Il Savoia dei record richiama inevitabilmente un altro Savoia da mille e una notte, un po’ più sfortunato però dell’attuale ma rappresentante pur sempre l’anima della città che in quei fine anni sessanta vede piombare l’incubo della decadenza industriale (è del periodo l’inizio della decadenza della siderurgia nazionale che investirà inevitabilmente Torre con la crisi della Dalmine e della Deriver).

La retrocessione dalla C fece piombare anche il Savoia in una crisi societaria molto seria.
Lello Pagano, ormai non più supportato dal cognato e dalle risorse economiche non certo consistenti, lasciava il campo e veniva sostituito alla dirigenza da un gioielliere di S.Giuseppe trapiantato a Torre, con negozio di fronte al Carmine, dalla buona consistenza patrimoniale, ma non certo industriale, né magnate.
Era la passione per il calcio che lo spinse a diventare Presidente del Savoia ed anche la vicinanza di tante persone amiche che gravitavano nell’orbita del Savoia, come Sandro Farinelli e l’avv. Prisco. Resta il fatto che era in atto la sfida all’Internapoli di Proto.
La porteranno soprattutto questi personaggi, e sarà una sfida tremenda e destinata al fallimento.

La squadra napoletana infatti, non essendo riuscita, malgrado il fatto che avesse pescato a piene mani dal Savoia, a vincere il campionato di D, ritentò la scalata con rinnovato impegno, allestendo una squadra ancor più forte di prima e restituendo ai torresi il duo Spartano e Lopez ed il portiere Pietti.
Il Savoia da parte sua, ripartì con il duo in panchina ma pescò sempre in Veneto atleti come Nazzi, terzino-bomber, e Furlan, un centrocampista molto di quantità ma alquanto disordinato.
L’organico fu completato da atleti che faranno ancora epoca a Torre e cioè: Canetti, un mediano inesauribile, Di Mauro, ex Napoli ed ex Internapoli, libero dal rendimento eccezionale, tempista e preciso, una fotocopia di Armando Picchi, Matteo Carnevale, mezza punta dal fisico possente e dalla classe cristallina e Piero Santin, friulano del salernitano, colonna della Nocerina e protagonista, proprio nella partita con l’Internapoli a Torre, di un episodio rimasto negli annali del Savoia calcio. L’Internapoli però riuscì lo stesso a vincere il campionato, relegando un Savoia brillante e spumeggiante in non poche partite durante il campionato nella posizione di rincalzo e quindi ancora in serie D, pur conseguendo il record di sette vittorie consecutive all’inizio.
Ma la serie C doveva rimanere un miraggio per ancora qualche anno, anche per altri Savoia tanto forti quanto sfortunati nell’incontrare autentici squadroni.

E’ il caso del Savoia affidato all’indimenticabile Avv. Giuseppe Prisco, con "deus ex-machina" però l’Ing. Decina (un’accoppiata di gentiluomini d’altri tempi), prima, e rampanti manager o aspiranti tali indigeni poi (Maugeri, Enrico Piro, Ferrandino con il buon Cav. Bisogno) potenzialmente fortissimo ma sempre preceduto da squadre appena appena più tranquille economicamente oltre che molto forti. Così, o il Matera di Ventura, sì proprio quello, attuale allenatore del Torino che rifiutò il passaggio al Savoia per accasarsi proprio al Matera, o il Sorrento di un tal Bruscolotti dovevano lasciare la squadra torrese al palo, mentre all’orizzonte compariva la stella di un’altra rivale storica del Savoia, la Turris.

Protagonisti di quegli anni furono Simonaggio, centrocampista dal passo e le sembianze del panzer tedesco e Magagnotti, un "atipico" presentato come centroavanti che "è in grado di fare i gol già dallo...spogliatoio" a detta del buon rag. Giordano, ma poi rivelatosi più un centrocampista dai piedi buoni, ancorchè dalla tenuta ridotta.
In panchina, una volta spezzato il legame che sembrava indissolubile, si alternarono prima Spartano e poi Lopez, sino a quando, appese le scarpe al classico chiodo, non ci provò lo stesso Santin che doveva rivelarsi, ma non al Savoia, un ottimo tecnico, tanto da portare la Cavese quasi in A qualche anno dopo e di arrivare lui stesso ad allenare il Napoli, prima dell’avvento di un certo Rudy Krol, nella massima serie.
Altre figure del periodo sono il terzino Viganò, logicamente veneto, il centrocampista Doz, il "cavallo pazzo" Orsi, prelevato dalla rivale Internapoli ed un trio di giovanotti che il Colonnello Russo doveva trasferire dalla Compagnia atleti dell’Esercito al Savoia retto sul finire degli anni ´60 dai suoi fratelli Giovanni e Giuseppe, e cioè Bonfanti, non confermato negli anni seguenti, e Griffi ed Eco, colonne del Savoia dei primi anni ´70.

Gaetano Piro