Mano pesante nei confronti degli imputati locali nel processo dell´operazione Nerone, quella che ha sgominato un´organizzazione radicatasi a Civitavecchia e legata alla camorra di Torre Annunziata. Al processo d´appello che si è aperto ierii, c´è stata la requisitoria del procuratore generale dottor Costa, il quale ha chiesto pene altissime per i principali imputati.
Quattordici anni per Stefano Branco e Pietro Aurino, a fronte della condanna a dieci anni avuta nel processo di primo grado. Stessa cosa per Daniele Medori, per il quale la procura ha chiesto 10 anni, 4 in più di quelli avuti in primo grado. Otto anni invece per Emiliano Branco, Marco Gasparri, Luca Mazza e Andrea Capretti, che in primo grado avevano avuto una condanna a 5 anni e 4 mesi. Sette anni infine per Antonio Borriello. Il procuratore generale ha sostanzialmente motivato questa richiesta con l´aggravante della banda armata.
E di quest´utimo punto, in un certo senso si è parlato anche nel processo di primo grado che vede sul banco degli imputati gli altri personaggi coinvolti nella stessa operazione, su cui spiccano i nomi dei due Cherillo, Natale e Francesco, considerati tra i capi della "cupola" che si era formata in città e che gestiva soprattutto il traffico di stupefacenti tra Torre Annunziata e Civitavecchia. Nel corso del processo odierno è stata ascoltata, tra gli altri, una delle presunte vittime, un imprenditore locale. Questi ha raccontato tre diversi episodi che lo hanno riguardato, dove sono proprio state usate le armi, con colpi che sono stati indirizzati verso la sua auto e la sua abitazione. In questo senso il collegamento con la banda armata, perché, secondo quanto ha detto il teste in aula, il gruppo minacciava appunto con l´uso delle armi.