Il padre biologico del piccolo Pietro, il bambino di nove mesi ricoverato in coma da una settimana a Napoli, non riesce a credere che il figlio possa essere stato ridotto in quelle gravissime condizioni per mano della ex compagna (non indagata - ndr) e non punta l'indice contro nessuno, ma - attraverso il suo avvocato, Franco Maldonato - chiede che sulla vicenda sia fatta chiarezza fino in fondo, in particolare accertando la natura delle fratture pregresse riscontrate sul corpo del piccolo.

Le condizioni di Pietro restano stabili, ma ancora gravissime. Il bambino era stato inizialmente portato dalla madre all'ospedale di Sapri, nel Salernitano, per poi essere trasferito d'urgenza in elicottero all'ospedale Santobono di Napoli, dove si trova tuttora nel reparto di rianimazione. Pietro ha subito due delicati interventi chirurgici al cervello per un grave edema cerebrale e presenta anche fratture pregresse al femore e alle costole.

Da alcuni mesi il piccolo viveva a Villammare, nel Comune di Vibonati, in una villetta insieme al fratellino maggiore di quattro anni, alla madre e al nuovo compagno della donna. E sono stati entrambi a portarlo al pronto soccorso dell'ospedale di Sapri in gravissime condizioni.

Giuseppe Mileo, il padre biologico di Pietro, è subito risultato estraneo alla vicenda (nella quale non risultano al momento esserci indagati), ma ora interviene tramite il suo avvocato per chiedere che emerga la verità. "E' pacifico - dichiara l'avvocato Maldonato all'ANSA - che il nostro assistito, al momento in cui gli investigatori fanno risalire l'origine delle lesioni, era in altro luogo rispetto a quelli quel giorno frequentati dal piccolo, come emerge anzitutto dalle dichiarazioni rese ai carabinieri dalla madre dei suoi bambini, che ha avvisato il padre del malessere del bambino quando si trovava già al pronto soccorso".

"Il papà di Pietro - continua Maldonato - non riesce a credere che possa esserci stata una condotta maltrattante della sua ex compagna nei confronti del bambino e non intende puntare l'indice nei confronti di alcuno. Prendiamo atto, per onestà intellettuale, che in relazione all'emorragia cerebrale i sanitari del Santobono hanno ipotizzato un evento spontaneo, che escluderebbe un trauma esterno, diretto o indiretto. E questa diagnosi ben si accorderebbe con l'assenza di contusioni ed ematomi in corrispondenza della regione fronto-parietale del cranio e con la diagnosi del pediatra di fiducia della famiglia, secondo cui il piccolo sarebbe venuto al mondo con un edema cerebrale poi involuto verso una ischemia. Tuttavia, rimangono allo stato inspiegabili le fratture pregresse al femore e alle costole, per le quali sarà necessario acquisire un accertamento più approfondito medico-legale, al fine di individuarne le cause".

In merito al provvedimento del Tribunale per i Minorenni di Potenza - che ha sospeso temporaneamente la responsabilità genitoriale per la madre, collocando il fratellino maggiore di quattro anni in una comunità protetta - l'avv. Maldonato spiega che il suo studio chiederà una revisione del provvedimento, nel senso di consentire al piccolo di lasciare la struttura e di essere affidato al padre e ai nonni, che potranno "continuare a garantire la cura, l'affetto e l'attenzione necessari per un bimbo di 4 anni". 

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