Al via in Tribunale a Torre Annunziata il maxi-processo sullo “scandalo fannulloni” al Comune di Boscoreale. Sono addirittura centoventosei (sui 170 totali in servizio tra il Municipio di piazza Pace e le sue 4 sedi distaccate) i dipendenti alla sbarra dinanzi al giudice monocratico Paola Cervo: falsa attestazione di presenza e truffa ai danni dello Stato, le accuse mosse agli imputati dal pm della Procura oplontina Silvio Pavia. Una presunta truffa enorme ed ingegnosa. Perché il sistema, secondo quanto emerso dalle indagini condotte dai carabinieri della stazione di Boscoreale, era perfetto: ogni dipendente pubblico marcava il cartellino per almeno 4-5 colleghi. In alcuni casi addirittura 9. Uno lavorava. Gli altri nove? In giro chissà dove, ma il badge era timbrato.

L'INCHIESTA. Tutto filò liscio fino al settembre del 2010. In Comune, quel giorno, faceva ancora caldo e il lavoro era fin troppo. Una sola persona in Ufficio, dietro la scrivania, al pc, immersa tra scartoffie e faldoni. Graduatorie da stilare, autorizzazioni da concedere. Faceva il suo dovere. Il collega? Sparito. Da qui le lamentele del solerte impiegato ed il controllo della Dirigente degli Affari Generali: collega introvabile, ma badge marcato. Immediato esposto in Procura. Partiva l’Operazione Caos, così chiamata dagli stessi carabinieri di Boscoreale. I militari piazzarono per quattro mesi, da gennaio ad aprile 2011, due videocamere per controllare gli ingressi e le uscite dal Comune. La prima all’esterno della sede principale, in piazza Pace. L’altra nel plesso che ospita gli uffici pubblici in via Settetermini. Alla fine del primo blitz furono già 48 i dipendenti condotti nelle “celle di sicurezza”. Indagine poi chiusa da file video raccolti in 500 dvd.

L'UDIENZA. “Andò proprio in questo modo. Le telecamere nascoste inquadravano le macchinette dove gli impiegati strisciavano ogni giorno il badge” – spiega oggi in aula il maresciallo Massimo Serra, comandante della stazione di Boscoreale - . Fu lui con i suoi agenti a scoprire il “Caos” in Comune. Il maresciallo ricostruisce con dovizia al giudice la genesi dell’operazione. Poi è il turno della “coraggiosa” Dirigente, che scrisse la denuncia contro il “marcio” in piazza Pace. Prossimo “round” a febbraio. Gli imputati andranno in tribunale a scaglioni. A gruppi di dieci. Il Comune di Boscoreale si è costituito parte civile a processo anche per danno all'immagine. I centoventisei dipendenti “infedeli” (nel folto collegio difensivo gli avvocati Raffaele Pisacane, Massimiliano Sartore e Gennaro Bartolino) rischiano l’esborso di un maxi-risarcimento. Su tutti incombe la “tagliola” della Legge Brunetta. In caso di condanna, ciascuno dovrà risarcire una somma “pari alla retribuzione nei periodi per i quali sia accertata la mancata prestazione”.

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