E’ stato presentato presso la sala convegni dell’Ambito Sociale 30N in via Parini n. 78 a Torre Annunziata il libro “Tra crescita personale ed evoluzione professionale”, scritto dal Dott. Antonello Chiacchio, psicologo e psicoterapeuta lucano, per le Edizioni Scientifiche ISM, dedicato alla memoria del padre Vincenzo.
Il numeroso e attento pubblico accorso per l’evento ha avuto l’occasione di partecipare al convegno “Teoria, Pratica e Vita nella Psicoterapia della Gestalt”, organizzato dalla SiPGI, Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Gestaltica Integrata, nell’ambito del quale il Dott. Chiacchio e i relatori, il Prof. Raffaele Sperandeo, psichiatra, psicoterapeuta e direttore della SiPGI, e la Dott.ssa Daniela Moriniello, psicologa, psicoterapeuta e Direttore Didattico della sede SiPGI di Torre Annunziata, hanno illustrato e commentato i contenuti del volume e divulgato alcuni concetti fondamentali della psicoterapia gestaltica.
In particolare, il Prof. Sperandeo si è soffermato sull’importanza della ricerca in psicoterapia, evidenziando il fatto che spesso vi è una scissione tra ricerca e clinica.
Per il Prof. Sperandeo la Gestalt è l’apertura alla complessità, poiché al centro di questa corrente psicoterapeutica è posto l’individuo nella sua integrità.
La Dott.ssa Moriniello ha sottolineato il ruolo fondamentale della formazione nella psicoterapia della Gestalt, intesa non tanto come apprendimento di tecniche, bensì come imparare “a riabitare la propria storia”, nel senso di lavorare su se stessi e le proprie emozioni, e ha evidenziato il fatto che nella Gestalt il paziente, la sua storia e la relazione che si stabilisce con il terapeuta sono molto importanti, molto più che l’adesione a un modello teorico.
A tal proposito, la Dott.ssa Moriniello ha fatto visionare ai partecipanti alcune sequenze tratte dal bellissimo film Will Hunting – Genio ribelle.
Anche il Dott. Chiacchio, nel presentare il suo libro, ha confermato l’importanza delle emozioni, definendole come i processi che ci aiutano ad adattarci all’ambiente.
Le emozioni, insieme ai legami e ai valori, come la fiducia, l’autenticità, l’umiltà, il coraggio e l’amorevolezza, costituiscono il filo conduttore del libro “Tra crescita professionale ed evoluzione professionale”, un testo che presenta un elevato carattere formativo per gli psicoterapeuti, in quanto l’autore pone al centro della psicoterapia la persona nella sua interezza, a cui va dato rispetto.
Nel libro del Dott. Chiacchio si intrecciano i ricordi del padre Vincenzo, medico condotto a Nemoli, in Basilicata, deceduto nel 2003, e riflessioni sulla vita e sulla professione di psicoterapeuta, mettendo in risalto l’importanza di valori appresi dal genitore e messi in pratica non solo nella vita privata, ma anche in quella professionale, in modo tale che la memoria del padre si perpetua in ogni esperienza.
Durante il convegno abbiamo realizzato un’intervista con il Dott. Antonello Chiacchio.

Hai dedicato il libro alla memoria di tuo padre Vincenzo, mettendo in risalto l’affetto che ti legava a lui e gli insegnamenti che hai ricevuto su valori come l’onestà, la semplicità, l’importanza della famiglia e la dedizione al lavoro. Come si è sviluppato nel corso degli anni, dall’infanzia all’adolescenza fino all’età adulta e alla sua scomparsa, il rapporto con tuo padre?
“Mio padre ha avuto la capacità di raccontare con molto interesse episodi belli e brutti della sua vita e mi fatto capire l’importanza della voglia di combattere. Egli aveva perso il padre all’età di diciannove anni e aveva fatto il barista per circa sei anni prima di laurearsi in Medicina. Mi ha incoraggiato quando ho avuto momenti di difficoltà, trasmettendomi sempre amore, non a parole ma con l’esempio e i fatti, l’amore che non muore mai e si trasmette da padre in figlio e, quando c’è, si trasmette nelle azioni quotidiane”.

Hai scritto molte pagine sull’importanza dei valori. Come riesci a metterli in pratica nella vita quotidiana e come li trasmetti ai tuoi figli?
“Certamente non è facile, ma cerco di ritornare alle mie radici e al mio stato dell’io bambino per ricordare gli esempi ricevuti e come mi sentivo. Cerco di ripetermi dove sbaglio e dove vado bene come padre, provando ad entrare in una dimensione dialogica con i miei figli e lavorando contemporaneamente sulla normatività e sull’affettività, mediante il gioco ed il contatto emotivo per trasmettere ciò che conta di più, cioè il rispetto umano, la giustizia sociale e la dignità personale”.

Che cosa ti ha spinto a intraprendere la professione di psicologo e psicoterapeuta?
“Il bisogno di comprendere molti vissuti dell’animo umano che sono spesso, in ambito psicologico, latenti e inesplorati, la voglia di conoscere sul piano anatomico e funzionale la mente umana ed il funzionamento dei processi psicologici che ci orientano a comprendere meglio i comportamenti, l’amore che avevo al liceo classico per la filosofia, il desiderio di servire gli altri ed essere utile in termini di ascolto e comprensione, la curiosità e l’interesse per l’unicità e la diversità degli esseri umani”.

Nel libro ti sei soffermato sulla formazione in psicoterapia. Oltre l’apprendimento di tecniche specifiche, quali sono, a tuo parere, le caratteristiche necessarie per svolgere questa professione?
“Avere un atteggiamento compassionevole ed empatico accompagnato ad un aggiornamento continuo e un lavoro su se stessi e sulle proprie verità narrative. Ritengo, inoltre, fondamentali lo sviluppo di competenze tecniche come la capacità di ascoltare, riformulare, comprendere e focalizzare l’attenzione sul processo relazionale, emotivo e contestuale”.

Nel tuo lavoro ti confronti ogni giorno con il malessere e il dolore delle persone che si rivolgono a te. Quali sono le fasi in cui si sviluppa il lavoro psicoterapeutico?
“Accoglienza e conoscenza, esperienza e pienezza emotiva, personalizzazione e responsabilità”.

Quali sono i disagi psicologici più frequenti nella nostra società?
“Un mondo in cui esiste tanta solitudine emotiva e relazionale che porta al senso dell’abbandono e ad emergere soltanto nel successo e in uno spirito competitivo esagerato favorisce l’insorgere di disturbi quali depressione, disturbi d’ansia e del comportamento alimentare. Nella società consumistica, in cui manca la dimensione dialogica-relazionale e in cui esiste tanta violenza fisica e verbale, vi è spesso difficoltà nel controllare gli impulsi e perdita della dimensione valoriale dell’esistenza, per cui si verificano omicidi, femminicidi, abusi, violenza sessuale, aggressioni, intolleranza verso le minoranze. Il nostro è anche un mondo pieno di dipendenze in cui si perde il significato di rinuncia, sacrificio e apprezzamento, aspetti che aiutano nel processo di autonomia e ci fanno sentire più felici”.

Patrizia Amoruso