TORRE ANN.TA - Omaggio de "La Filodrammatica" al suo Magister
23-03-2011 - Archivio Storico de Lo Strillone
Venerdì 11 febbraio la comunità di S. Francesco di Paola ha dato lestremo saluto ad Antonio Caso. La sua chiesa era gremita di parenti, amici e conoscenti. La presenza del celebrante, don Felice Panico, nostro parroco per tanti anni, ha fatto il resto: ha rievocato, tratteggiato e commosso nel suo ricordo che non è stato di circostanza.
Il filo sottile, quello che ripercorre le fasi della vita di ognuno di noi, si è rivisto chiaramente.
Quei ragazzi che circa ventanni fa hanno cominciato a fare teatro con Antonio Caso, oggi sono uomini e donne con famiglia e figli: gli hanno voluto dare lultimo saluto, lultimo grazie, perché da lui hanno imparato che lArte e la Bellezza sono le uniche alternative ad una vita buia.
Egli ha dedicato la propria esistenza alla diffusione di questi valori, in qualità di pittore e di regista teatrale.
I suoi quadri alcuni dei quali si trovano nei locali della parrocchia di S. Francesco di Paola - sono densi di umanità e trasmettono attraverso il colore, gioia della vita, senso dellumano e del divino insieme.
E stato per tutti un esempio su come sia possibile realizzare, oggi come allora, qualcosa di straordinariamente bello, come La Filodrammatica e credo che fosse questa lopera di cui andasse maggiormente fiero.
Ad 89 anni lentusiasmo non si era affatto affievolito, non aveva perso la sua verve, la freschezza del suo spirito, così come la dolcezza dello sguardo che sapeva scrutare gli animi.
Amava Scarpetta ed Eduardo, ma amava soprattutto divertire, nel senso etimologico del termine.
Durante le prove esigeva il silenzio e limpegno, perché per lui il teatro non era un passatempo.
Tuttavia non era un maestro severo: rideva e scherzava con noi.
Lui ci capiva, parlava la nostra stessa lingua: era uno di noi, probabilmente il più giovane.
La sera del debutto era sempre lui ad incoraggiarci e dietro le quinte: con lui, insieme al parroco, recitavamo una preghiera affinché lo spettacolo riuscisse bene. E questa è diventata ormai una consuetudine, non rituale, delle nostre rappresentazioni.
Negli ultimi tempi, quando ormai non era più lui a dirigerci, era sempre in prima fila a darci il suo sostegno: la sua presenza ci faceva sentire più sicuri. Ci mancherà!
Apprendere la sua scomparsa è stato un colpo di scena al quale non avremmo mai voluto assistere, ma poiché non siamo noi a scriverlo, non possiamo cambiarlo e allora dobbiamo accettarlo e accogliere il testamento che lui ci ha lasciato:continuare la sua opera, fare altre recite per il suo pubblico che non lo dimenticherà mai.
Grazie professore!
Liliana Peluso
Il filo sottile, quello che ripercorre le fasi della vita di ognuno di noi, si è rivisto chiaramente.
Quei ragazzi che circa ventanni fa hanno cominciato a fare teatro con Antonio Caso, oggi sono uomini e donne con famiglia e figli: gli hanno voluto dare lultimo saluto, lultimo grazie, perché da lui hanno imparato che lArte e la Bellezza sono le uniche alternative ad una vita buia.
Egli ha dedicato la propria esistenza alla diffusione di questi valori, in qualità di pittore e di regista teatrale.
I suoi quadri alcuni dei quali si trovano nei locali della parrocchia di S. Francesco di Paola - sono densi di umanità e trasmettono attraverso il colore, gioia della vita, senso dellumano e del divino insieme.
E stato per tutti un esempio su come sia possibile realizzare, oggi come allora, qualcosa di straordinariamente bello, come La Filodrammatica e credo che fosse questa lopera di cui andasse maggiormente fiero.
Ad 89 anni lentusiasmo non si era affatto affievolito, non aveva perso la sua verve, la freschezza del suo spirito, così come la dolcezza dello sguardo che sapeva scrutare gli animi.
Amava Scarpetta ed Eduardo, ma amava soprattutto divertire, nel senso etimologico del termine.
Durante le prove esigeva il silenzio e limpegno, perché per lui il teatro non era un passatempo.
Tuttavia non era un maestro severo: rideva e scherzava con noi.
Lui ci capiva, parlava la nostra stessa lingua: era uno di noi, probabilmente il più giovane.
La sera del debutto era sempre lui ad incoraggiarci e dietro le quinte: con lui, insieme al parroco, recitavamo una preghiera affinché lo spettacolo riuscisse bene. E questa è diventata ormai una consuetudine, non rituale, delle nostre rappresentazioni.
Negli ultimi tempi, quando ormai non era più lui a dirigerci, era sempre in prima fila a darci il suo sostegno: la sua presenza ci faceva sentire più sicuri. Ci mancherà!
Apprendere la sua scomparsa è stato un colpo di scena al quale non avremmo mai voluto assistere, ma poiché non siamo noi a scriverlo, non possiamo cambiarlo e allora dobbiamo accettarlo e accogliere il testamento che lui ci ha lasciato:continuare la sua opera, fare altre recite per il suo pubblico che non lo dimenticherà mai.
Grazie professore!
Liliana Peluso