Sussiste ancora oggi ed esisterà in futuro la ragion d’essere del PSI o di un altro partito socialista in Italia? A guardare l’Europa ed il grande blocco socialista, votato sistematicamente da una notevole fetta di cittadini europei, risulta francamente anomala la situazione Italia, dove nel suo Parlamento non siede neanche un rappresentante ufficiale di un partito autenticamente socialista.
È vero che la Chiesa cattolica e poi quella comunista, insieme ai poteri forti
dell’industria, delle banche, dei giornali, hanno sempre osteggiato la cultura
laico-liberal-socialista, che è stata sempre intesa come lesiva di certi interessi.
E tuttavia, almeno fino all’ultimo decennio del ventesimo secolo, vi è stata in Italia una sia pur minoritaria presenza ed un riconosciuto ruolo di importanti dirigenti socialisti, liberali e repubblicani.
Bettino Craxi, l’ultimo grande segretario del PSI, era quasi riuscito a spezzare la tenaglia catto-comunista ed a limitare lo strapotere e l’arroganza di Confindustria, disegnando una concreta alternativa a quell’ibrida alleanza PCI-DC, tra comunismo e cattolicesimo che fin dalla Costituente del 1947 (l’inserimento dei Patti Lateranensi firmati da Mussolini nell’art.7 della Costituzione voluto da Togliatti e De Gasperi, la mancata epurazione del personale fascista con il decreto di amnistia confezionato da Togliatti e controfirmato da De Gasperi) soffocato ogni tentativo di “rivoluzione liberale” dopo il ventennio fascista. Inoltre Craxi, per la sua crescente influenza
nell’ONU e per la straordinaria amicizia con il mondo arabo, cominciò perfino a livello internazionale a dare fastidio agli interessi anglo-americani, ritrovandosi quindi nella condizione di dover subire una reazione congiunta ed intrecciata da parte di tutti coloro che si sentivano minacciati.
A ben riflettere, alla luce delle rivelazioni di Wikileachs sui rapporti internazionali e sui presunti pericoli dell’amicizia tra governo italiano e quello russo o libico, viene fuori chiaramente come all’estero non si sopporta l’idea di una Italia che pensi ai suoi interessi, facendo passare oggi Berlusconi e ieri Craxi dei personaggi corrotti, in modo da darli in pasta ai tanti nemici interni (politici e magistrati) che poi ne decreteranno la fine politica e non solo. In fondo Tangentopoli sarebbe risultata una fase utile se fosse stata gestita solo per punire le persone corrotte, ma non era questo il suo scopo sia perché è aumentata la corruzione e sia perché ha voluto la scomparsa di tutti i partiti democratici italiani, facendo invece vincere chi aveva sempre perso le battaglie elettorali. Non a caso il fenomeno del craxismo, che interpretava luci, ombre e gli umori di tanti italiani, ha comunque generato lo stesso gruppo dirigente che poi, in reazione ai guasti di Tangentopoli, ha determinato l’inaspettato consenso elettorale di Berlusconi e di Forza Italia.
Nel passaggio dal craxismo al berlusconismo, però, il termine “socialismo” sparisce e si dissolve nel nulla. E neanche il vecchio PCI, nonostante il crollo del muro di Berlino ed il terremoto di Tangentopoli, è stato in grado per insipienza(?), per negligenza(?), per mancanza di DNA(?) di prenderne saldamente le redini. In più lo stesso Partito Democratico, nato dalla fusione a freddo tra le due tradizioni – quella cattolica e quella comunista – che hanno fortemente condizionato in negativo la storia italiana, stenta a collocarsi nel filone del socialismo europeo ed anzi nel 2008 ha preferito allearsi con un personaggio equivoco come Di Pietro e non con il partito storico che rappresenta i socialisti in Italia sin dal 1892!
Quel che non si vuole comprendere è che l’alternativa al centrodestra passa necessariamente per una rielaborazione moderna del socialismo laico, libertario, liberale e riformista. Aggiornato, con lo sguardo verso Turati, Nenni, Saragat, Pertini, Craxi, ma anche verso Di Vittorio e Giovanni Ammendola.
Salvatore Izzo
Coordinatore Cittadino PSI