini isotopiche sui marmi antichi e il progetto di musealizzazione che vedrà ricostruiti alcuni ambienti delle ville sia negli arredi che nelle decorazioni architettoniche. Il progetto lascerà traccia di sé in alcune pubblicazioni che verranno diffuse in ebook gratuiti in inglese ed italiano da ACLS Humanities E-Book, con un data base che costituirà un punto di partenza per ulteriori studi e modelli ricostruttivi 3D.
La mostra, pensata per il mondo accademico americano, vuole essere anche occasione per un corposo studio monotematico su Oplontis. Non avrà costi dingresso eccessivi, come sottolinea il Prof. Clarke, a differenza della grande esposizione londinese, la mostra è pensata per gli studenti e di conseguenza non avrà un biglietto di ingresso oneroso.
Lidea della mostra nasce dagli studi di Regina Gee (Montana State University), responsabile degli studi sugli affreschi della Villa A, che ha concepito una esposizione sul lusso della Villa di Poppea e sul commercio, elemento cardine della Villa B. nel 2009 sono stati chiesti i doverosi permessi alla soprintendenza ed è iniziato il progetto di allestimento curato da Elaine Gazda (University of Michigan). Il prof. Clarke è coadiuvato nella direzione dal Prof. Michael L. Thomas e Ivo van der Graaff.
Attraverso un efficacissimo rendering è stata mostrata al pubblico lidea di allestimento per la mostra itinerante che coinvolgerà il Kelsey Museum of Archeology dellUniversità del Michigan, il Museum of the Rockes della Montana State University, lo Smith College in Massachussetts, il San Antonio Museum of Art in Texas. Nella prima sede, il Kelsey Museum of Archeology, che ospita oltre centomila reperti provenienti dallarea del mediterraneo ed una sala che ricostruisce a grandezza naturale gli affreschi della Villa dei Misteri di Pompei, lesposizione oplontina occuperà uno spazio di 232 mq.
Sarà esposto un frammento trovato nel 2006 che faceva parte
del calidarium delle terme e riutilizzato tra i materiali del terrazzamento
della piscina nel 45 d.C.; saranno presenti gioielli e otto sculture decorative dei giardini della villa di Poppea: la Nike, la meridiana, due ritratti commemorativi, due erme di Ercole che si integreranno con la ricostruzione dellambiente dal punto di vista decorativo ed architettonico. Sarà dato spazio non solo alle decorazioni di lusso ma anche agli oggetti di vita quotidiana provenienti dagli ambienti servili per avere una panoramica anche sulle abitudini degli schiavi. Tra gli oggetti di uso giornaliero: bottiglie di vetro, un bruciatore di incenso, lucerne e poi elementi architettonici che cercheranno di dare il senso dellimponenza della villa, antefisse, capitelli verranno incorporati nello spazio espositivo.
È stato pensato anche uno spazio per la didattica oltre gli spazi museali.
Ancora altri sono gli studi in programma, come lanalisi degli oltre 50 scheletri rinvenuti nella villa B e per cui lOplontis Project si sta impegnando per la ricerca di finanziamenti.
Nelle parole di Vincenzo Marasco lauspicio che questo grande progetto espositivo possa, dopo il biennio americano, ripetersi anche sul territorio che sente la necessità di riappropriarsi del proprio passato e del patrimonio che è suo di diritto.
Maria Cristina Napolitano www.ecampania.it
Alla serata, svoltasi al Liceo Artistico Statale Giorgio de Chirico di Torre Annunziata, hanno partecipato il Presidente del Centro Studi dAlagno, Vincenzo Marasco, lAssessore Antonio Irlando, la Dott.ssa Bonino della Soprintendenza di Pompei, introdotti dal preside dellistituto Prof. Felicio Izzo. Presenti anche due aree espositive curate da Alfredo Scardone e Antonio Falcolini, che hanno accolto il pubblico in abiti rievocativi dellepoca romana.
Una grande mostra su Oplontis, lantica città sepolta dalleruzione del Vesuvio nel 79 d.C., è dunque in programmazione negli Stati Uniti dAmerica per il biennio 2016-2018. Una mostra che presenterà al pubblico americano alcune tra le meraviglie rinvenute nel sito della provincia di Napoli, che ha condiviso con Pompei, Ercolano e Stabia la storia catastrofica che ne interruppe la vita e la storia archeologica ed antiquaria. A farsi carico di questo grande impegno, che comprende attività di scavo, ricerca, catalogazione, restauro e musealizzazione, è lUniversità di Austin in Texas che da dieci anni ha messo in campo un ambizioso progetto di studio e recupero: The Oplontis Project.
Durante la serata il Prof. Clarke ha spiegato ai numerosi presenti in sala non soltanto quale sarà lallestimento museale della mostra su Otium e lusso nelletà neroniana nel sito di Oplontis ma anche mostrato lavanzamento dei lavori svolti dal team di ricerca americano, coadiuvato dalla Soprintendenza di Pompei e da alcuni ricercatori del polo universitario napoletano. Oggetto delle ricerche sono la Villa A, meglio nota come Villa di Poppea e la Villa B, ritenuta di proprietà di Lucio Crasso Terzo.
Interessante e complesso il lavoro di catalogazione dei reperti mai studiati prima di allora, la corretta attribuzione di alcuni frammenti di affreschi agli ambienti della Villa A, le indagini isotopiche sui marmi antichi e il progetto di musealizzazione che vedrà ricostruiti alcuni ambienti delle ville sia negli arredi che nelle decorazioni architettoniche. Il progetto lascerà traccia di sé in alcune pubblicazioni che verranno diffuse in ebook gratuiti in inglese ed italiano da ACLS Humanities E-Book, con un data base che costituirà un punto di partenza per ulteriori studi e modelli ricostruttivi 3D.
La mostra, pensata per il mondo accademico americano, vuole essere anche occasione per un corposo studio monotematico su Oplontis. Non avrà costi dingresso eccessivi, come sottolinea il Prof. Clarke, a differenza della grande esposizione londinese, la mostra è pensata per gli studenti e di conseguenza non avrà un biglietto di ingresso oneroso.
Lidea della mostra nasce dagli studi di Regina Gee (Montana State University), responsabile degli studi sugli affreschi della Villa A, che ha concepito una esposizione sul lusso della Villa di Poppea e sul commercio, elemento cardine della Villa B. nel 2009 sono stati chiesti i doverosi permessi alla soprintendenza ed è iniziato il progetto di allestimento curato da Elaine Gazda (University of Michigan). Il prof. Clarke è coadiuvato nella direzione dal Prof. Michael L. Thomas e Ivo van der Graaff.
Attraverso un efficacissimo rendering è stata mostrata al pubblico lidea di allestimento per la mostra itinerante che coinvolgerà il Kelsey Museum of Archeology dellUniversità del Michigan, il Museum of the Rockes della Montana State University, lo Smith College in Massachussetts, il San Antonio Museum of Art in Texas. Nella prima sede, il Kelsey Museum of Archeology, che ospita oltre centomila reperti provenienti dallarea del mediterraneo ed una sala che ricostruisce a grandezza naturale gli affreschi della Villa dei Misteri di Pompei, lesposizione oplontina occuperà uno spazio di 232 mq.
Sarà esposto un frammento trovato nel 2006 che faceva parte
del calidarium delle terme e riutilizzato tra i materiali del terrazzamento
della piscina nel 45 d.C.; saranno presenti gioielli e otto sculture decorative dei giardini della villa di Poppea: la Nike, la meridiana, due ritratti commemorativi, due erme di Ercole che si integreranno con la ricostruzione dellambiente dal punto di vista decorativo ed architettonico. Sarà dato spazio non solo alle decorazioni di lusso ma anche agli oggetti di vita quotidiana provenienti dagli ambienti servili per avere una panoramica anche sulle abitudini degli schiavi. Tra gli oggetti di uso giornaliero: bottiglie di vetro, un bruciatore di incenso, lucerne e poi elementi architettonici che cercheranno di dare il senso dellimponenza della villa, antefisse, capitelli verranno incorporati nello spazio espositivo.
È stato pensato anche uno spazio per la didattica oltre gli spazi museali.
Ancora altri sono gli studi in programma, come lanalisi degli oltre 50 scheletri rinvenuti nella villa B e per cui lOplontis Project si sta impegnando per la ricerca di finanziamenti.
Nelle parole di Vincenzo Marasco lauspicio che questo grande progetto espositivo possa, dopo il biennio americano, ripetersi anche sul territorio che sente la necessità di riappropriarsi del proprio passato e del patrimonio che è suo di diritto.
Maria Cristina Napolitano www.ecampania.it