Trecentonovantaquattro anni di carcere. È questo il computo totale delle condanne inflitte ai danni dei diciannove presunti affiliati al clan Gionta di Torre Annunziata a giudizio dinanzi alla prima sezione penale del tribunale oplontino. Solo uno degli imputati assolto, per gli altri si è abbattuta una vera e propria scure che ha tagliato le gambe al clan di Palazzo Fienga. Il collegio presieduto da Antonio Fiorentino ha condannato tutto il gotha del clan a pene severissime. La più dura è quella inflitta ai danni di colui che l´Antimafia considera il capoclan, Pasquale Gonta. Trenta anni di carcere che però non rappresentano il reale cumulo delle pene bloccato dal limite previsto dalla legge. In realtà gli anni inflitti sono diciotto, sei mesi e venti giorni per il reato associativo, ventitre anni per il tentato omicidio di Tullio Calabrese, e otto anni per l´imputazione di porto abusivo di arma. Ventiquattro anni è stata la condanna inflitta ai danni del presunto numero due del clan, Gennaro Longobardi, imputato solamente per il reato associativo. Diciassette anni al presunto attuale reggente della cosca e latitante da anni, Umberto Onda, anch´egli imputato per camorra. Venti anni di carcere ai danni di Giovanni Iapicca considerato un killer dell´associazione. Diciannove ani ai danni di un altro presunto killer, Francesco Zavota. Tredici anni e sei mesi inflitti ai danni di un altro ras del clan, Francesco Amoruso, Venti anni al presunto capoclan della famiglia alleata dei “fransuà”, Giuseppe Chierchia. Un altro rappresentante del clan del rione “Provolera”, Palmerino Gargiulo, ha subito una condanna a venti anni di carcere. Per il tentativo omicidiario del ras del clan avverso hanno subito una condanna Carmine Savino a diciassette anni di carcere che si sommano ai dieci per la partecipazione al clan. Stesse pene per Giuseppe Coppola. Molto più grave la pena ai danni di Alfonso Agnello condannato a trenta anni di carcere anche se nel suo caso il cumulo delle pene doveva essere superiore. Ventuno anni per l´associazione e ventisei e otto mesi per il tentativo omicidiario. Per quanto riguarda l´estorsione alla ditta di illuminazione per la festa patronale sono stati condannati Liberato Guarro ad un totale di ventiquattro anni e quattro mesi di carcere. Un totale di venticinque anni e otto mesi, divisi tra i quindici anni e dieci mesi dell´associazione e i nove anni e dieci mesi dell´estorsione. Un totale di quattordici anni e tre mesi ai danni di Alfonso Zafano condannato per dieci anni e sei mesi per camorra e tre anni e nove mesi per il tentativo di estorsione. Condannati inoltre per la partecipazione al sodalizio anche Raffaele Della Grotta a diciotto anni e quattro mesi di reclusione mentre un totale di venticinque anni, sei mesi e venti giorni sono stati inflitti ai danni di Aldo Matrone, unico insieme a Gionta a rispondere dell´imputazione per armi. Infine dieci anni è stata la condanna inflitta ai danni di Fabio Caccavale e cinque sono stati gli anni inflitti a Carmine Martusciello, il collaboratore di giustizia che ha usufruito dello sconto di pena per l´attenuante derivante dalla collaborazione. Unico assolto con formula piena è stato Aniello Guarino, difeso dall´avvocato Roberto Cuomo, di cui è stata anche disposta l´immediata scarcerazione. Confermate ai danni degli imputati condannati tutte le aggravanti contestate per un totale di pene che ha superato anche la richiesta del sostituto procuratore della Dda, Pierpaolo Filippelli, che aveva chiesto tre secoli e mezzo di carcere. Il collegio ha inoltre disposto trasmissione degli atti alla procura per l´intercettazione del 19 maggio 2007 in cui si trarrebbe la responsabilità per il tentato omicidio di Calabrese anche di Longobardi e Eduardo Venerando.
VINCENZO SBRIZZI