“La zona vesuviana è il contrario dell’Abruzzo: anche un piccolo evento si trasformerebbe in catastrofe” lo dice al Velino Paolo Gasparini docente di geofisica dell’Università Federico II, in passato direttore dell’osservatorio vesuviano, componente della commissione grandi rischi della protezione civile e del gruppo nazionale di vulcanologia.

Professore immaginiamo un evento sismico simile a quello dell’Abruzzo, ma nella zona vesuviana: che conseguenze ci sarebbero?
Nella cosiddetta zona rossa, basterebbe molto meno per provocare una catastrofe. La causa è legata all’urbanizzazione che resta sempre elevata e selvaggia. Oltreché irrazionale.

Ci spieghi tecnicamente.
Sul Vesuvio la situazione è diversa rispetto all’Abruzzo. èdifficile che ci siano scosse di alta magnitudine perché le scosse hanno origine vulcanica e non tettonica, per cui se ci fosse un eruzione freatica, che significa molto piccola, le conseguenze sarebbero disastrose per l’urbanizzazione. Sia sotto il profilo numerico che di criterio di costruzione

La polemica di questi giorni è legata alla prevedibilità dell’evento sismico.
È impossibile prevedere un terremoto. Sul Vesuvio la situazione è costantemente monitorata. (segue)

E non potrebbe accadere nulla fuori dal monitoraggio dei tecnici?
Ripeto, non possiamo escludere nulla. Esiste il cosiddetto “rischio accettabile” che è il termine tecnico per annoverare quegli eventi rari che non sono prevedibili ma esistono. In questo rientra anche la caduta di un meteorite, ad esempio.

Quindi?
Quindi non ci si può preparare ad un evento se la possibilità che si verifichi è bassissima.

Scosse sul Vesuvio ce ne sono?
La scossa più forte nell’area vesuviana è quella di 15 anni prima dell’eruzione del 1979, per intenderci l’eruzione che distrusse Pompei.
fonte Velino Campania