Dopo circa tre anni, tra lavori e interruzioni, è stata restituita alla città una parte del vecchio ospedale civile torrese che oggi è divenuta la struttura residenziale “San Giovanni di Dio”, fiore all’occhiello dell’ASL Na3Sud. La struttura, che ospita persone affette da disturbi della psiche, è stata recuperata grazie all’impegno e alla sinergia tra le istituzioni. Nel corso della visita alla struttura abbiamo intervistato il direttore Manlio Grimaldi, Aniello Paciello, responsabile e coordinatore della residenza, e il consigliere comunale Domenico Ossame.

Dottor Grimaldi, qual è la storia di questa residenza?

“La storia inizia da tempo, dalla necessità di far tornare nel territorio di origine i pazienti che erano ospitati in una struttura residenziale di Pimonte, da quando anni fa ci fu la chiusura degli ospedali psichiatrici. Abbiamo impiegato circa tre anni per la ristrutturazione del vecchio reparto di ortopedia di Torre Annunziata che si trova al centro della città e consentirà ai nostri ospiti un pieno reinserimento nel contesto di vita abituale”.

Dove sono sorti i problemi per la riqualificazione della struttura?

“Ci sono stati problemi di carattere tecnico legati ai processi di ristrutturazione e alcune difficoltà legate anche a problemi generali del dipartimento di salute mentale ma l’amministrazione comunale ci è stata vicina e ci ha consentito di riqualificare questa struttura in modo che diventasse di nuovo un punto di riferimento della città nonostante offra servizi diversi da quanto faceva in passato. C’è stato un impegno importante anche da parte della Direzione Centrale dell’Asl che ha investito consistenti risorse economiche e un impegno costante da parte degli operatori che hanno lavorato con gli utenti per consentire loro il ritorno nel territorio, il rapporto con le famiglie e l’assistenza nel trasferimento”.

Quanti utenti potrà ospitare al massimo la struttura?

“La residenza ha sedici posti letto oltre a diverse sale adibite alla sola ospitalità diurna. In ogni caso il problema dei posti non sussiste perché c’è anche un ricambio notevole visto che sono poche le persone che sono entrate e non sono state poi reinserite nel contesto familiare”.

Paciello, lei è responsabile e coordinatore della struttura. Com’è nata l’idea di questa residenza a Torre Annunziata?

“Quando c’è stata la dismissione dell’ospedale qui a Torre, consci che la struttura era divenuta libera, abbiamo chiesto di poter tornare nei nostri territori di competenza. Inizialmente abbiamo avuto a disposizione il vecchio reparto di pediatria dove abbiamo trasferito il Centro di Salute Mentale. Poi abbiamo chiesto ed ottenuto di poter usufruire anche dell’ex reparto UTIC che, ristrutturato e messo a norma, era capace di accogliere i pazienti con disturbi psichiatrici”.

Qual è la storia di questi assistiti?

“Sono persone che hanno patologie psichiche serie e sono molto spesso emarginate dalla società. Non erano assistite qui in città ma alcuni nel CSM di Pompei ed altri dimoravano nella “Casa di Maria” a Pimonte che non era nel loro territorio di origine. Purtroppo all’epoca, quando chiusero i manicomi, non c’erano strutture simili in zona e non si poté fare altrimenti per più di 15 anni. Oggi con l’intervento del direttore generale dell’ASL NA3 Maurizio D’Amora e del direttore Manlio Grimaldi si è riusciti a portare questi pazienti nel loro territorio di origine”.

Consigliere Ossame, secondo qualcuno, per l’apertura della struttura lei ha fatto anche il messo sbrigando la burocrazia per accelerare i tempi di apertura.

“L’entusiasmo del dottor Grimaldi e del dottor Paciello per questa struttura nella nostra città mi ha spinto a lavorare per renderla fruibile agli ospiti il prima possibile. Mi sono concentrato per i pazienti che vivevano in una struttura convenzionata, lontani dai loro affetti”.

Qual è stato e sarà l’impegno dell’amministrazione?

“Quando ero delegato alla sanità insieme col sindaco abbiamo insistito per ridare lustro all’ex ospedale che con gli anni era stato trascurato. Stiamo ancora lavorando per il ripristino di alcuni ex reparti ormai abbandonati affinché riescano a diventare nuovamente utili per la città”.


Raffaele Perrotta

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