Boscotrecase: il boss “pazzo” era latitante, ma il Tribunale non lo sapeva
Alla sbarra presunti complici della fuga di Giuseppe Gallo in Spagna. Testimonianza choc in Aula
01-02-2016 | di Salvatore Piro
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BOSCOTRECASE. “La perizia su Giuseppe Gallo non l’ho più fatta, perchè arrivato in macchina fu arrestato da tre carabinieri all’Asl di Scampia. Ricordo la scena: spuntarono pistole, io fui strattonato proprio da Gallo. Chiamai il giudice che mi aveva dato l’incarico, chiedendo spiegazioni. Mi rispose ‘non sapevo fosse latitante’”. E’ la testimonianza choc in aula di Salvatore De Feo, lo psichiatra incaricato nel 2009 - dal tribunale di Torre Annunziata - di stabilire la capacità di stare in giudizio del boss “finto pazzo” dei Gallo-Limelli-Vangone (boss che dall’INPS percepiva un assegno di invalidità da circa 700 euro al mese).
IL PROCESSO. Giuseppe Gallo (38 anni, in foto, ora al 41-bis) fu arrestato il 14 marzo 2009, nel giorno della visita decisiva da svolgersi in una saletta dell’Asl di Scampia. Il boss scappava dal febbraio 2007, quando il Tribunale emise nei suoi confronti un’ordinanza per l'applicazione della misura di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico; “Peppe o’ pazz” rispondeva di concorso in detenzione e spaccio di stupefacenti, detenzione e porto di armi. Si era rifugiato in Spagna, ma tornò per la perizia a bordo di una Fiat Idea guidata da suo fratello Andrea: giunto poi all’esterno dell’Asl, scattò il blitz.
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La fuga del ras era protetta da una presunta rete di fiancheggiatori. Al suo servizio, per l’inchiesta condotta della Dda di Napoli, c’erano persino colletti bianchi, come Adolfo Ferraro, il 63enne ex direttore del servizio sanitario dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa, oggi alla sbarra con l’accusa di favoreggiamento e consulente di parte di Gallo. Secondo l'Antimafia, mesi di intercettazioni delle forze dell’ordine sbattevano contro un muro di certificati medici, che rimettevano in libertà Giuseppe Gallo dopo pochi giorni di cella.
Ma il racconto di De Feo ai giudici alleggerisce la posizione del dottore (difeso dagli avvocati Domenico Ciruzzi e Valerio Esposito). “Scelsi io il luogo della visita – ha continuato lo specialista - . Ferraro mi chiamò e gli dissi di venire da me a Mugnano. Lui rispose che era troppo lontano: ci accordammo per l’Asl di Scampia. Prendemmo appuntamento alla Metro di Piscinola, gli andai incontro. Arrivati fuori l’Asl, Giuseppe Gallo fu arrestato. Quella perizia io non l’ho più fatta, ma due anni prima sì: per me – ha concluso De Feo, mai coinvolto nell'inchiesta – era affetto da un disturbo psicotico avanzato”.
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