Non ha fatto parte del Napoli d’oro degli ultimi tempi, ma Mariano Stendardo a suo modo ha saputo ritagliarsi uno spazio tra gli azzurri nei primi anni 2000. Erano ancora lontani i tempi di De Laurentiis e dei grandi campioni come Cavani e Higuain. C’erano Corbelli e Ferlaino alla presidenza e il fallimento sembrava ormai dietro l’angolo. Malgrado tutto Stendardo si è tolto le sue soddisfazioni in carriera. L’ultima a Torre Annunziata con la maglia del Savoia. Il difensore di origini partenopee è stato uno dei maggiori protagonisti della vittoria del campionato di serie D e ora si leva anche qualche sassolino dalla scarpa.

Nella sua lunga carriera ha girato varie piazza, qual è stato il momento più bello che ha vissuto da calciatore?

“Di sicuro quando ho vestito la maglia del Napoli. Esordire nella squadra della propria città penso sia l’evento più bello per un calciatore. L’esperienza in azzurro la ricordo ancora con grande emozione anche se poi finì male a causa del fallimento.


Senza dimenticare l’annata di Grosseto, con la squadra che sfiorò la serie A in una serie playoff della quale preferisco non parlare”.

Lei ha fatto parte anche del Napoli di Zeman. Che allenatore è stato per lei il boemo?

“Era uno che parlava poco e pretendeva molto. Per lui il calcio è tanto lavoro fisico. Forse anche per questo motivo negli ultimi tempi è stato un po’ accantonato”.

Che ricordo ha della presidenza Corbelli-Ferlaino?

“Ai tempi ero un giovane che aveva appena finito la trafila delle giovanili, quindi certe situazioni non le ho considerate più di tanto. Alla lunga, però, i problemi societari ci crearono grosse difficoltà”.

Ti è dispiaciuto giocare in un Napoli sull’orlo del fallimento?

“Io penso che sia stato già bello scendere in campo al San Paolo. Preferisco non fare sogni, perché quelli non ti portano da nessuna parte”.

Attualmente suo fratello Guglielmo gioca in serie A con l’Atalanta. Come vedrebbe un suo ritorno tra gli azzurri?

“Io penso che stia bene a Bergamo con Colantuono. Poi osservando anche la vicenda Cannavaro, andato via non per questioni tecniche, i napoletani in questo momento non hanno vita facile. Lampante l’esempio di Lorenzo Insigne che in ogni partita deve sempre dimostrare il proprio valore il doppio degli altri”.

Suo fratello ha anche superato l’esame di avvocato. Da uomo di legge come vede l’attuale situazione del mondo del calcio?

“E’ un po’ rammaricato perché pensa che non sia questa la strada giusta da seguire. Vedere tanti scandali di certo non fa bene al movimento”.

Tornando a lei, ci parli un po’ della scelta di scendere in serie D dopo anni e anni di professionismo.

“Sono finito tra i dilettanti proprio perché la meritocrazia nel pallone non è più considerata. Torre Annunziata però è una di quelle piazze che proprio non si può rifiutare. Fosse arrivata una squadra diversa dal Savoia ci avrei pensato, ma qui ho trovato davvero un ambiente e dei tifosi fantastici”.

In squadra con lei c’erano due giovani interessanti come Simone Petricciuolo (difensore classe ’95) e Alessio Gargiulo (centrocampista classe ’94). Quale dei due vedrebbe bene nel Napoli?

“Entrambi, perché sono dei calciatori dall’immenso valore e dal sicuro avvenire. Spero che nei prossimi campionati riescano a dimostrare tutto il proprio talento”.

Cosa sta pensando per il suo futuro professionale?

“In questo momento sto ancora giocando la poule scudetto con il Savoia e quindi ancora non ho deciso nulla. Nel frattempo, però, sono ancora in attesa di una telefonata da parte della società oplontina, che per ora non è arrivata”.

Gianluca Buonocore - Luca Cirillo
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Foto di Nunzio Iovene (Cignoart)