Boscoreale, nascondevano kalashnikov sotto terra. Condannati papà e figlio
La scoperta della polizia a giugno. Oggi la sentenza: due anni e otto mesi a testa per i ‘pescivendoli’ di via Settetermini
14-07-2015 | di Salvatore Piro
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“Emanuele Gallo e suo figlio Stefano non sono due criminali. Al massimo sono solo due sciocchi. Signori Giudici siate clementi”. L’avvocato Mauro Porcelli oggi invoca ‘pietà’ per i suoi assistiti, nell’aula Siani del Tribunale di Torre Annunziata. Un’arringa accorata e insolita, che alla fine anche solo parzialmente va a segno. I giudici della seconda sezione penale (presidente di collegio Maria Rosaria Aufieri) condannano infatti papà e figlio (al quale veniva contestata pure una recidiva specifica) a ‘soli’ due anni e otto mesi di carcere a testa per detenzione illegale di armi da guerra e munizioni e furto di energia elettrica. Durissime al contrario le richieste di pena avanzate poco prima dal pm della Procura oplontina, Mariangela Magariello, che aveva invocato condanne esemplari per entrambi i ‘pescivendoli’ di via Settetermini nonostante l’abbreviato (cinque anni al 38enne Stefano Gallo e tre al padre Emanuele, di 67).
L’ARRESTO. Padre e figlio nascondevano armi da guerra e munizioni in un bidone interrato alle spalle del Piano Napoli di Boscoreale, ma furono scoperti il 23 giugno dalla polizia di Torre Annunziata (agli ordini del primo dirigente Vincenzo Gioia e del vicequestore Elvira Arlì). Gli agenti arrestarono Emanuele Gallo e suo figlio Stefano nell’ambito delle attività di controllo nate dopo gli scontri tra il clan Limelli/Vangone con Orlando e Tasseri, per il controllo del mercato della droga e delle armi nel Quartiere periferico boschese.
I militari intervennero quel giorno solo quando, perlustrando via Settetermini, notarono i due all’interno di un terreno in uso alla famiglia Gallo (dedita di solito alla vendita di mitili). Papà Emanuele estraeva proprio allora dalla terra un grosso bidone. All’interno c’erano due fucili mitragliatori, un Beretta ‘MAB 38’ ed un Kalashnikov, due caricatori per quest’ultimo, e numerosi proiettili di vario calibro. La famiglia Gallo aveva infine allacciato l’impianto elettrico alla rete di distribuzione in modo abusivo. Oggi la condanna in abbreviato per papà e figlio (il primo presente in aula, ma non alla lettura della sentenza). Emanuele Gallo resta in cella. Suo figlio Stefano, invece, sconterà la pena ai domiciliari.
In foto, le armi e le munizioni ritrovate a giugno dalla polizia
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