"Siamo disperati. Ci ritroveremo, dall´oggi al domani, senza lavoro e con famiglie a carico". Il grido d´allarme occupazionale, fedele specchio della drammatica realtà odierna, proviene da Torre Annunziata. A lanciarlo sono i cinque dipendenti della "Consorzio Servizi", società di vigilanza e portierato sorta nel 2000, che, questa mattina, hanno inscenato all´esterno dell´area ex Metalfer, in via Terragneta 110, la loro accorata protesta. Un´accusa esplicita campeggia sullo striscione artigianalmente confezionato: "Grazie Tess, grazie Catenacci. Dipendenti e vigili licenziati. Senza lavoro. Senza stipendi". L´intreccio con la società a prevalente partecipazione pubblica, sorta per gestire il contratto d´area torrese-stabiese, e con il suo commissario liquidatore Giuseppe Catenacci (fratello dell´ex commissario straordinario all´emergenza rifiuti in Campania, Corrado) è presto svelato. "E´ l´ennesimo riverbero negativo della crisi nazionale sulla sorte delle piccole e medie imprese", spiegano i vertici societari Salvatore Piro (presidente del Consorzio) e Giacomo Borriello (direttore generale operativo delle risorse umane). "Dal 2010 al 2012", proseguono i due, "abbiamo svolto il servizio di controllo accessi, all´interno del medesimo cantiere, per conto di un committente privato (la Bennu Yachts di Arturo Cesarano, ndr). Fino ad allora i pagamenti erano puntuali e la nostra società retribuiva regolarmente i propri dipendenti. Dal 28 aprile 2012 l´area ha subito un esproprio ad opera della Tess che ne è proprietaria. Abbiamo continuato ad ottemperare al nostro servizio di vigilanza fino allo scorso 3 giugno ma il risultato è che vantiamo un credito nei riguardi della Tess per 98mila euro più interessi. Abbiamo fatto sforzi enormi per continuare a pagare gli stipendi dei dipendenti" - continuano i dirigenti della "Consorzio Servizi" -. "Adesso, senza un pagamento del committente, nonostante un decreto ingiuntivo già inoltrato, siamo in enorme difficoltà". All’interno dell’area ex Metalfer restano alcuni natanti della "Bennu Yachts". Giuseppe Catenacci, dunque, ne è stato nominato, con provvedimento dell’autorità giudiziaria, anche custode. Per questo motivo, l’ex capo di Gabinetto di Antonio Bassolino ha stipulato un nuovo contratto, della durata di un mese, con altra società di vigilanza (la Mirea Group, ndr). “Contratto paradossale”, a giudizio degli autori della protesta, “nonostante la grande professionalità da noi sempre mostrata a fronte di un credito da 100mila euro circa”.
“Rispetto tutte le posizioni e comprendo soprattutto quella dei lavoratori”, la pronta replica di Catenacci, “ma anche la Consorzio Servizi avrebbe dovuto capire il mio ruolo e le mie responsabilità. Sono un custode giudiziario e devo applicare la legge. La loro disdetta mi ha costretto a stringere altro rapporto con una nuova società”. “La verità è che io non sono inadempiente, ma impossibilitato ad adempiere”, rincara il commissario liquidatore. “La Tess non ha soldi a disposizione ed anche i suoi dipendenti non percepiscono lo stipendio dal mese di novembre. Ho convocato un’apposita riunione dei soci con specifico ordine del giorno per il prossimo 24 giugno ed attendo, a breve, alcuni fondi per fronteggiare le legittime richieste creditizie. Di più, non potevo fare”. Cinque famiglie, nel frattempo, aspettano trepidanti una risposta dalle istituzioni locali e regionali. Soprattutto, chiedono che il valzer dei "botta e risposta", a suon di carte bollate e dichiarazioni a distanza, finisca presto. La intercessione del sindaco oplontino, Giosuè Starita, potrebbe risultare decisiva al riguardo. I dipendenti della "Consorzio Servizi" (tre dei quali già licenziati, due in procinto di subire stessa drammatica sorte) vantano quattro mensilità arretrate nei confronti della loro azienda. L’unico spiraglio, al momento, sembra attendere l’esito della prossima assemblea dei soci Tess. Si fa strada l’ipotesi di ottenere la disposizione di una vendita giudiziaria sui natanti, ancora presenti nell’area di via Terragneta, al fine di soddisfarsi sul ricavato per poi ripartirlo, equamente, tra i creditori. Intanto, un´altra realtà produttiva torrese rischia il tracollo. Freddo esempio della situazione economica regionale e cittadina.