Attacchi social a Valeria Valente: 'Migliore risposta è il voto sul reato di femminicidio'
Così Ilaria Perrelli, presidente della consulta Regionale per la condizione della donna: 'Le sue ragioni sono le nostre'
10-07-2025 | di Redazione

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"Esprimiamo la nostra più forte solidarietà alla senatrice Valeria Valente per gli attacchi subiti sui social solo per aver esposto le ragioni del perché è sbagliato e fuorviante aprire uno sportello per gli uomini maltrattati, mettendo di fatto sullo stesso piano la violenza maschile contro le donne con le altre violenze comuni e utilizzando campagne di comunicazione e interventi molto simili. Quelle ragioni, le sue ragioni, sono le nostre".
Così dichiara Ilaria Perrelli, Presidente della Consulta regionale per la condizione della donna.
"Le offese che abbiamo letto, così come quelle che tutte noi e chi lavora sul tema del contrasto alla violenza maschile contro le donne subisce quotidianamente - spiega Perrelli - non sono altro che la testimonianza dell'agonia del patriarcato, un colpo di reni con il quale si tenta di non riconoscere il cammino di emancipazione e liberazione delle donne. Il tentativo evidente è quello di affermare una visione della violenza maschile sulle donne come conseguenza di un generalizzato clima di violenza relazionale, il rischio è di normalizzarla e di perdere di vista la sua matrice, insita nella cultura patriarcale, nella disparità di opportunità, di autonomia e di potere decisionale nella vita delle donne. Chi agisce violenza lo fa perché non accetta la libertà e l'autodeterminazione delle donne".
"Per questo - sottolinea la Presidente della Consulta - è importante che il Parlamento, in queste stesse ore, in commissione giustizia al Senato, ha approvato all'unanimità, in prima lettura, il ddl che introduce nell'ordinamento italiano il resto di femminicidio, scrivendo che "chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di odio o di discriminazione o di prevaricazione o come atto di controllo o di possesso o dominio in quanto donna o in relazione al rifiuto della donna di instaurare o mantenere un rapporto affettivo o come atto di limitazione delle sue libertà individuali", è punito con la pena dell'ergastolo".
"Entra così - conclude Perrelli - e si riconosce nell'ordinamento italiano la specificità della violenza maschile contro le donne e la sua matrice culturale. Non poteva esserci risposta migliore, unanime, di tutte le forze politiche, agli odiatori seriali, alla campagna per gli uomini maltrattati, alle offese alla Valente".
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