Per i bambini affetti da disturbi dello spettro autistico "occorrono diagnosi precoci e cure serie, validate da ricerche scientifiche più appropriate". Mentre, per quanto riguarda gli adolescenti "va curata la transizione verso l'età adulta: non è possibile che dall'adolescenza si passa al nulla e così autistici adulti diventano fantasmi: non esistono". A parlare è la mamma di Francesca (nome di fantasia), 32 anni, cui è stata diagnosticata, all'età di 2, la sindrome di disturbo dello spettro autistico.

Oggi, in occasione della Giornata mondiale della consapevolezza sull'autismo istituita nel 2007 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, racconta la storia di chi ogni giorno fa i conti con le difficoltà e le esigenze di un adulto che cresce. Dopo aver completato la scuola dell'obbligo, Francesca è a semi convitto in un Comune in provincia di Napoli dove fa terapia occupazionale e trascorre cinque giorni a settimana in fattoria, sotto la supervisione di operatori. E poi c'è il nuoto e la passeggiata domenicale. La diagnosi di autismo, giunta all'inizio degli anni Novanta, "è stata vissuta come una botta, tremenda. Allora non si sapeva molto. E tu pensi a quando non ci sarai più…" ma "oggi c'è più consapevolezza anche negli operatori sanitari". I segnali riconducibili all'autismo: difficoltà sociali, a rapportarsi con l'esterno e linguaggio verbale ridotto. Fino alla svolta: i viaggi a Siena con esperti che le hanno dato delle dritte. Le cure di psicomotricità e logopedia, ma soprattutto la riunione a quei tempi con altre mamme insieme al neurolinguista belga specializzato in disturbi dello spettro autistico Theo Peeters che 'mi ha aperto un mondo, ci ha spiegato cosa è l'autismo', ha preparato un progetto che ha coinvolto personale sanitario, genitori e scuola. "Le metodologie diagnostiche, rispetto al passato, stanno cambiando e si assiste a casi di autismo più numerosi".

Dopo i diciotto anni qual è la sorte? "Non abbiamo una figura sanitaria di riferimento: dovrebbe essere uno psichiatra ma tanti non sono formati" spiega la mamma di Francesca "Dovremmo avere progetti ad hoc per questi ragazzi, soprattutto di assistenza sanitaria e sociale". E oggi, nella giornata dedicata, lancia un appello: "Al Servizio Sanitario Nazionale faccio presente che gli autistici diventano adulti. E se tu curi bene i piccoli, poi avrai meno problemi quando diventano grandi e meno spese nella sanità pubblica. Si dovrebbe capire questo! E per quanto riguarda i servizi sociali, penso che dovrebbero capire che se hai un autistico in casa cammini, sull'orlo di un precipizio. Conosco genitori che sono costretti a fare giri notturni con l'auto perché il figlio lo vuole. Non è affatto semplice" La mamma di Francesca è riuscita con altre famiglie a mettere a punto dieci progetto nell'ambito della legge 112/2016 'Dopo di noi'.

"Abbiamo fatto in modo che curando progetti per tutti avessero un'assistenza minima, 22 ore settimanali ad esempio". E poi chiede una Priority Pass che dà accesso prioritario alle casse dei negozi. Attualmente paga privatamente uno psicologo comportamentista che due volte alla settimana dà consigli validi alla famiglia per affrontare le varie esigenze. "Noi cresciamo, anche loro crescono"

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