A partire da martedì 27 gennaio (giorno della memoria) fino a domenica 1 febbraio il Teatro Instabile di Napoli, in collaborazione con il Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, ha realizzato una serie di iniziative dedicate alla memoria. Tutte le mattine alle ore 11,30 presso il Museo di Pietrarsa un gruppo di attrici vestite da Kapò accompagnerà il pubblico fino ad una piazzola antistante uno dei treni, dove si terrà lo spettacolo "La moglie ebrea". Alla fine della performance, della durata di mezz´ora, le Kapò accompagneranno il pubblico sul treno per dare il senso che siamo tutti dei deportati.
Da martedì 27 gennaio a domenica 1 febbraio alle 21,00 presso il teatro Tin (vico Fico Purgatorio ad Arco 38) andrà in scena lo spettacolo "la moglie ebrea" di Bertold Brecht per la regia di Michele Del Grosso con Miriam Campaniello. Il regista ambienta "La moglie ebrea" in uno spazio claustrofobico dove Judith Keith si muove come un leone in gabbia.
La quarta parete è completamente eliminata per favorire il dialogo con gli spettatori che dapprima rappresentano i fantasmi di tutti gli ebrei che hanno perso la vita nei campi di concentramento e poi, nel corso della pièce, si trasformano in aguzzini, in tedeschi nazisti capaci di qualsiasi mostruosità. Judith Keith li vede come ossessioni che avanzano e la divorano e che, anche se lei cerca di tenere lontano, finiscono per schiacciarla definitivamente. Un sipario specchiato segna il confine, la separazione tra la realtà, incombente e minacciosa, dell´esterno e l´ambiente interno, borghese, in cui la donna si rifugia per far sì che i suoi occhi non vedano ciò che sta accadendo per strada, alle sue spalle, lì dove il delirio imperversa.
Tra un telefonata e l´altra, che Judith fa per dire addio alle persone più care, il sipario viene aperto: urla laceranti, sirene, spari, cani che abbiano, pianti, lamenti strazianti, è l´inferno, insomma, che entra in casa Keith. A quel punto la donna non può più fingere, neanche con se stessa. È costretta a prendere una decisione. Dopo aver proferito parole di rabbiose in un monologo che ha come oggetto l´assurdità del nazismo e di coloro che vi hanno preso parte, tra cui lo stesso marito che "se ne sta seduto lì e non dice niente", ella, confermando il proprio nazionalismo ebraico, decide di fare le valigie e partire. Molto probabilmente perderà la vita in una delle tante camere a gas, macchine mortali che hanno decimato un´intera popolazione.
Del Grosso non mette in scena solo la vicenda di un´ebrea vissuta nel periodo nazista, ma pone l´attenzione sull´esperienza di una donna che per un atto d´amore e di coraggio rinuncia a tutto: a se stessa, alla propria femminilità, all´ agiatezza, alla famiglia, andando decisa e a testa alta verso una morte certa e orribile.

Giovedì 29 alle ore 19.00 al Tin si terrà un dibattito dal titolo "27, Giorno della Memoria. Le domande di uno storico" con lo storico Guido D´Agostino


L´incasso degli spettacoli sarà devoluto alla causa palestinese.
La settimana della Memoria è contro tutti gli Olocausti

Teatro Tin
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