Cento anni fa, nel novembre 1910, la Corte d´Assise di Napoli, stabilì che il cosiddetto Processo Cuocolo, doveva essere celebrato a Viterbo. Nella primavera 1911 ebbe così inizio nella chiesa attigua a un ex convento dei Carmelitani scalzi, a piazza Fontana Grande, dal 1871 trasformato in palazzo di giustizia di Viterbo, il primo procedimento giudiziario che vedeva imputati 47 camorristi, alcuni di primo piano, più seconde figure.
Il 6 giugno 1906, a Torre del Greco, venne trovato il cadavere di Gennaro Cuocolo, basista della camorra, con il capo massacrato da colpi di bastone e il corpo trapassato da almeno quaranta coltellate. A Napoli, qualche ora più tardi, fu scoperto il corpo senza vita di Maria Cutinelli, moglie di Cuocolo, uccisa con undici coltellate. I due formavano una coppia criminale specializzata nel ruolo di basisti per i camorristi, cui fornivano informazioni e impronte di serrature di appartamenti signorili da depredare. Dopo sedici mesi d´indagini, furono rinviati a giudizio quarantasette persone. Il processo avrebbe dovuto svolgersi davanti alla Corte d´Assise di Napoli, ma una lunga serie di ostacoli e di tentativi di corruzione, indusse i giudici a trasferirlo, per legittima suspicione, a Viterbo.
Il dibattimento durò dodici mesi. L´8 luglio 1912, la Corte d´Assise di Viterbo inflisse complessivamente tre secoli e mezzo di reclusione. Enrico Alfano, Giovanni Rapi e i principali imputati, otto in tutto, furono condannati a trent´anni, altri trentanove imputati a pene minori per associazione a delinquere, in quanto appartenenti alla Bella Società Riformata. Molti dei condannati ottennero la grazia da Mussolini in pieno periodo fascista.