Proseguono gli incontri universitari di Salerno, organizzati dalla facoltà di Scienze della comunicazione e in collaborazione con la Masterclass filmidea 2010.
Quello di ieri ha visto protagonista Mario Martone, regista di successo famoso anche per le sue esperienze di avanguardie teatrali degli anni settanta con la compagnia “Falso Movimento”.
Il regista è intervenuto alla rassegna per la presentazione del film “Noi credevamo”. L’opera vuole raccontare di come alcuni personaggi comuni e di fazioni politiche diverse vissero la guerriglia che portò all’unità d’Italia.
Il risorgimento è stato l’insieme di più elementi eterogenei e appunto di questi elementi che è fatto il film di Martone. Il regista ha dichiarato di aver voluto inserire la nebbia in una scena del film, come elemento di smarrimento che fosse metafora anche dello smarrimento in cui versava l’Italia in quel periodo. In un secondo momento ha scoperto casualmente che la metafora della nebbia è presente in un film come “Pattuglia sperduta”, un film del ’34 di Jhon Ford.
Il regista ha voluto essere meticoloso nella cura dei dettagli storici facendo parlare gli attori con l’italiano dell’ottocento. Allo stesso tempo però ha innestato elementi della modernità, per creare un legame, un rapporto tra passato e presente. Il film è stato infatti girato in ambienti reali, in una scena vediamo per esempio un edificio incompiuto in cemento armato.
Il senso di un elemento simile in una cornice ottocentesca è quello di mostrare la condizione di abbandono dell’Italia in quegli anni, in una situazione in cui c’era prima di tutto una divisione politica.
Martone vuole mostrare le differenze tra i democratici liberali, che volevano un’Italia e un’Italia guidata dal regno sabaudo e autoritaria, che come si sa ebbe la meglio sulla precedente.
Il film dopo aver partecipato alla mostra di Venezia è stato distribuito in trenta copie, ma adesso le copie stanno aumentando sempre di più perché la storia sta avendo un grande consenso da parte del pubblico.
Sara Formisano