Boscotrecase, i medici ‘salvano’ la piccola Maria. “Non chiamatelo miracolo”
I dottori dell’ospedale hanno soccorso tempestivamente una giovane donna che ha partorito in ambulanza
31-03-2016 | di Raffaele Perrotta
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“Abbiamo fatto solo il nostro lavoro e ci piacerebbe continuare a farlo su questo territorio”. Quasi si scherniscono medici ed infermieri di Boscotrecase che questa notte hanno salvato una mamma e la sua bimba nata sull’ambulanza che correva verso il nosocomio vesuviano. Dovrebbe essere la normalità, una storia che non fa notizia o passa sottotono, se non fosse che proprio l’ala maternità sarà chiusa il 20 aprile. Come dire: se non ci fosse stato il reparto, le possibilità di salvezza per le due donne sarebbero state poche.
Sono le 2,20 quando all’ospedale arriva a tutta velocità l’ambulanza con la piccola Maria nata pochi minuti prima proprio sulla barella all’interno del veicolo. È in ipotermia, il suo piccolo corpicino ha una temperatura molto bassa, ancora legata con il cordone alla mamma. I dottori del pronto soccorso si precipitano, allertano la sezione di ginecologia ed ostetricia e salvano le due vite. “Non dite che abbiamo fatto un miracolo, è il nostro lavoro”. Lo continua a ripetere Francesco Ascione, il dottore che questa notte ha prestato le cure alle due donne, insieme all’ostetrica Fabozzi, al pediatra Izzo e alle infermiere del piano. “Non è l’unico caso, ne arrivano tanti. Venti giorni fa una giovane mamma ha avuto il distacco di placenta. In casi come il suo anche pochi minuti possono essere determinanti”.
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Il Sant’Anna e Madonna della Neve è un ospedale di frontiera, talmente tanto che persino il commissario straordinario dell’Asl Napoli 3 Sud lo stava dimenticando nel suo giro istituzionale ai presidi di competenza. È riuscita a passare solo pochi giorni fa, fermandosi ai primi piani e non salendo al quarto, quello della maternità. Serve un bacino di utenza che va da San Giorgio a Cremano a Pompei, spingendosi fino ai paesi del vesuviano. Una popolazione di oltre 700 mila persone. Un nosocomio che vive di paradossi, come quello di avere una sala parto dove nascono ogni anno oltre 300 bimbi ed una sala operatore proprio accanto mai ultimata, come, del resto, un’intera ala della struttura.
“Chiuderlo a pezzi – conclude il dottore Ascione – è uno schiaffo a quei tanti che vivono in questi territori. Si dovrebbe superare la logica dei numeri, come accade in altre parti d’Italia, e continuare ad offrire servizi indispensabili”.
L’ultima notizia, infine, è datata ieri 30 marzo. “Si dispone, con effetto immediato, il blocco dei ricoveri ordinari fino al 20 aprile”. L’ultimo tassello prima della chiusura.
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