Boscotrecase. Si era messo alla ricerca di reperti archeologici nel giardino di casa, scavando un tunnel lungo 50 metri e ritrovando due anfore d’epoca romana: processo al via per A.F., 63 anni, l’insospettabile “tombarolo” di via Carotenuto che secondo gli inquirenti, nella sua villetta, al confine col vicino aveva realizzato uno scavo illecito dal diametro di un metro e mezzo.

IL BLITZ. L’uomo, senza lavoro e già in manette nel ’99 per furto aggravato di reperti, fu di nuovo beccato nel 2014 dai carabinieri della stazione di Trecase (agli ordini del maresciallo capo Antonio Tiano). Ad insospettire i militari la presenza di “terreno fresco, non bagnato”, diverso al solo impatto dal resto del giardino.

Sotto il terreno, i carabinieri rinvennero un’asse di legno larga un metro. Lo strumento – secondo il pm della Procura di Torre Annunziata - serviva al tombarolo per “coprire” lo scavo privato in villetta. In giardino, i carabinieri gli sequestrarono due anfore vinarie con manici in terracotta. Vasi romani, solo in parte lesionati, alti quasi un metro e nascosti dietro le siepi. Per trovarli, l’insospettabile 60enne scavò un tunnel di 8 metri di profondità.

IL PROCESSO. Oggi, al tribunale di Torre Annunziata, la prima udienza del processo a carico del presunto tombarolo (difeso dall’avvocato Giuseppe De Luca, in collaborazione col legale Daniele Carotenuto). Il giudice ha acquisito al fascicolo la relazione scritta dall’ex direttore degli Scavi di “Oplonti”, Lorenzo Fergola.

L’allora direttore (oggi in pensione) ha confermato come “i vasi, a prima vista, appartengono all’epoca romana”. Ma, dopo il sequestro delle anfore, la Soprintendenza non ha svolto alcun rilievo tecnico. Solo a marzo la prossima udienza del processo sullo scavo privato nella villetta di Boscotrecase.  

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