A Boscoreale, saltate le festività civili in onore di Santa Maria Salome, previste, come sempre, la seconda domenica di luglio. Saranno, dunque, officiate solo le funzioni religiose. Al termine di una giornata infernale, piena di colpi di scena, la decisione definitiva, indotta da Balzano, della quale il parroco e il consiglio pastorale hanno preso atto. E stamane, sul notiziario della parrocchia dell’Immacolata Concezione, tutta la verità di don Alessandro Valentino sulla vicenda che ha colpito l’intera comunità. “Tra venerdì e sabato scorso, un gruppo di giovani ha divelto i gazebo allestiti in piazza S. Maria Salome e ha vandalizzato il palco per la festa patronale – ha spiegato il parroco - L’allestimento non più pronto per la festa ha comunicato il messaggio con violenza: qui la festa non si deve fare, perché lo abbiamo deciso noi, punto e basta. Non è stata solo una bravata. Nel primo pomeriggio di sabato, sono stati minacciati gli stessi ambulanti che allestivano i piccoli spazi per il loro povero commercio della sera”. Atti vandalici, minacce a non svolgere la festa, che hanno sconvolto l’intero paese, diviso tra silenzio assordante e indignazione assoluta.

A giudizio del sacerdote, ci sono tanti altri modi per poter esprimere la tanto invocata solidarietà verso le vittime della tragedia di Torre Annunziata. “È giusto e sacrosanto – afferma il prete - commemorare delle persone vittime di una tragedia. È umano sentirsi vicino a chi è in lutto. È sensibilità avvertire il dolore di chi soffre. E la vicinanza può esprimersi in molti modi. Alle vittime e alle nostre famiglie va il nostro pensiero. Altra cosa, però, è impedire, è ricattare, è imporre la propria volontà e limitare la libertà degli altri. Nel nostro comune vocabolario questa logica si chiama ‘camorra’. E dobbiamo avere il coraggio di vederla, dobbiamo avere la forza di denunciarla: perché la camorra esiste, ed è presente più di quanto noi pensiamo, in quanto si nutre di ignoranza e di arroganza”.  Parole che più chiare non si potrebbe.

Il parroco ha, poi, ripercorso, le vicende premonitrici degli anni scorsi, che avevano già seminato dubbi sull’opportunità di proseguire o meno nelle celebrazioni civili in occasione della festa patronale.

"I semplici venditori ambulanti sono andati dai vigili urbani  - ha raccontato - e hanno detto ciò che a loro era accaduto, ovviamente in anonimato. Nella memoria dei vigili è subito balenato ciò che era accaduto anche l’anno scorso, proprio nella sera dello spettacolo di Gigi Finizio: come dei ragazzi si erano accoltellati e come il panico generò un’eruzione di violenza. Gli scontri durarono per tutta la notte, con distruzione delle auto parcheggiate in piazza Pace da parte di una gang proveniente da Torre Annunziata. Già da qualche giorno però si erano mosse le acque nel piccolo spazio del comando dei vigili urbani: una piccola obiezione prima dell’ordine di servizio. I vigili avevano manifestato dissenso, sempre in virtù di quello che era successo l’anno scorso e quello accaduto anche due anni prima: una lite poco distante dal palco tra extracomunitari e nostri giovani. Quest’anno – ha, poi, accusato don Alessandro, facendo riferimento alla mancata concessione del servizio di polizia locale - era necessario evitare tutta questa tensione, e la motivazione c’era: mancanza di organico e definizione di competenza. Sì, si tratta proprio di competenza: i vigili urbani non hanno il compito di mantenere l’ordine pubblico, di esclusiva competenza dei carabinieri e della polizia. Per essere più chiari, essi hanno solo il compito di “polizia amministrativa”. Continua con la spiegazione dei fatti nei minimi particolari. “Alle 15.15 del pomeriggio di sabato, - ha scritto - ho denunciato tutto l’accaduto ai carabinieri della stazione di Boscoreale, i quali hanno assicurato la loro presenza non senza però quella dei vigili urbani, perché loro erano impegnati anche sul fronte torrese. Nel ping pong delle due parti, ho creduto toglierli dall’imbarazzo. Ho telefonato al sindaco e al comandante dei vigili urbani e ho detto che se non c’erano le condizioni per garantire la sicurezza e l’incolumità dei cittadini dovevano mettermelo per iscritto. Da qui è nato il testo che riporto di seguito: ‘Atteso che questo Comune con il proprio personale di polizia amministrativa non riesce ad assicurare adeguata sorveglianza in occasione dello svolgimento delle feste di cui all’oggetto, invita codesta spettabile Parrocchia a sospendere tutte le iniziative civili. Il comando di Polizia Locale assicurerà la presenza durante le funzioni religiose’”.

Sulla città di Boscoreale cade “cenere infuocata”, sotto forma, secondo il prete, di “ipocrisia, mentalità camorristica, meschinità dei cuori, compiacenza opportunistica, insensibilità”. Ed ancora prosegue. “Ho voluto raccontare la verità dei fatti – ha concluso - perché né la mia o l’altrui ipocrisia, né i miei o l’altrui falsi meriti abbiano più spazio in una città degna di questo nome: Boscoreale! perciò, ciò che ha più senso è dire la verità”. Sembra davvero che il Vesuvio sia scoppiato…

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