Uccisa perché aveva avuto il coraggio di ribellarsi al clan e all’omertà che regnava a Torre Annunziata. Ventisei anni di scandali, omicidi, violenze, intercettazioni. Uno spaccato della città vissuta come “luogo del male in cui non si ha rispetto per bambini e donne”. E In questo contesto Matilde Sorrentino è morta per lottare contro questo male. “Pur essendo una donna indifesa non si è mai tirata indietro”, ha più volte dichiarato il procuratore Pierpaolo Filippelli, che ha indagato incessantemente per stabilire la verità sulla morte di Mamma Coraggio. Il pm ha così ottenuto, con anni di indagini e processi, la condanna all’ergastolo per Francesco Tamarisco.
E’ stato lui ad aver armato la mano di Alfredo Gallo. Uccise Matilde il 26 marzo 2004 sulla porta di casa, con quattro colpi di pistola in faccia: “Così come aveva fatto perdere la faccia ai Tamarisco grazie alla sua denuncia, ora la faccia doveva perderla anche lei. Ed è stata zittita per sempre”, spiegò Filippelli nel corso della sua requisitoria presso la Corte d’Assise di Napoli.
In quell’aula di tribunale, il pm ha brutalmente riportato a galla quegli orrori. Ha raccontato come venivano adescati i bambini del Terzo Circolo Didattico. Storditi, drogati, ubriacati, zittiti con il nastro da imballaggio e infine stuprati, nei bagni della scuola o a casa dei reggenti del clan. Un quadro agghiacciante di un massacro vergognoso e immondo nel silenzio complice e colpevole di tanti che dovevano vigilare, denunciare e proteggere e non l’hanno fatto.
Gli abusi sui minori furono documentati grazie alle denunce di tre madri, i cui figli erano caduti nella rete dei pedofili. Il ruolo di assoluta protagonista venne assunto da Matilde Sorrentino, per questo detta “mamma coraggio”, le cui dichiarazioni vennero acquisite sia nella fase delle indagini preliminari, sia nel corso del processo. La sentenza di primo grado emessa il 9 giugno del 1999 portò in carcere 17 dei 19 imputati, tra cui lo stesso Francesco Tamarisco, poi assolto in appello. In seguito alla condanna i figli di Matilde furono trasferiti in una località segreta e fu cambiata loro l'identità, assistiti dall'avvocato Elena Coccia. Il 26 e il 27 luglio dello stesso anno, in appena dodici ore, vennero trucidati a Torre Annunziata Ciro Falanga e Pasquale Sansone, ritenuti tra i principali esponenti dell’organizzazione di pedofili, rimessi in libertà per decorrenza dei termini di custodia cautelare, nonostante fossero stati condannati a 15 e 13 anni di reclusione.
Uccisa perché aveva avuto il coraggio di ribellarsi al clan e all’omertà che regnava a Torre Annunziata. Ventisei anni di scandali, omicidi, violenze, intercettazioni. Uno spaccato della città vissuta come “luogo del male in cui non si ha rispetto per bambini e donne...
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