“Assolti per non aver commesso il fatto”. Con formula piena. Sono nove gli attivisti del “Movimento per la difesa dell’Area vesuviana”, prosciolti dal giudice monocratico del Tribunale di Torre Annunziata, Riccardo Sena, per i disordini scoppiati con i carabinieri nella notte tra il 26 ed il 27 aprile 2011.

“Ruggini” e tensioni in strada. All’esterno del presidio anti-rifiuti di via Nazionale, l’ex casello della Circumvesuviana di Boscotrecase, trasformato in un ‘fortino’ di resistenza universitario contro il mega-sversatoio di Cava Sari nel Parco Nazionale.

Un luogo d’incontro per dibattiti, riunioni e conferenze sulle conseguenze catastrofiche delle scelte del Governo Berlusconi nell’autunno caldo del 2010. Un presidio strategico anche per i cosiddetti ‘capi’ della sommossa popolare: lo zoologo dell’Università “Federico II” di Napoli, Angelo Genovese, e Vincenzo Iandolo. Anch’essi scagionati dall’accusa di non aver fornito documenti e generalità al controllo programmato, quella notte stessa, dalle forze dell’ordine.

Iandolo finì subito in manette. Il giorno dopo, il 42enne di Boscotrecase fu processato per direttissima. Ne uscì indenne. Così come il professore universitario, assolto “per non aver commesso il fatto”.

Gli attivisti, imputati nel minore dei 4 stralci del maxi-processo sugli scontri anti-discarica, subirono tutti una multa di 200 euro: “mancata esibizione dei documenti di riconoscimento” il motivo. Multa per la quale l’avvocato Liana Nesta (difensore di 7 dei 9 imputati) presentò immediato ricorso, dando così il via al processo. Processo chiuso in tribunale con una raffica di assoluzioni.  

 

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