Boscoreale. "Non violò gli obblighi di sorveglianza": il ras svenne, era incosciente, fu portato da sua moglie in ospedale. "Va assolto". Il gip Maria Concetta Criscuolo, del Tribunale di Torre Annunziata, ha scagionato Mario Padovani, il ras fratello di Carletto - condannato in Appello a 10 anni perchè, con Franco Casillo "vurzella", considerato a capo del "sistema Piano Napoli" - dall'accusa dell'aver violato la misura della sorveglianza speciale. Misura impostagli a seguito della sua scarcerazione.

Il ras, infatti, assistito dall'avvocato Gennaro De Gennaro, e scarcerato dopo una lunga detenzione, nel novembre 2015, una volta rimesso in libertà era stato sottoposto al rigido regime della sorveglianza speciale, valido per quattro anni, con obbligo di soggiorno nel comune di Boscoreale.

Mario Padovani, considerato dagli inquirenti il nuovo capo-piazza dello spaccio in via Passanti Scafati, dopo la scarcerazione era già finito alla sbarra. Secondo il pm, nonostante gli obblighi di sorveglianza, incontrava pregiudicati della zona, così pianificando i futuri affari illeciti. Anche per questo, a processo, l'accusa ne chiedeva la condanna ad 8 mesi di reclusione. Richiesta respinta dal giudice.

E' il 12 maggio 2016. Dopo essere svenuto, il ras, che non può varcare il confine di Boscoreale, viene invece trasportato d’urgenza, da sua moglie, presso l’unità di pronto soccorso dell'ospedale "Sant'Anna" di Boscotrecase. Date le condizioni di salute, al "triage", gli assegnano il codice rosso. La difesa di Mario Padovani, sostenuta in aula dall'avvocato De Gennaro, ha puntato tutto sullo stato di incoscienza del ras.

"Le sue precarie condizioni di salute" - la tesi del legale - "evidenziatesi all'atto del ricovero, incisero in modo decisivo sulla capacità di autodeterminazione". Secondo la difesa, dunque, Mario Padovani, lo scorso 12 maggio, dopo un codice rosso d'emergenza assegnatogli in ospedale, era incapace di prendere qualsiasi decisione. Tesi accolta dal giudice. Mario Padovani, il nuovo ras, è stato assolto "per non aver commesso il fatto". 


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