Boscoreale. L’Antimafia lo considera tra i più potenti broker internazionali del traffico di sostanze stupefacenti. Il vero collettore di una rete di spaccio di cocaina purissima, capace di stringere mani e accordi con i maggiori importatori sudamericani dell’asse argentino, mediatori olandesi e spagnoli, persino con gli esponenti delle FARC, le forze armate rivoluzionarie di Bogotà.

Ma allo stato Sergio Paolo Fattorusso, alias Sergio ‘o biondo (in foto), il “colletto bianco” della droga di recente condannato a 10 anni per la ‘coca’ importata dalla Colombia, e nascosta nelle cavità di piante dal diametro di 5 metri, “non è un soggetto socialmente pericoloso”.

A stabilirlo sono stati i giudici del Tribunale di Napoli – sezione misure di prevenzione – che hanno rigettato la richiesta dei magistrati della Dda partenopea. Gli inquirenti invece chiedevano per Fattorusso, assistito dall’avvocato Guido Sciacca, l’applicazione di 5 anni di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Boscoreale.

Già condannato nel 2012 a 10 anni di reclusione, all’esito del maxi-processo contro Francesco Casillo “vurzella” e i principali signori della droga del Piano Napoli di Boscoreale, Sergio ‘o biondo era stato infine scagionato in appello nel 2014. Ma il broker e intermediario finanziario della cocaina era finito in manette di nuovo, poco dopo l’assoluzione incassata in secondo grado.

‘PALO BORRACHO’. E’ il 13 febbraio. L’inchiesta condotta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, e coordinata dalla Dda partenopea, smaschera un presunto gruppo criminale che gestisce un traffico milionario di stupefacenti dall’Argentina all’Italia. La droga è nascosta nelle cavità di alcune piante esotiche: si chiamano “Palo Borracho”. Secondo gli inquirenti sono destinate al vivaio della moglie di un insospettabile medico chirurgo di Poggiomarino, noto in città per il suo grande impegno ambientalista.

A capo del cartello – per l’Antimafia - oltre a Sergio ‘o biondo anche Giuseppe Esposito e Antonio Ambrosio di San Giuseppe Vesuviano, poi Eugenio Annunziata di Poggiomarino. Con loro un collaboratore di giustizia del clan Fabbrocino, arrestato nel 2010 a Vado Ligure con oltre 200 chili di cocaina purissima. Il pentito sarebbe stato l’anello di congiunzione tra i narcos fornitori sudamericani e l'organizzazione napoletana pronta allo spaccio sulle piazze del vesuviano.

Al termine del blitz, i militari sequestreranno beni del valore di oltre 2 milioni di euro: 18   immobili    ubicati    nei   comuni    di   San Giuseppe    Vesuviano, Ottaviano, Poggiomarino, Boscoreale, Altavilla Silentina (Salerno), Capaccio Scala (Salerno) e Vigonza (Padova), 4 autovetture; 2 aziende agricole; numerosi rapporti finanziari, oltre a 5 orologi Rolex e Cartier del valore di 100mila euro. L'operazione è condatto in 'tandem' con il personale della ‘Division Drogas Peligrosas’ della Polizia Federale Argentina e della Polizia della Provincia di Santa Fe, che individuano nei pressi di Buenos Aires la fattoria segnalata dal collaboratore di camorra. I militari sequestreranno all'interno della fattoria quasi 88 chili di cocaina e i residui del taglio di albero tipo "Palo Borracho".  

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