Boscoreale. Il 27 maggio scorso G.P., 16enne del Piano Napoli, era finito in una comunità di recupero a Casal di Principe. Secondo l’accusa era lui, figlio di uno tra i maggiori boss del clan Aquino-Annunziata, il vero “capo-branco” dei minorenni che spacciavano anche di notte, h24, nelle piazze della droga controllate dalla cosca agli isolati 25,26,27 e 28 delle palazzine di Boscoreale (vedi link correlati, ndr). Oggi il presunto “capo-branco” è tornato libero. A deciderne la scarcerazione è stato il gip del Tribunale per i Minorenni di Napoli, che ha accolto l’istanza presentata dall’avvocato del ragazzo, il legale Gennaro De Gennaro.

IL BLITZ-LE CIFRE. Venticinque le ordinanze eseguite il 27 maggio dai carabinieri della compagnia di Torre Annunziata (agli ordini del comandante Andrea Rapone). In tutto 6 i minorenni ai quali gli investigatori contestano un ruolo centrale per l’organizzazione che il clan aveva dato ai suoi rampolli. Una strategia in perfetto stile “Gomorra”.

Il supermarket della droga era sempre aperto: 8 persone per turno, con lo scambio droga-soldi coperto da paletti, cancelli in ferro battuto e ronde a orari stabiliti. Fasce orarie e tariffe precise. Si andava dai 10 euro per una dose di marijuana, passando per i 20-25 euro da sborsare per un pallino di “coca”, fino ai 20 euro a dose per il crack.Alcuni pusher, dinanzi al gip, hanno già ammesso le loro colpe: «Abbiamo spacciato per fame, perché eravamo disperati». 

I DETTAGLI. Le indagini, condotte dai carabinieri dal settembre 2014 al febbraio del 2016, hanno ricostruito 400 episodi di cessione. Decisivi gli appostamenti dei militari, tra le vedette piazzate nelle strade buie del rione. La droga era nascosta tra i cespugli o all’interno di vetture abbandonate. Lo schema era semplice.

Uno degli indagati (25 anni, non arrestato) trasportava l’acquirente in auto nel parcheggio dell’isolato 27. Poi, accompagnato da uno dei 6 minorenni, il “taxista” si trasformava in vedetta, girando attorno all’edificio per spiare eventuali blitz delle forze dell’ordine. Il semplice fischio di un ragazzino dava poi il via libera alla cessione della dose. In tutto quattro i 16enni coinvolti. Tre dei quali, finiti in una comunità di recupero per under 18. Uno solo spedito agli arresti domiciliari. Un 17enne e un 18enne (all’epoca dei fatti minore d’età) sono invece finiti in un carcere minorile.       

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