“Quando è nato mio figlio, qualcuno ha detto: ‘Non è forse meglio che muoia?’. Questa è una disumanità enorme. Per me una vita non è diversa da un’altra, a prescindere dalle abilità e dalle disabilità. Il salto più difficile da compiere è stato proprio questo: superare la disumanità delle persone”. Nelle emozionate parole di Bruno Cammarota, in occasione della presentazione del suo libro “Il salto”, tenutasi nel salone parrocchiale di via G. Della Rocca, è racchiuso il senso più profondo dell’opera e dell’intero progetto di cui la stessa fa parte.

Cammarota racconta, infatti, nel libro l’esperienza drammatica e autobiografica di un padre, di una madre, e di un loro figlio affetto da grave disabilità. Proprio da questa sofferta esperienza è nato il progetto di una Casa-famiglia per disabili soli, alla cui realizzazione saranno destinati i proventi del libro. L’evento di presentazione, introdotto e moderato da Vincenzo Cirillo, presidente della cooperativa “Semi di sole”, è stato arricchito dalle riflessioni di don Alessandro Valentino, parroco dell’Immacolata Concezione, di Luigi Capasso, direttore di Metropolis, e Carmine Alboretti, noto vaticanista e scrittore.

I 5 “SALTI” DEL LIBRO. L’intervento di don Alessandro Valentino è stato dedicato alla molteplicità di significati che “Il salto” di Cammarota può evocare. Se, da una parte, il titolo potrebbe rappresentare il salto dalla disumanità all’umanità, cioè l’opportunità di sconfiggere l’indifferenza e la presunzione, dall’altra indicherebbe il passaggio dalla mediocrità alla genialità. Potrebbe ancora essere interpretato come il salto nel mondo del diverso, come il passaggio dalla rassegnazione alla lotta o ancora come un mutamento di prospettiva, quello dall’io al noi.

LA FORZA DELLA COSCIENZA. Luigi Capasso, nell’evidenziare le difficoltà derivanti dalla necessità di doversi adeguare ad uno stile di vita assistenziale, ha posto l’attenzione sulla forza con la quale l’autore riesce ad esprimere i sentimenti provati in occasione di ogni risultato, seppur piccolo agli occhi dei più, raggiunto dal figlio disabile. Coscienza e impegno possono fare molto più di libri e giornali.

L’AZIONE DELLA CHIESA. Il vaticanista Carmine Alboretti ha incentrato, invece, la propria riflessione sull’opera svolta dalla Chiesa e dalle varie organizzazioni laiche cattoliche (ACLI e Azione Cattolica) a sostegno delle situazioni di disabilità. La sfida più grande della Chiesa, secondo il vaticanista, è la problematica del cosiddetto “Dopo di noi”, ovvero la necessità di aiutare i disabili dopo la morte dei genitori. In questo senso, le famiglie dei disabili aspirano alla progettazione di una legge che predisponga una serie di strutture in grado di ospitarli in caso di morte delle persone che li accudiscono.

Cammarota, nel tentativo di portare avanti il proprio progetto, si è rivolto alle più importanti cariche ecclesiali del territorio, trovando sostegno in molte di esse. Le amministrazioni locali, a suo dire, non possono essere d’aiuto per difficoltà proprie o, talvolta, per incompetenza. La denuncia del disinteresse generalizzato della politica per la disabilità e la richiesta d’intervento al Parlamento Europeo, mediante una raccolta di 31000 firme in tutta Italia, per l’approvazione di una legge che tuteli le persone che assistono i disabili, costituiscono aspetti non secondari della battaglia di Cammarota. Il “Siateci vicini” con il quale l’autore accoratamente conclude il proprio intervento rappresenta la voglia di lottare per qualcosa di più grande, la forza di abbattere le vere barriere architettoniche, quelle che opprimono il nostro cuore.

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