Boscotrecase. Operato per errore al femore sano: in 12 tra medici, infermieri ed anestesisti degli ospedali "Sant'Anna" di Boscotrecase e "San Leonardo" di Castellammare di Stabia, ora rischiano il processo. Il pm della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, Antonella Lauri, ha infatti chiuso l'inchiesta sul presunto caso di malasanità, scoppiato il 29 giugno 2015 in primis all'interno del reparto Ortopedia del nosocomio di via Lenza.

IL "CASO". Vittima del "caso" fu un anziano, Tomaso Stara, 86enne ex professore di protesi dentarie dell'Istituto "Casanova" di Napoli, originario di Sassari ma da anni residente a Torre Annunziata. Il professore venne sottoposto ad un banale intervento di riduzione della frattura ossea, con la classica applicazione di un "chiodo gamma". "Chiodo" inseritogli nel femore sbagliato: il chirurgo operò infatti l'arto sano.

L'anziano, dopo l'evidente errore, subì un secondo intervento, stavolta perfettamente riuscito. Ma le sue condizioni non migliorarono mai. Anzi. Dopo la doppia operazione, effettuata nel giro di poche ore all'ospedale di Boscotrecase, i medici decisero di trasferire il professore al reparto rianimazione del "San Leonardo" di Castellammare di Stabia, dove Tomaso Stara, di 86 anni, morì venti giorni dopo.

CHIUSA INCHIESTA, DUE NOVITA'. Sono due le novità svelate dall'avviso di conclusione delle indagini preliminari, spedito dal pm ai sanitari coinvolti nella vicenda. Gli indagati, infatti, dagli iniziali undici salgono a 12. Ai due dottori dell’ospedale di Boscotrecase, il chirurgo Maurizio Ciniglio (61 anni) e l’ortopedico Roberto Agostino Cirillo (di 40), già finiti sotto inchiesta (atto dovuto) insieme al personale medico e paramedico composto da Maria Luigi Cirillo (62), Maria Raiola (45), Rita Iovane (50), Giovanna Bottino (51), Tobia Fontanella (52), Umberto Russo (43), Arturo Fomez (62), Antonio Finizio (67) e Aniello De Nicola (66), si è infatti aggiunto anche il primario del reparto Ortopedia del nosocomio di via Lenza, il dottor Gaetano Sannino, inizialmente escluso dal "caso" poiché i familiari di Stara espressamente chiesero che l'86enne venisse operato dal suo assistente anziano. Sannino, in qualità di primario, sarebbe responsabile per la mancata osservanza in reparto delle Linee Guida imposte dal Ministero della Sanità. Prescrizioni che, che nel caso di operazione, impongono ai componenti dello staff medico di "contrassegnare" l'arto fratturato prima che il paziente entri in sala operatoria.

DA OMICIDIO COLPOSO A LESIONI GRAVI. E' la seconda rilevante novità svelata dalla chiusura dell'inchiesta. L'ipotesi di reato immediatamente formulata dall'accusa, per tutti i medici, fu infatti quella di omicidio colposo. Ma all'esito dell'autopsia, svolta sul corpo di Tomaso Stara, i consulenti del pm hanno escluso l'esistenza del necessario nesso causale tra l'errore in sala operatoria e la morte del professore. L'86enne, operato al femore sano, sarebbe dunque morto per altre concause, tra cui l'età avanzata.

Conclusioni che hanno spinto il Sostituto Procuratore Lauri a derubricare l'ipotesi di reato in lesioni colpose gravi a carico dei 12 indagati. Tutti, ora, avranno 20 giorni di tempo per presentare memorie difensive o chiedere di essere ascoltati nuovamente dal pm. Così come previsto dalla legge, prima di un'eventuale richiesta di rinvio a giudizio.          

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