Il dramma e la disperazione di una giovane donna messa alla prova continuamente dalla depressione che rende schiava della tristezza e del panico la sua mente.
Quando angoli remoti della mente prendono il sopravvento sulla ragione, la protagonista, Emily (Rooney Mara), tenta il suicidio vedendo questo tentativo come atto di liberazione. Voglia di salvezza e guarigione portano i pazienti a cure che dovrebbero manipolare positivamente la mente.
Pillole pubblicizzate da ex pazienti, dai media, da case farmaceutiche, da medici con interessi sulle commissioni, portano la paziente a tentativi di cure che provocano effetti collaterali impossibili da integrare nella vita quotidiana, come il sonnambulismo che la porta ad uccidere il marito.
L’omicidio è un effetto collaterale?
Il crollo delle azioni della casa farmaceutica produttrice del farmaco utilizzato dalla paziente-omicida e la crescita spropositata delle azioni della casa farmaceutica concorrente sono una manipolazione del mercato?
Il medico che scrupolosamente segue la paziente prima dell’omicidio, brillantemente interpretato dal premiato attore Jude Law, si troverà coinvolto in analisi e indagini che mettono in dubbio la sua deontologia, mandano all’aria la sua credibilità e la sua vita familiare.
Il caso clinico diventa un caso giuridico e le indagini mediche si tramutano in indagini volte a portare alla luce la verità.
Il film analizza il mondo in cui la salute dei pazienti, gli interessi economici delle aziende e la possibilità di guadagno spropositato da parte dei medici prescrittori portano alle azioni più impreviste.
Grande interpretazione di Jude Law e della protagonista Rooney Mara, non all’altezza delle aspettative la performance di Catherine Zeta-Jones nel ruolo della dottoressa Victoria, ex psichiatra di Emily dalla dubbia moralità.
Suspence e intrigo nel film diretto da Steven Soderbergh al cinema da ieri.
Rachele Settembre