La nuova esposizione dell’Antiquarium di Boscoreale ha riservato un angolo della prima sala, dopo l’ultimo settore dedicato all’alimentazione, all'esposizione di un efebo lampadoforo, portatore di lampade (inv.13112) rinvenuto a Pompei nella Casa di M. Fabio Rufo (VII 16, 19). La sua presenza in questo contesto deriva dall’uso diffuso che avevano queste statuine come supporto alle lucerne che davano luce alle cene romane.

Infatti mentre il pranzo, come accade anche oggi, era un pasto frugale, la cena era il pasto principale, che si svolgeva al calar del sole, quando l’assenza di luce non consentiva lo svolgimento delle attività lavorative e le stanze da pranzo (i triclini) delle case signorili erano illuminate da lucerne, sospese o sostenute da vassoi, come quello che poteva reggere il nostro efebo.

Si tratta di una statuina in bronzo ad un terzo dal vero, è alta 139 cm., che raffigura un giovanetto in nudità eroica, in posizione frontale, stante sulla gamba sinistra, poggiata su una base di tipo pompeiano decorata superiormente da un tondello con cerchi concentrici e una spirale ageminata posta su un plinto quadrangolare, retto da quattro zampe a cigno, con le ali spiegate ed il collo flesso raccordato ad una zampa leonina, su un disco di base.

La testa, rivolta a destra è lievemente inclinata, il volto dai tratti idealizzati presenta l'ovale pieno, la bocca piccola e carnosa, gli occhi cavi, ad ospitare pupille di altro materiale, ed è incorniciato da una folta capigliatura con una pettinatura complessa: due ampie bande ondulate sono divise ai lati della fronte, passano sulla nuca e ritornano sul capo, legate in un nodo trattenuto da una tenia; la chioma sulla nuca forma un secondo nodo, dal quale partono lunghe ciocche che ricadono sugli omeri e lasciano scoperte le orecchie.

Rinvenuta alla fine del 1960 nei pressi del grande salone della casa, la statuina fu modificata con l'applicazione alla mano sinistra di un grande tralcio costituito da due serti di vite intrecciati, con grappoli e pampini, sul quale doveva esser posto un vassoio (ferculum) così da trasformarlo in un efebo "portalampade". Dopo aver molto viaggiato negli anni, per essere esposto in numerose esposizioni temporanee, in Italia ed all’estero, è oggi divenuto stabilmente opera disponibile della raccolta museale dell’Antiquarium di Boscoreale, riavvicinandosi al suo contesto di provenienza.

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