TORRE ANNUNZIATA. Associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, usura ed estorsione: la Dda vuole 41 anni di carcere per le donne del clan Gionta. E’ la batosta chiesta ieri dal pm Antimafia Claudio Siragusa al gup del Tribunale di Napoli Paola Russo. Alla sbarra, in un unico processo, Carmela Gionta, sorella del super boss di camorra Valentino (il fondatore della cosca di via Bertone), Annunziata Caso, Gemma junior e Pasqualina Apuzzo.

LE ACCUSE. “Zì Carmela” (difesa dall’avvocato Salvatore Irlando) è accusata di associazione camorristica e usura per due prestiti elargiti ad imprenditori in crisi di Torre Annunziata: uno di 10mila euro, l’altro di 15mila. Il tasso d’interesse variava - per gli inquirenti - tra l'8 e il 10%. Nunzia, Gemma junior e “Lina”, moglie, figlia e suocera del “boss poeta” Aldo Gionta (ora al 41-bis come suo padre), sono invece finite a processo per il tentato omicidio in concorso dell’anziana zia.

Carmela Gionta (71 anni, in foto) fu ferita in casa a Largo Grazie il 18 luglio scorso e con una coltellata al volto. Per l’Antimafia di Napoli un vero “raid” punitivo, organizzato dalle nuove leve in gonnella dei Valentini per scalzare la presunta leadership di “zì Carmela” nel settore delle estorsioni. Centrale, secondo i pm, la figura di Annunziata Caso, moglie di Aldo “il ribelle”. Donna descritta dall’accusa come piena “di prestigio” all’interno del clan.

LE RICHIESTE. Una pena a 11 anni e quattro mesi di reclusione per Annunziata Caso10 anni e otto mesi per Gemma junior e Pasqualina Apuzzo8 anni di carcere sono stati infine richiesti per Carmela Gionta, la sorella di don Valentino. Davvero una stangata. Nel collegio difensivo anche gli avvocati Roberto Cuomo, Maria Macera e Nicolas Balzano. Le loro arringhe in aula sono previste a maggio.

Il Comune di Torre Annunziata si è costituito parte civile al processo contro le donne di Palazzo Fienga. Secondo il primo cittadino, Giosuè Starita, trattasi di “una decisione naturale, perché è a causa delle attività camorristiche dei Gionta che la città non riesce a scrollarsi di dosso l’immagine di una terra in cui la malavita la fa da padrona”.

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