"Serve a poco dire avevamo previsto tutto, ma è bene precisare". È quanto
dichiara Tonino Scala della direzione regionale di Sinistra Ecologia e Libertà
in merito all’inchiesta sulla depurazione che ha visto l’arresto ed il
coinvolgimento di numerose persone in queste ore. Sversavano il percolato delle
discariche,classificato come rifiuto tossico e nocivo, direttamente in mare o
in depuratori che non funzionavano e che lo scaricavano in mare o nei Regi
Lagni. 14 persone arrestate, 54 indagate, ma come si ripareranno i danni
prodotti sulla salute delle persone. La vicenda oltre che riguardare la zona
flegrea ha visto il coinvolgimento dell’are torrese stabiese.
"Serve a poco – continua l´esponente di Sel - rimarcare che in piena crisi rifiuti con il
percolato che veniva illegalmente smaltino nei depuratori campani ed in
particolar modo nel depuratore foce Sarno mi vidi costretto a denunciare alla
procura della repubblica e con atti ispettivi la Regione Campania la tragica
situazione che vide poi il blocco dello sversamento ma gli improperi da parte
di esponenti del centro sinistra e del centrodestra per la mia
“irresponsabilità”. Avevamo ragione ed oggi per fortuna arriva la magistratura.
Era il 13 novembre 2007 che in un’interrogazione presentata al governo
regionale, ponevo la questione del Depuratore di Foce Sarno. Facevo rilevare
che l’impianto di depurazione centralizzato, ubicato a sinistra del fiume Sarno
in prossimità della foce, nel comune di Castellammare di Stabia, in esercizio
dalla metà del 1999 e mai completato, era mal funzionante. Puntavo l’attenzione
sulle stazioni di sollevamento esterne, situate sul lungomare di Castellammare,
soggette a continui allagamenti a ogni evento meteorico con conseguente
riversamento dell’acqua di fogna a mare. Era del tutto evidente che in una
situazione di un sistema realizzato al 50%, meno del 10% potrà essere l’acqua
effettivamente depurata. L’avvelenamento del mare, destinatario finale delle
acque del depuratore, è la conseguenza naturale di tutto ciò. Esattamente un
anno fa, chiedevo l’intervento urgente della Regione dell’ASL e dell’Arpac.
Prima di questa interrogazione, era il 22 maggio 2007 avevo presentato in
Consiglio regionale un question time per denunciare lo smaltimento illecito di
percolato, segnalando ciò che avveniva nei Cantieri metallurgici: i cittadini
avevano notato un tanto eccessivo quanto sospetto, via vai di camion che
trasportavano materiale non ben identificato all’interno del depuratore di
Rovigliano. Tra l’altro alcuni lavoratori della struttura negli stessi giorni
lamentavano malesseri all’apparato respiratorio. Per questo, nell’
interrogazione a risposta diretta, si chiedeva un intervento urgente e
tempestivo da parte della Regione. Nel question time si faceva rilevare che
210mila litri di percolato al giorno erano decisamente troppi per il solo
depuratore di Rovigliano e che, sicuramente, non poteva essere “abbattuta” una
quantità di “particelle tossiche” compatibile così come prevista dalle norme
vigenti in materia. La risposta da parte dell’allora assessore all’Ambiente
regionale, Luigi Nocera, fu che “continuano a pervenire ulteriori maggiori
richieste volumetriche e di trattamento del percolato che potranno essere evase
solo se la capacità depurativa di ogni singolo impianto è sufficiente per
trattare la maggiore volumetria”. Nocera negava che nel depuratore di Foce
Sarno arrivavano 210mila litri di percolato, ma erano 150mc al giorno e che “a
partire dal 4/01/2007 il Concessionario Casarno è stato autorizzato alla
costruzione e gestione di un impianto di pretrattamento” e che “il percolato da
accettare deve essere caratterizzato dal codice CEA 190703 (Speciale non
pericoloso)…”. L’assessore concludeva che, tenuto conto delle lamentele dei
cittadini, la Regione Campania avrebbe provveduto a limitare al 50% l’affluenza
di percolato, e non solo, ma che avrebbe anche predisposto un immediato
monitoraggio, l’esito del quale sarebbe stato subito relazionato ai cittadini.
Vale la pena di ricordare che l’ARPAC è obbligata dalle amministrazioni
provinciali a fare controlli settimanali delle acque (Ddgr 690/06). Si arrivò
poi grazie al lavoro degli agenti del Nucleo di Polizia Ambientale di
Castellammare di Stabia al sequestrato l’impianto di depurazione di Rovigliano
evitando così che migliaia di litri di percolato venissero smaltiti in modo
inadeguato da questo impianto. La T.M.E. spa Termomeccanica ed Ecologia di
Milano la società che ha la gestione dell’impianto di depurazione di Foce Sarno
e che, giusto per ricordare, ha licenziato il lavoratore, sindacalista, Angelo
Arpino perché ha “osato” segnalare le “malefatte” della società, è stata
denunciata presso la Procura della Repubblica per danneggiamento alle acque
pubbliche a scapito del territorio e della salute dei cittadini. Da ricordare
che in quelle ore fu licenziato un operaio per aver fornito spiegazioni che
andavano al di là delle «normali dialettiche sindacali» in merito alla
questione del depuratore di Foce Sarno. Ma è solo la società che ha commesso
reato? Come mai la Regione Campania, allertata dell’inefficienza del
depuratore, della gravità delle conseguenze che questo malfunzionamento aveva
sul territorio e sui cittadini non è intervenuta? Dove sono i controlli
regionali che l’allora assessore Nocera si era impegnato a fare, promettendo di
relazionare ai cittadini? La società è rea certo, ma è solo l’ultimo anello di
una catena di gravi responsabilità. Ci voleva la Polizia Ambientale per mettere
fine a questo scempio, a loro un plauso. Resta comunque una punta d’amarezza.
Il recupero del mare per renderlo meno inquinato e ancora fruibile ai cittadini
di Castellammare, la salute dei residenti, la tutela del territorio sono una
priorità per tutti. Almeno questo è ciò che si continua a dire a viva voce in
tutti i proclami politici. Ma fra il dire e il fare c’è di mezzo sempre
…qualche interesse di parte. Si potevano evitare altri mesi di devastazione con
un intervento più tempestivo da parte delle autorità competenti. Ciò che è
sconcertante e allo stesso tempo frustrante è la constatazione che, oggi,
sempre di più, in un crescendo rossiniano, i problemi legati al territorio
sono risolti dalla magistratura o dalle forze dell’ordine, e non dalla politica
che è l’unica, fra questi, deputata a regolamentare e gestire la cosa pubblica
nell’interesse dei cittadini. ".

Tonino Scala a dx nella foto