Cinque container contenenti rifiuti speciali pronti per essere imbarcati alla volta della Cina sono stati scoperti dagli agenti della Guardia di Finanza in collaborazione con i funzionari dell’ufficio Dogane al porto di Napoli. All’interno dei container c’erano scarti derivanti dalla lavorazione di materiale plastico, che anziché essere destinati ad attività di recupero così come dichiarato nella documentazione che accompagnava il carico, erano diretti ad una società esercente un’attività legata alla realizzazione di giocattoli, casalinghi per la casa e articoli elettronici.

Gli scarti, soprattutto materiali plastici derivanti da elettrodomestici o da immondizia domestica, erano diretti allo scalo di Qingdao, meglio conosciuta in Occidente come Tsingtao, città sub-provinciale nell´est della provincia di Shandong, sede di un importante porto, base navale e centro industriale. Difficile, però, riuscire a capire se i rifiuti sarebbero rimasti lì oppure trasportati e trasferiti in altre città della Cina. È, comunque, certo che gli scarti sarebbero finiti nuovamente nel ciclo produttivo.

I container con i rifiuti diretti in Cina

«Non è la prima volta che operiamo sequestri di questo tipo - ha spiegato il capitano della Guardia di Finanza di Napoli, Alessio Iannone - è difficile, però, riuscire a capire la loro destinazione finale perché, non essendo Paese comunitario, è complesso estendere la nostra giurisdizione. Certamente i rifiuti che, nel corso del tempo, abbiamo rinvenuto nel porto partenopeo vengono reimpiegati e trasformati in altro che poi, a sua volta, viene rimesso sul mercato o sotto forma di giocattoli, o di articoli elettronici oppure in fibre sintetiche per abiti e maglieria. I rifiuti illeciti rinvenuti a Napoli provengono essenzialmente dal Napoletano e dal Basso Lazio e sono destinati principalmente in Cina e nel Sud est asiatico, soprattutto Malesia e Vietnam».

Iannone ha spiegato che non solo la plastica (che viene fusa e riciclata, ndr) viene reimpiegata, ma anche il materiale ferroso utilizzato nuovamente nelle fonderie e la gomma, trasformata poi in altra gomma oppure bruciata negli inceneritori per produrre energia. « È un mercato molto florido - ha aggiunto il colonnello Pietro Venutolo - perché, nonostante il prezzo di ogni singolo quintale di rifiuti non sia molto alto, queste aziende si arricchiscono sulle grosse quantità e sul fatto che, violando le normative vigenti in materia, evitano di pagare tasse specifiche violando, di fatto, le regole della concorrenza. Nel caso del sequestro specifico dei cinque container, il carico era privo di autorizzazioni e la merce destinata a impianti inesistenti o non impiegati per il trattamento dei rifiuti».

Il titolare della ditta esportatrice, operante nell’hinterland napoletano, è stato denunciato a piede libero mentre i rifiuti, per un totale di 86.070 chilogrammi, sono stati sequestrati.

di Francesco Parrella - corrieredelmezzogiorno.it
11 aprile 2011