Boscotrecase/Boscoreale. Andrea Gallo (nella foto), il fratellino del ras finto pazzo Giuseppe, per anni a capo del clan Gallo-Limelli-Vangone ed ora in carcere al 41-bis, "non è un giovane boss di camorra": assolto dall’accusa di associazione mafiosa, così come i suoi presunti bracci destri, Agostino Carbone e Fabio Carpentieri. Giovani rampolli, meno di novant’anni in tre, ma secondo il pm della Dda di Napoli già pronti a guidare la nuova “costola” della cosca al Piano Napoli di via Settetermini. Per loro, l’Antimafia chiedeva dagli otto ai dieci anni di carcere.

LA SENTENZA. Invece oggi la sentenza a sorpresa. A scriverla è stato il gip del Tribunale di Napoli: tutti assolti. A capo della presunta associazione, che avrebbe così aperto una nuova era nella gestione del mercato della droga e del racket tra Boscotrecase e Boscoreale, proprio il 24enne Andrea Gallo. Il fratello del ras “peppe ‘o pazzo”, difeso dagli avvocati Ferdinando Striano e Gennaro Pecoraro, era già stato scarcerato dal Riesame. Gallo, lo scorso 14 aprile, aveva poi ottenuto in Cassazione l’annullamento dell’ordinanza che lo inchiodava sul punto. Scarsi, secondo i giudici, gli indizi provenienti dalla collaborazione degli ultimi due pentiti, che ancora fanno tremare liggiù al Piano Napoli: il 22enne Gennaro Colantuomo e lo stabiese Luigi Cusma, cognato di Francesco Balestrieri, uno dei luogotenenti di Michele D'Alessandro.

Delicatissima inoltre la posizione di Agostino Carbone, figlio di Raimondo, “colonnello” di Giuseppe Pesacane, il boss che per darsi alla macchia usava schede telefoniche intestate a prestanome, passando a stretto giro da Boscoreale alla Lombardia.  Anche Carbone, l’unico della presunta banda sfuggito alla cattura e solo dopo costituitosi, assistito dall’avvocato Guido Sciacca ha ottenuto la piena assoluzione. Ad incastrarlo – secondo l’inchiesta Antimafia – diverse frasi auto-accusatorie che Carbone riferiva in macchina pure a Fabio Carpentieri (difeso dal legale Giuseppe Ricciulli). Ma la ‘Smart’ del giovane aveva cimici piazzate ovunque.

IN CARCERE SOLO GALLO. Da oggi in carcere resta solo Andrea Gallo, unico imputato per il duplice omicidio dei fratelli Roberto e Giovanni Scognamiglio, trucidati il 31 maggio scorso nella loro villetta di via Andolfi, al confine tra Pompei e Torre Annunziata. Secondo la Dda partenopea, a freddarli fu il 24enne del Piano Napoli “per una partita di droga mai pagata dagli Scognamiglio” al clan.

Il vero obiettivo del raid – per  le indagini – era Giovanni Scognamiglio. Andrea Gallo, fratello di “peppino ‘o pazzo”, avrebbe bussato alla porta della vittima. Giovanni Scognamiglio lo fece entrare. Poi l’inizio di una discussione, conclusasi con una violenta raffica di colpi di pistola. Andrea avrebbe esploso l’intero caricatore verso Giovanni. Così Roberto Scognamiglio, per difendere suo fratello, avrebbe risposto al fuoco, ferendo a sua volta il presunto killer.

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