Continua il nostro sondaggio: "Cambiare nome a Torre. Saresti d´accordo?" che vede una costante e sostenuta partecipazione dei nostri lettori. Al momento, dopo circa un mese, i SI sono in flessione ma ancora nettamente in testa con circa il 54.46% (dopo due settimane era il 63%) dei voti favorevoli, mentre i NO avanzano e si attestano al 36,63% (era il 30%).
Cresce anche la percentuale degli indecisi sfiora invece passando dal 7% all´attuale 8,91%.
E´ un risultato che fa riflettere perchè lascia capire che la voglia di cambiamento è così alta che una buona parte dei cittadini sarebbe disposta a voltare pagina, anche a cominciare dal nome della propria città.
Il sondaggio continuerà ancora fino a gennaio, e quindi c´è ancora la possibilità che i NO riescano a ribaltare l´esito finale, rendendo un po tutti consapevoli che per cambiare una città bisogna cambiare ben altro che il nome.
E tu, cosa ne pensi? Ti aspettiamo al voto nel banner "Sondaggio" della Home page del portale oppure cliccando sul seguente link:

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Articolo pubblicato il 28 novembre all´apertura del sondaggio
Si è aperta sul Corriere del Mezzogiorno una interessante discussione sull´opportunità di cambiare nome alle città che in questi anni sono state infamate dalla camorra. L´idea è venuta ad un consigliere di op­posizione di Casal di Principe eletto nella lista Alba Nuo­va, l´ingegnere Vincenzo Schia­vone. Un secco no è arrivato da Roberto Saviano.
Nella discussione è intervenuto anche il collega Nino Femiani, giornalista del Corriere, che si è detto favorevole a cambiare il nome di Torre Annunziata con Oplonti.
Riportiamo di seguito i due articoli. Intanto i lettori possono esprimere la loro opinione rispondendo al nostro sondaggio o lasciando commenti su "lo Strillone dei cittadini".


Casal di Principe, nome da cambiare? Lo scrittore Saviano: sarebbe una resa
La proposta arriva da un consigliere comunale, l´autore di «Gomorra» è contrario: ci provò già Mussolini

"Cambiare il no­me a Casal di Principe per evita­re la gogna mediatica come ha proposto un consigliere di op­posizione della lista Alba Nuo­va, l´ingegnere Vincenzo Schia­vone? No! Anche se la sua viene ritenuta una provocazione «uti­le». Lo scrittore Roberto Savia­no, l’autore di Gomorra, è net­tamente contrario alla proposta del consigliere comunale: «Il nome non ha nessuna valore anzi è un nome normanno im­portante e onorevole. Mussoli­ni già provò — puntualizza lo scrittore — a cambiare il nome del paese con Albanova e tolse a Caserta la provincia accorpan­dola a Napoli. Il territorio era corrotto persino nel nome, dice­va, e dal nome cambierà. Ma non cambiò proprio nulla. Per dare al nome nuova luce devo­no cambiare i comportamenti, non ha senso cassare un nome. Il territorio non cambierebbe e si lascerebbe alla camorra persi­no il potere di decidere di poter sporcare un nome che la storia ha deciso. Che finalmente cam­biassero i comportamenti le scelte — conclude l’autore del best seller — che si interrompa il consenso ai clan e questa col­tre di omertà».

«Una provoca­zione utile — precisa Sergio Nazzaro autore di Io per fortu­na c´ho la camorra che si è occu­pato a lungo dei clan dei casalesi e di Casal di Principe — ma che dovrebbe far riflettere: su quel­li, onesti, che non si piegano e non si vogliono piegare e che continuano a vivere in questo centro. Oppure su quei giovani che alzandosi all´alba, ad esem­pio, vanno a lavorare sulle terre confiscate alla malavita per ren­dere produttivi i pescheti, cerca­no di ridare dignità a questa ter­ra. Cambiare il nome sarebbe una operazione di facciata, cam­bierebbe il nome non la sostan­za. Comunque la provocazione è efficace, forse perché porta a discutere di tanti problemi che con l’incalzare della cronaca non vengono sviscerati a suffi­cienza».



Roberto Saviano
«No! Non accetto la proposta neanche come una provocazio­ne — tuona da Roma il senato­re Pasquale Giuliano, presi­dente della commissione Lavo­ro di Palazzo Madama — deci­dere di cambiare nome sarebbe come dire che i clan hanno vin­to. La strada, a mio parere, è un’altra: bisogna aiutare la gen­te onesta a resistere in questa realtà, come del resto fa in ma­niera silenziosa ogni giorno, ed estirpare questo cancro. L’attivi­tà di contrasto che si sta svol­gendo e che si è svolta nei mesi scorsi — precisa l’esponente del Pdl — sta dando dei frutti, non completamente con la sconfitta definitiva della malavi­ta, ma si tratta di azioni che van­no della direzione dell’estirpa­zione di questo cancro. Cambia­re il nome significherebbe dar­la vinta proprio a coloro che in­fangano il nome di questa labo­riosa cittadina».

«Io sono nato quando c’era Albanova — confessa Pietropa­olo Ferraiuolo, ex vicepresiden­te del consiglio regionale e an­cora medico di base — e dico no alla proposta. Ringrazio Sa­viano perché con il suo libro ha acceso i riflettori sui nostri pro­blemi, ma non ci ha aiutato a ri­solverli. Casale non è solo ca­morra. Ci sono tanti cittadini onesti: Letizia Scipione, medico condotto che ha curato la popo­lazione nel periodo bellico e post bellico senza pretendere una lira; Emilio Gagliardi che durante l’occupazione nazista difese la popolazione dalle pre­tese delle truppe rischiando la propria vita; Giovanni Natale, un eroe che è stato insignito della medaglia d’oro al valor mi­litare. Più che cambiare nome si dovrebbero intestare le stra­de cittadine a questi ed altri cit­tadini per dimostrare che a Ca­sale c’è stata gente onesta e co­raggiosa, anche se ora emerge la minoranza che delinque».

«Il problema non è quello del nome — s’arrabbia Luca Coro­nella, studente universitario — ma della classe politica locale che non ha saputo emarginare chi ha ridotto Casal di Principe in questo stato. Altro che cam­biare nome, occorre cambiare classe dirigente locale». Rober­to Fusciello, universitario, re­sponsabile dei Verdi: «Io pro­pongo di lanciare un appello ai media: non usate più i termini ´casalesi´ o ´clan dei casalesi´, ma date ai clan i nomi dei capi pluricondannati. Casal di Princi­pe e i suoi abitanti non hanno nulla a spartire con loro e quin­di a ognuno il proprio nome. Io sono orgoglioso di essere un "casalese" e non voglio che il pa­ese cambi nome».
autore: Vito Faenza
(ha collaborato Giorgio Santamaria)

L´OPINIONE DI NINO FEMIANI
"E´ molto interessante la discussione che si è aperta sull´articolo di Vito Faenza: bisogna cambiare nome alle città di camorra? C´è chi come lo scrittore Roberto Saviano obietta che non cambierebbe nulla, altri come il giornalista-scrittore Francesco Durante giudica non affatto esecreabile l´idea che mutando toponomastica, si cambia anche un po´ il destino delle città e delle persone che le popolano. Io posso solo contribuire alla discussione con un´annotazione personale. Ovvero: se la mia città natale, Torre Annunziata, avesse deciso - dopo la stagione di sangue e dopo essere stata a lungo considerata una delle maggiori piazze di spaccio d´Europa -, di cambiare nome, chiamandosi Oplonti, non mi sarebbe dispiaciuto affatto. "

da "Il Corriere del Mezzogiorno"