Avellino, stadio “Partenio”. Dodici anni dopo ed un nuovo appuntamento con la storia. Nello stesso impianto in cui il Savoia di Moxedano conquistò una storica promozione in B, i bianchi, oggi guidati dalla nuova triade “Verdezza-Vitter-Langella”, superano l’Agropoli aggiudicandosi il trofeo “Carmine Rea”. La fredda città irpina, indubbiamente, porta fortuna alla compagine oplontina. Intendiamoci. Il paragone con la magica finale disputata contro i cugini stabiesi è alquanto ardito. Probabilmente regge poco. Ma il successo odierno testimonia, comunque, la effettiva rinascita di una società finalmente pronta a rialzare la testa, cancellando l’onta di fallimenti e stagioni vissute nel più completo anonimato. L’immagine di capitan Ottobre che alza la coppa al cielo, mostrandola con orgoglio e soddisfazione ai propri sostenitori, deve rappresentare un solido punto di partenza, non di arrivo, alla ricerca immediata di vette ancor più prestigiose da scalare in tempi rapidi. Ricordo che, da “giovincello” alle prime armi con articoli e cronache sportive, celebrando la conquista della cadetteria, scrissi un pezzo dal titolo forse banale ma efficace. “Bravissimi” fu il mio commento. Plauso rivolto al baffuto condottiero Jaconi, all’astuto direttore Maglione, ai vari Alessi, Califano, Masitto, Ambrosino, Nocerino, splendidi protagonisti di una stagione indimenticabile. Altri tempi. Non c’è che dire. Oggi, ricadendo, probabilmente, nella banalità, verrebbe da etichettare come “Eccellente” un gruppo di calciatori dal pedigree meno raffinato compensato, tuttavia, da grinta, generosità e corsa. Al momento, va benissimo così. Godiamoci la coppa e ripartiamo sulla scia dell’entusiasmo. Con la mai sopita speranza di tornare ad essere, un giorno lontano, “Bravissimi”. Proprio come dodici anni fa.
Salvatore Piro