Amarcord Savoia, puntata 2: I "normalizzatori" Spartano e Lopez
04-09-2013 - Archivio Storico de Lo Strillone
Pensavi, dicevi Spartano e saltava fuori subito il nome Lopez.
Ione Spartano e Giulio Lopez sono stati un duo di estrema importanza per il Savoia.
Chiamati a metter una pezza alla stupidaggine fatta da un certo Bruno Pesaola nella sessione finale di un campionato stravinto e solo da consacrare con una vittoria negli allora non ancora Play off del campionato di Promozione, si calarono subito nel ruolo di normalizzatori di un ambiente improvvisamente surriscaldato appunto dalla cappellata di quello che doveva poi diventare uno dei maggiori allenatori di A, evidentemente non in sintonia con palcoscenici cosiddetti minori.
Vado a memoria e mi ricordo di un San Paolo gremito nella parte distinti da caivanesi, cavesi e soprattutto torresi per il gala di fine campionato, lextra season sulla carta solo da passerella per una squadra, il Savoia, che aveva letteralmente stracciato il suo campionato di Promozione e si misurava con i vincitori degli altri due gironi, appunto Caivanese e Cavese.
Al Savoia bastava un pari per aggiudicarsi il ritorno in D e, forte dei Milano, Colucci, Costanzo e soprattutto Padovani, controllava tranquillamente la partita con la Cavese. Si giunse alla fine del primo tempo, ancora sullo 0-0, quando in una fase concitata un involontario manrovescio dellarbitro colpì il terzino Colucci che si accasciò al suolo.
Il petisso, colpito a sua volta dal sacro furore avventuriero/furbesco, intimò a Colucci di lasciare il campo in barella, tanto la vittoria a tavolino sarebbe venuta sicura.
Alla ripresa delle ostilità il Savoia si presentò così in dieci, dando lopportunità agli atleti cavesi di esaltarsi. Di contro il Savoia, convinto del 2-0 a tavolino, mollò presto i pappafichi, per dirla alla Gianni Brera, e in meno di un quarto dora incassò la bellezza di 4 reti.
Solo al quarto colpo i torresi ripresero a giocare, arrivando sino al 4-3.
La partita finì così sul campo ma la battaglia di scatenò sugli spalti, dove si vedevano cadere dai gradini gruppi di persone prese a cazzotti e spinti in giù dal sacro furore della lotta.
Solo per miracolo non avvenne qualcosa di più tragico, ma era chiaro che occorreva normalizzare la situazione ambientale, tanto più che la Lega, giustamente, non accolse il reclamo del Savoia e le tre partite si dovettero ripetere.
Da dirigente avveduto e sopraffino, lavv. Lello Pagano diede il benservito a Pesaola e chiamò appunto il duo stabiese ad interessarsi della pratica che fu brillantemente portata a termine.
Questo lesordio. Ma non doveva finire lì. Nel campionato di D successivo i due amiconi fecero un vero capolavoro, consentendo ad una squadra messa su con ragazzi pescati soprattutto in Veneto, Boesso, Bertossi, Biasin, Pietti, DApollonia, Berlasso, Mazzotti, Franzini, coadiuvati da indigeni come Milano, Busiello, Palumbo e dal sempreterno Padovani, di stracciare un altro campionato approdando addirittura nella serie C di Cosenza, Taranto, Trapani, Ascoli (allora Del Duca), Casertana, Salernitana (quella di Pierino Prati) ed ancora Messina, Bari, Foggia e purtroppo Nardò.
Ma come erano i due?
Tutto tecnica e tattica Spartano, allievo di Bernardini e come tale amante del bel gioco; tutto ardore e passione, nonché stakanovistico attaccamento alla maglia, Lopez, un sudamericano, stile Helenio Herrera, trapiantato a Castellammare di Stabia.
Il mix fu straordinario e ce ne accorgemmo tutti quando il giocattolo Savoia venne fatto saltare da manovre, anche interne, che portarono il duo a cedere alle lusinghe della nascente Internapoli di Proto e Decina, che partendo dal Vomero voleva addirittura oscurare il Napoli nel cuore dei napoletani (!).
Quel campionato di C fu un vero calvario con allenatori che cambiarono (Blason sostituito da Giglio), portieri che si alternavano e polemizzavano (Roi e Boesso), pubblico nervoso (il Comunale fu squalificato in seguito ad una pietra che colpì un segnalineee in Savoia-Trapani) e fibrillazioni anche societarie, con Franco Mennella che affiancò Lello Pagano e successivamente, raggiunto da monetine dei tifosi, si dimise sdegnato, per culminare con linfelice spareggio di Roma con il Nardò, vittorioso per 2-0 con autorete del centravanti torrese Paolone Rossi.
Il risultato fu il ritorno in serie D e con esso il rientro nei ranghi del duo Spartano/Lopez che consentirono altri testa a testa questa volta con Matera ed Internapoli.
Ma queste sono altre vicende.
Gaetano Piro
Nella foto, l´attaccante del Savoia Roberto Padovani
Ione Spartano e Giulio Lopez sono stati un duo di estrema importanza per il Savoia.
Chiamati a metter una pezza alla stupidaggine fatta da un certo Bruno Pesaola nella sessione finale di un campionato stravinto e solo da consacrare con una vittoria negli allora non ancora Play off del campionato di Promozione, si calarono subito nel ruolo di normalizzatori di un ambiente improvvisamente surriscaldato appunto dalla cappellata di quello che doveva poi diventare uno dei maggiori allenatori di A, evidentemente non in sintonia con palcoscenici cosiddetti minori.
Vado a memoria e mi ricordo di un San Paolo gremito nella parte distinti da caivanesi, cavesi e soprattutto torresi per il gala di fine campionato, lextra season sulla carta solo da passerella per una squadra, il Savoia, che aveva letteralmente stracciato il suo campionato di Promozione e si misurava con i vincitori degli altri due gironi, appunto Caivanese e Cavese.
Al Savoia bastava un pari per aggiudicarsi il ritorno in D e, forte dei Milano, Colucci, Costanzo e soprattutto Padovani, controllava tranquillamente la partita con la Cavese. Si giunse alla fine del primo tempo, ancora sullo 0-0, quando in una fase concitata un involontario manrovescio dellarbitro colpì il terzino Colucci che si accasciò al suolo.
Il petisso, colpito a sua volta dal sacro furore avventuriero/furbesco, intimò a Colucci di lasciare il campo in barella, tanto la vittoria a tavolino sarebbe venuta sicura.
Alla ripresa delle ostilità il Savoia si presentò così in dieci, dando lopportunità agli atleti cavesi di esaltarsi. Di contro il Savoia, convinto del 2-0 a tavolino, mollò presto i pappafichi, per dirla alla Gianni Brera, e in meno di un quarto dora incassò la bellezza di 4 reti.
Solo al quarto colpo i torresi ripresero a giocare, arrivando sino al 4-3.
La partita finì così sul campo ma la battaglia di scatenò sugli spalti, dove si vedevano cadere dai gradini gruppi di persone prese a cazzotti e spinti in giù dal sacro furore della lotta.
Solo per miracolo non avvenne qualcosa di più tragico, ma era chiaro che occorreva normalizzare la situazione ambientale, tanto più che la Lega, giustamente, non accolse il reclamo del Savoia e le tre partite si dovettero ripetere.
Da dirigente avveduto e sopraffino, lavv. Lello Pagano diede il benservito a Pesaola e chiamò appunto il duo stabiese ad interessarsi della pratica che fu brillantemente portata a termine.
Questo lesordio. Ma non doveva finire lì. Nel campionato di D successivo i due amiconi fecero un vero capolavoro, consentendo ad una squadra messa su con ragazzi pescati soprattutto in Veneto, Boesso, Bertossi, Biasin, Pietti, DApollonia, Berlasso, Mazzotti, Franzini, coadiuvati da indigeni come Milano, Busiello, Palumbo e dal sempreterno Padovani, di stracciare un altro campionato approdando addirittura nella serie C di Cosenza, Taranto, Trapani, Ascoli (allora Del Duca), Casertana, Salernitana (quella di Pierino Prati) ed ancora Messina, Bari, Foggia e purtroppo Nardò.
Ma come erano i due?
Tutto tecnica e tattica Spartano, allievo di Bernardini e come tale amante del bel gioco; tutto ardore e passione, nonché stakanovistico attaccamento alla maglia, Lopez, un sudamericano, stile Helenio Herrera, trapiantato a Castellammare di Stabia.
Il mix fu straordinario e ce ne accorgemmo tutti quando il giocattolo Savoia venne fatto saltare da manovre, anche interne, che portarono il duo a cedere alle lusinghe della nascente Internapoli di Proto e Decina, che partendo dal Vomero voleva addirittura oscurare il Napoli nel cuore dei napoletani (!).
Quel campionato di C fu un vero calvario con allenatori che cambiarono (Blason sostituito da Giglio), portieri che si alternavano e polemizzavano (Roi e Boesso), pubblico nervoso (il Comunale fu squalificato in seguito ad una pietra che colpì un segnalineee in Savoia-Trapani) e fibrillazioni anche societarie, con Franco Mennella che affiancò Lello Pagano e successivamente, raggiunto da monetine dei tifosi, si dimise sdegnato, per culminare con linfelice spareggio di Roma con il Nardò, vittorioso per 2-0 con autorete del centravanti torrese Paolone Rossi.
Il risultato fu il ritorno in serie D e con esso il rientro nei ranghi del duo Spartano/Lopez che consentirono altri testa a testa questa volta con Matera ed Internapoli.
Ma queste sono altre vicende.
Gaetano Piro
Nella foto, l´attaccante del Savoia Roberto Padovani