Rinvenuti a Pompei decine di vasi in argilla cruda pronti per essere infornati nella bottega di un vasaio nell’area della necropoli di Porta Ercolano. Questo il risultato delle recenti indagini di studio sull’artigianato e l’economia a Pompei condotte dalla Soprintendenza con la collaborazione del Centre Jean Bérard e dell’École Française de Rome.

Il programma di ricerca è stato avviato da circa dieci anni e ha interessato l’area sita nei pressi della necropoli di Porta Ercolano, fuori dalle mura della città. Studi specifici relativi all’organizzazione, gestione e trasformazione hanno interessato le ricerche rivolte alla zona suburbana tra spazio commerciale e spazio funerario.

Lo scavo di ricerca è stato condotto sotto la direzione di Laëtitia Cavassa (CNRS, Centre Camille Jullian di Aix-en-Provence e il Centre Jean Bérard di Napoli) con la collaborazione di Bastien Lemaire ed è stato finanziato dal Ministero degli Affari Esteri Francese tramite il Centre Jean Bérard di Napoli, con il finanziamento di mecenati francesi privati (CMD² e Neptunia).

A pochi metri dalla fornace, esplorata nel 1838 ed interessante per indagare l’attività artigianale dei ceramisti dell’epoca, approfondendo la produzione, l’attività oltre che le metodologie e gli spazi, è stato rilevato uno strato di lapilli relativo all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che racchiudeva decine di vasi ancora crudi. Prova questa dell’attività ancora vivida nella bottega nel giorno dell’eruzione.



Si tratta di boccalini a pareti sottili, usati per bere o contenere alimenti, decorati con piccole incisioni e ingobbiati; i cosidetti “pignattini” descritti dagli scavatori dell’800 nei giornali di scavo dell’epoca.

Altri elementi utili alla conoscenza della lavorzione della ceramica e delle tecniche usate dagli antichi sono stati rinvenuti in quest’area: è stata identificata una sala di lavoro per la tornitura dei vasi con quattro torni di vasai, anfore contenenti resti di argilla cruda, vasi crudi caduti da una mensola e una serie di attrezzi.

In una seconda bottega sono state ritrovate altre due fornaci, anche esse utilizzate per la produzione di ceramica a pareti sottili. Una di più piccola dimensione, di cui rimangono soprattutto i livelli inferiori della camera di combustione e dove tra le cenere sono stati rinvenuti alcuni frammenti di ceramica scoperti. L’altra, e dunque la terza nel quartiere, sembra essere leggermente più antica e anche qui vi si cuocevano boccalini e ciotoline a pareti sottili.

Maria Cristina Napolitano - www.ecampania.it