‘A iere ‘e mmatina, ‘e l’unnece, dint’o comune ‘e Trecase, ‘o sindaco Gennaro Cirillo e l’assessore Raffaele Vitiello se so ‘ncuntrate cu’ ‘e giurnaliste pe’ presenta’ ‘o libbro ‘e Nino Vicidomini “Sillabario Napoletano”…
I lettori mi scuseranno, ma non ho resistito alla tentazione di tradurre in napoletano almeno l’inizio di questa nota. Dico almeno perché la tentazione di buttare giù un intero articolo in napoletano, dopo essere stato “sfrocoleato” dal libro, è stata forte, ma mi sono frenato perché è anche alto il rischio di commettere errori grammaticali. Già, perché scrivere il napoletano non è come parlarlo e non avendo ancora studiato a fondo il “Sillabario Napoletano” temo che “o’ prufessore Vicidomini”, leggendo il mio incipit, si sia già armato di un’acuminata matita rossa. Per molti come me che navigavano nei dubbi delle traduzioni Napoletano-Italiano e viceversa, e della corretta scrittura in lingua, costretti ad avere risposte da impolveriti dizionari e manuali di antica edizione posti nei più irraggiungibili angoli della nostra biblioteca, l’opera di Nino Vicidomini, poeta dialettale di grande spessore e sensibilità, torrese di nascita e trecasese di residenza e d’adozione, è un vero e proprio soccorso rapido - da 118 - allorquando la penna dello scrittore indugia per il dubbio grammaticale.
Il “Sillabario Napoletano” è un’opera semplice, leggera, agile ma nel contempo accattivante e straripante di nozioni, consigli e suggerimenti che sono abilmente veicolati con poesie in cui si rivela ancora una volta l’amore e la passione dell’autore per la propria terra. All’Amministrazione comunale di Trecase va il grande merito di aver saputo cogliere l’importanza didattica dell’opera, anticipando sul campo la legge regionale per la difesa del dialetto napoletano, e di aver sapientemente e ottimamente investito in un progetto culturale rivolto alle nuove generazioni. Dovrei concludere con l’augurio all’autore pronunciando “Ad maiora!” o “In bocca al lupo!” ma non ci riesco, la tentazione è più forte e allora lunga vita alla nostra lingua: “Vicido’, bona furtuna!”
FILIPPO GERMANO